Sono stati oltre duemila le attività che – da due giorni, cioè da lunedì 18 maggio – in Valle d’Aosta, hanno “rialzato le serrande” dopo i due mesi e mezzo circa di “lockdown”.
Una “ripartenza” soddisfacente, con tutti i limiti del caso, come spiega il direttore di Confcommercio Valle d’Aosta Adriano Valieri: “Una buona accoglienza era quasi scontata dopo due mesi e mezzo di chiusura delle attività. Sono stati due giorni molto positivi da parte non soltanto dei nostri associati, ma da parte di tutti gli esercizi. Da una prima verifica fatta c’è anche soddisfazione per il discreto afflusso all’interno della attività, la gente aveva bisogno anche di socializzare”.
Un primo passo all’insegna dell’attenzione
Al netto dei risultati – gli effetti della riapertura sono evidenti a tutti, ad occhio nudo –, Valieri ricorda che il pericolo non è scampato. E che dalla responsabilità di tutti – parola che risuona spesso nel discorso del direttore di Confcommercio – dipende il destino, anche economico, di molte famiglie e imprese.
Un’attenzione, insomma, da tenere sempre alta: “Dall’altro lato constatiamo che il rispetto, soprattutto da parte di alcuni clienti, del distanziamento interpersonale di un metro è a volte un po’ approssimativo. Chiediamo alla clientela di cercare davvero di mantenerlo, soprattutto per le attività di ristorazione. Una misura da mantenere a maggior ragione quando si sfila la mascherina per mangiare, perché un proprietario non può diventare un vigile”.
O meglio: “Così come evidenziato dai protocolli – prosegue Valieri – serve una responsabilizzazione del cliente. Poi, sicuramente essendo i primi giorni di riapertura qualche esercente si trova un po’ in difficoltà ad applicarli sin dall’inizio. Ci va però attenzione da parte di tutti, anche perché come associazione ci preoccupano i possibili risvolti dei controlli che prevedono multe salate e chiusure delle attività da un minimo di 5 giorni ad un massimo di 30.
L’obiettivo comune
Il bersaglio è uno solo, e serve la collaborazione di tutti: “Bisogna cercare di fare di tutto perché gli imprenditori non incorrano in situazioni non corrette, anche a causa delle responsabilità dell’utente – spiega ancora il direttore Confcommercio VdA –. L’obiettivo comune che dobbiamo avere è uno solo: non far risalire il coefficiente del contagio”.
Gli aiuti, la politica e le frontiere
I numeri, in questi due giorni, sorridono: “Tra pubblici esercizi, quindi bar e ristoranti, e negozi superiamo le duemila attività riaperte in Valle – continua Valieri –, tenendo presente che in alcune zone turistiche come Courmayeur e Cervinia non tutti hanno riaperto, in attesa di sicurezza sull’avviamento della stagione turistica”.
Notizie che Confcommercio sta aspettando, anche se qualcosa si muove.
“Stiamo facendo diversi incontri con la Regione – spiega Valieri –, e davvero confidiamo in quanto stiamo chiedendo da oltre un mese: forme di indennizzo e contributi a fondo perso per chi è stato obbligato per legge, e non per scelta, a chiudere. È più di un mese il Presidente Dominidiato insiste, e finalmente pare che con la nuova proposta di interventi a sostegno anticrisi si stia andando nella giusta direzione, con forme di aiuto suddivise per fatturato”.
A questo si aggiunge l’occasione di “accorciare” la filiera produttiva, spingendo sui prodotti valdostani: “È interessante anche la misura del voucher per l’acquisto di prodotti dalle imprese agricole locali – commenta ancora il direttore di Confcommercio –, per far sì che tra il negozio di vicinato e i bar o ristoranti ci sia un ‘bonus’ per l’acquisto di prodotti agroalimentari valdostani, a km zero. Questo è un elemento che può inserirsi anche in un’offerta turistica futura, ma che in un momento come questo è molto importante”.
Futuro al quale è inevitabile pensare, e che per l’Associazione dei commercianti valdostani ha una direzione da prendere: “Auspichiamo che il prossimo ‘step’ per il cambio di rotta, nel rispetto della sicurezza, sia l’apertura dei confini regionali – chiude Valieri –. Il grosso problema è che per le nostre regioni più vicine, il Piemonte e la Lombardia, i confini resterebbero ancora chiusi. Per noi, però, e ribadisco che il tutto va fatto mettendo al primo posto l’assoluta sicurezza sanitaria, è importantissima l’apertura delle frontiere con la Francia e con la Svizzera”.