Il dilemma delle seconde case: vincolo o opportunità

Il sorgere di residenze secondarie, in particolare negli ultimi 40 anni, ha plasmato il paesaggio, il disegno urbano e la cultura di molte località alpine ma ha anche fidelizzato tanti turisti. Quale politica turistica per la Valle d’Aosta?
Cervinia
Economia, Società

Soltanto scelte molto coraggiose – e difficilmente realizzabili – potrebbero modificare lo scenario di queste destinazioni, riducendo le cubature e le scacchiere di cemento che si impongono sull’orografia di questi luoghi. Diventa quindi necessario elaborare nuove politiche territoriali, predisponendo strumenti d’intervento più efficaci per fronteggiare la situazione. Per alcuni decenni i proprietari di seconde case sono stati, anzitutto, turisti fedeli, e hanno rappresentato, senza alcun dubbio, un segmento di mercato molto importante per le destinazioni italiane. La concezione di fruizione turistica che portava all’acquisto di una residenza secondaria ha molto a che fare con il concetto di villeggiatura, ovvero l’idea di trascorrere gran parte dell’estate, e le feste comandate, nella “casa delle ferie”. Quella stessa abitazione, in alcuni casi, diventava la base da cui partire per il viaggio vero e proprio, solitamente nel mese di agosto.

Non è un mistero che oggi le tendenze del mercato turistico stiano andando in tutt’altra direzione. I concetti di micro – vacanza e short break sono sempre più diffusi, ed identificano in maniera convincente le nuove modalità di fruizione turistica.

Stando le cose in questo modo, le seconde case sono diventate una pesante eredità, e la necessità di individuare strategie e strumenti per valorizzare tale patrimonio è quanto mai attuale. Come possono comuni e regioni intervenire sullo sviluppo dell’edilizia, nell’ambito delle scelte di politica territoriale? È possibile definire delle “regole del gioco” che incentivino l’immissione sul mercato dei letti freddi o, in qualche modo, favoriscano i proprietari che operano scelte di valorizzazione? Le seconde case non sono un male di per sé, ma appartengono ad un’altra epoca turistica, nella quale, spesso, le scelte di pianificazione territoriale sono state guidate da logiche speculative.

La strada dello sviluppo non si può cambiare, ed oggi si tratta di migliorare l’utilizzo degli immobili già esistenti, di incentivare l’ammodernamento e la ristrutturazione di case e appartamenti non più interessanti e di modificarne le forme di sfruttamento, ad esempio con servizi supplementari. È indispensabile ripensare la politica territoriale dei comuni turistici e sviluppare nuove prospettive di lungo respiro.

Il sistema di offerta di appartamenti turistici di una destinazione può essere ri-progettato, anche radicalmente, nell’ottica di sviluppare nuove forme di ricettività, in linea con le attuali tendenze di consumo turistico. L’immissione sul mercato delle seconde case non utilizzate è una priorità non procrastinabile. Le abitazioni, se gestite in forma imprenditoriale, potrebbero rappresentare una formidabile risorsa per la località e generare nuovi flussi di clientela a sostegno dell’intera filiera turistica, ma anche delle altre aziende commerciali e di servizio della località, altrimenti destinate a chiudere i battenti. Alcune destinazioni anche valdostane (www.paesealbergosaintmarcel.it) stanno affrontando questa problematica progettando e sperimentando l’integrazione degli appartamenti in modelli alberghieri di tipo diffuso (gestione “collettiva” del patrimonio immobiliare in modalità alberghiera). Ideando strategie innovative si può andare incontro alle esigenze dei proprietari, che vengono manlevati da una gestione onerosa e spesso poco redditizia, ed è possibile riattivare una risorsa per l’intero sistema destinazione. Nuovi modelli per la certificazione della qualità e la promo commercializzazione, che passano anche attraverso scelte organizzative, possono incidere fortemente trasformando un’eredità pesante in opportunità.

Per TurismOK – Fabio Sacco

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