Il raddoppio del tunnel del Monte Bianco è argomento annoso tra silenzi – ultimo quello in Consiglio regionale due settimane fa –, voci discordanti di favorevoli e contrari, tra i quali il Sindaco di Chamonix, e quelle di chi sta “nel guado” chiedendo un “confronto serio”.
Dal raddoppiare le “canne” del tunnel, però, le intenzioni svoltano e – notizia dei primi di gennaio – il Traforo dovrebbe essere destinato alla chiusura per i lavori di manutenzione sulla volta della galleria, da eseguire tra 6/7 anni, e dalla durata, a detta del Presidente della Regione Antonio Fosson, di uno o due anni.
Mentre la politica, l’opinione pubblica e l’associazionismo (anche quello degli albergatori) si interrogano sulla chiusura c’è poi tutta una parte che il tunnel lo utilizza, da anni, per lavoro. È il caso di Robert Armstrong, valdostano classe ’81 che da quasi vent’anni vive la sua vita al volante di un Tir – attualmente dipendente per una ditta di Piacenza – e che il Traforo del Bianco lo conosce come le sue tasche, nella tratta che da anni ormai lo porta dall’Italia alla Francia, con destinazione il Regno Unito.
Robert, che effetto potrebbe avere la chiusura del Tunnel, tra sei o sette anni, per uno o due anni come si prospetta in Regione?
“La chiusura porterà inevitabilmente dei disagi sul traffico europeo e alle attività locali legate al passaggio del traffico pesante, ovvero sulle autostrade, sui distributori di carburante e per i commercianti”.
Secondo il tuo “occhio” quanta mole di traffico passa per il Traforo del Bianco? È davvero possibile spostarla tutta sul Frejus?
“Non conosco il flusso quotidiano del Monte Bianco, ma durante la chiusura del Tunnel nel 1999 il Frejus è riuscito ad assorbire tutto il traffico. C’è da considerare però che il numero dei mezzi pesanti negli ultimi anni è decisamente aumentato”.
Il problema a questo punto diventa un altro: se dovesse chiudere, anche solo temporaneamente, il Frejus si rischia quasi l’isolamento?
“Si rischierebbe una paralisi del traffico con diverse conseguenze: lunghe deviazioni, disagi importanti e ritardi sulle consegne di merce deperibile”.
Da valdostano, anche (o soprattutto) se non lavori per una ditta locale, che effetto potrebbe avere una chiusura, mettiamo di due anni, del Bianco?
“Per un autista o una ditta valdostana la chiusura rappresenterebbe un notevole danno economico. Come in passato, in pratica, ci troveremmo nuovamente tagliati fuori dai giochi. Forse non ci si rende conto dell’importanza di mantenere un accesso con la Francia”.
Tu attraversi spesso il Tunnel della Manica. Uno dei difetti locali può essere la mancanza di “intermodalità”, quando cioè i camion vengono trasportati su rotaia?
“L’intermodalità in Italia è in sviluppo, ciò nonostante non esiste ancora una valida alternativa ai valichi alpini. Ad esempio, per recarmi in Inghilterra ho provato a prendere un treno che collega Novara a Friburgo, in Germania. I tempi di percorrenza, assieme a quelli di carico e scarico, non sono paragonabili allo stesso tragitto via strada”.
In pratica?
“In pratica si può usare il treno solo nel caso non si abbia fretta. Sulla linea Torino-Lione ci sono vari limiti di altezza, perciò è impensabile contare su quella linea come alternativa”.
Non c’è lo spazio al Bianco per infrastrutture del genere?
“La Valle d’Aosta ha una struttura geografica inadatta ad un’opera intermodale. Semplicemente perché mancano gli spazi… e soprattutto manca una ferrovia”.
Quindi il “futuro”, almeno quello prossimo, è comunque su gomma, almeno per la Valle?
“Sì, perché la Valle è sempre stata un ‘luogo strategico’ di passaggio. Con i tunnel del Monte Bianco e del Gran San Bernardo siamo un crocevia importantissimo per le rotte europee”.
Questione ambientale: è sbagliato dire che spostare i flussi, e quindi l’inquinamento, non interessa a nessuno? In “soldoni”, cioè, che l’importante è che non si inquini in casa propria? Perché in questo Chamonix, storicamente area inquinatissima, avrebbe buon gioco.
“Chamonix e Aosta hanno intrapreso una lotta contro i trasporti su gomma invece di incentivare infrastrutture e sicurezza. L’unica soluzione è spostare il traffico nelle Valli di Susa e della Maurienne, senza pensare alle conseguenze che vivrebbero queste ultime, quindi sì, un po’ egoisticamente”.
Domanda maliziosa: è “egoistico” anche pensare che la velocità delle consegne degli acquisti via web non abbia conseguenze?
“Beh, quando si compra online un oggetto da un paese straniero come si pensa che attraversi le frontiere?”.