Piano triennale dei lavori pubblici: si riducono gli interventi ed è polemica

Il documento è stato approvato con l’astensione del Pd e dell’Alpe. Il numero degli interventi programmati è stato visibilmente ridotto. Pino Cerise: “non ci sono le risorse per attuarli, manca una seria programmazione”.
Economia

“Una pura presa in giro”. Così il consigliere regionale dell’Alpe Giuseppe Cerise ha definito il Piano dei lavori pubblici programmati per il triennio 2011-2013, approvato dalla terza commissione consiliare, quella che si occupa dell’assetto del territorio. Il documento specifica una serie di interventi da attuare su beni di proprietà regionale o di proprietà di altri soggetti, ed è suddiviso in tre ambiti: territorio e ambiente (42 interventi), turismo e beni culturali (18 interventi), e infrastrutture (65 interventi). Il totale ammonta a 125 opere da realizzare in tre anni, con un importo pari a 189 milioni e 700 mila euro circa.

A colpire è il ridimensionamento del numero di interventi, sceso da 146, approvati lo scorso anno, a 125 per l’interno triennio. Il presidente della commissione Dario Comé, della Stella Alpina, spiega nel comunicato stampa emesso dal consiglio regionale di avere fatto “una scrematura di tutti i lavori di difficile attuazione, per dare maggiore concretezza a questo strumento di programmazione. Si tratta – prosegue – di una previsione che è sempre più aderente alla realtà, tant’è vero che la copertura dei lavori è passata dal 67% degli anni precedenti al 75% dello scorso anno. L’obiettivo è quello di avvicinarsi ad un Piano lavori che, sempre di più, possa essere realizzato al 100%.

Non è sufficiente per Giuseppe Cerise, che rincara la dose, che esprime molta delusione. “Eravamo favorevoli a un’apertura di credito nei confronti dell’assessore Marco Viérin, ma a patto che venissero avanzate delle proposte fattibili. Le risorse economiche sono quelle che sono, e solo poche opere potranno avere una copertura finanziaria sufficiente. Poi c’è l’allegato del Piano lavori, quello che chiamo libro dei sogni, o delle favole: un elenco di lavori che piacerebbe realizzare all’amministrazione, una lista di interventi dal costo di 634 milioni di euro. Servirebbero ottant’anni per portarli a termine”.  Assieme a Carmela Fontana, del Pd, l’ex sindaco di Fénis ha preferito astenersi, per non avallare “un cumulo di dichiarazioni di intenti e buona volontà senza un barlume di programmazione seria”. L’Alpe valuterà attraverso quale forma portare in consiglio regionale le proprie rimostranze.

Federico Jacquin, presidente dell’associazione edili di Confindustria, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) Valle d’Aosta e soprattutto noto imprenditore del mattone della Bassa Valle, esprime il proprio sconforto generalizzato, senza entrare nel merito delle responsabilità. “Negli anni passati ero il re delle polemiche, ma non voglio più farne, è inutile, non si arriva a un risultato” afferma.  “C’è un disagio profondo e diffuso, un clima pesante che non si limita certo ai confini regionali. Per quanto riguarda il mio settore – ammette – l’intero mercato è depresso, sia nel pubblico che nel privato. Mancano le condizioni ambientali per fare impresa, e chi continua a farla, o a provarci, è eroico. Occorre fare squadra, il resto non conta. Una conflittualità permanente ci impedisce di reagire, ma i discorsi di facciata non funzionano più. Basta con le buffonate, serve una presa di coscienza forte di tutti, imprese, politica, cittadini, per rilanciare l’economia. Altrimenti ci tocca aspettare il miracolo”.

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