Advisor, esperti finanziari, fiscalisti, avvocati, consulenti del lavoro, periti. Tutti guidati dall’Amministratore unico e controllati dal Commissario giudiziale. L’’intera “equipe” chiamata a salvare la casa da gioco valdostana, e che nei prossimi 5 anni ci costerà 4 milioni di euro, non è abbastanza specializzata?
L’interrogativo è d’obbligo quando si scopre che la Regione ha appena deciso di assoldare un altro super specialista. La consulenza, ad un prestigioso studio legale romano, è tenuta al momento nel più stretto riserbo. Tanto è vero che non ve n’è traccia sul sito della Regione o almeno non è in chiaro l’atto di affidamento. La famosa “casa di vetro”. La cifra stanziata dovrebbe aggirarsi intorno ai 40mila euro. Difficile risalire all’oggetto dell’incarico. Anche se a meno di una settimana dalla seconda convocazione dell’Assemblea dei soci del 7 giugno per l’approvazione del bilancio 2018 della casa da gioco, che registra una perdita di 55 milioni di euro, qualche ipotesi è possibile avanzarla.
Nonostante le parole pronunciate in Consiglio regionale dal Presidente della Regione, Antonio Fosson – “Non vogliamo bocciare il bilancio” – è un dato di fatto che il documento contabile, così come la procedura concordataria, sia motivo di perdita di sonno per alcuni dei consiglieri regionali, coinvolti nell’inchiesta penale e/o contabile del Casinò.
Due le questioni che potrebbero peggiorare i profili di responsabilità di una parte degli eletti, ritornati in questi giorni particolarmente attivi sul dossier Casinò.
Da una parte il deprezzamento degli immobili, che secondo il bilancio redatto dall’Amministratore unico scende dai 129 milioni 581mila euro del 2017 ai 74 milioni 821mila euro dello scorso 31 dicembre. Dall’altra – delle due forse la più spinosa – il debito da oltre 48 milioni del Casinò nei confronti di Finaosta per finanziamenti del passato. Il Commissario Giudiziale nella sua relazione “auspica” che la Regione “voglia fare chiarezza, entro la data dell’adunanza dei creditori, manifestando la propria adesione convenzionale al principio della esdebitazione”.
Non implica necessariamente la restituzione materiale di (tutti) i 48 milioni (sono possibili anche operazioni legate al patrimonio netto positivo della società), ma presuppone non lasciare la questione affidata all’inerzia.
L’Assemblea dei creditori è convocata per il 9 luglio, ma sia l’Amministratore unico Rolando che il Commissario Giudiziale Pagliero, e dello stesso avviso sembra anche il Tribunale, escludono che vi si possa arrivare senza l’approvazione del bilancio 2018. Niente bilancio, niente omologazione del concordato, via libera alla dichiarazione di fallimento. Questa l’equazione che circola in queste ore.
Ritornando alla consulenza “segreta” viene da chiedersi quindi ad una settimana dall’Assemblea dei soci del 7 giugno, quali dubbi un avvocato, fosse anche il principe del foro, possa sciogliere? Ma soprattutto è lecito domandarsi perché un’intera procedura, posta sotto il cappello del Tribunale, ha bisogno di esser ulteriormente radiografata, peraltro a spese dei cittadini? Se le preoccupazioni di chi è chiamato ad assumere una decisione sono più legate alle sorti personali, che non a quelle della casa da gioco, non sarebbe stato normale affidarsi privatamente al professionista?