Alta tensione su Cva in Consiglio Valle. Il cortocircuito politico è servito

Quasi un Consiglio monotematico, tra fughe di notizie, nomine e scambi di accuse su Cva. Con una domanda, dopo la Madia chi controlla la Compagnia valdostana delle acque? E un obiettivo (per una volta comune): ridare centralità di controllo a Finaosta.
Rosaire e Marguerettaz
Politica

Il 4 luglio valdostano è alla fine arrivato. I fuochi d’artificio però sono stati sparati in pieno giorno, allungando l’attesa di chi durante la prima giornata del Consiglio, quella di ieri, guardava ai “due colonnelli”, l’Assessore regionale Giulio Grosjacques e il capogruppo Uv Aurelio Marguerettaz, per capire quando la festa sarebbe iniziata.
Dopo quasi un’intera giornata dedicata alla partecipata regionale, alla fine la maggioranza si è trovata a raccogliere non solo i coriandoli, ma anche pezzi della sua compagine.

La mozione, pur emendata su suggerimento del capogruppo di Rv Stefano Aggravi, che impegnava il presidente della IV Commissione a convocare il consiglio di amministrazione di Finaosta prima dell’Assemblea di approvazione del bilancio del 27 giugno, non passa (16 a favore, 19 astensioni). La maggioranza conferma la decisione condivisa di astenersi, ma dai banchi dei consiglieri l’Assessore Marco Carrel dice: “Se la richiesta verrà portata in commissione, da parte del consigliere Di Marco, ci sarà un voto favorevole all’audizione di Finaosta e Cva”.
Tensioni in maggioranza, ma anche nel gruppo del Leone Rampante, nonostante il capogruppo Aurelio Marguerettaz ribadisca che “il gruppo Uv è tranquillamente unito”. Salvo poi, l’attimo dopo, risollevare in aula il conflitto di interesse del collega Roberto Rosaire –  Nda le cause sono state rimosse nei giorni scorsi – contestando peraltro i dati sulle forniture della sua impresa a Cva riportati da Simone Perron. Al “fuoco amico” il presidente della IV Commissione risponderà soltanto alla fine del dibattito, difendendo il suo operato.

La tesi di Simone Perron

Il prime time, la ribalta serale, se l’era presa ieri il consigliere della Lega Simone Perron, che dopo l’illustrazione della mozione da parte della capogruppo di Pcp Erika Guichardaz – “da tempo la politica chiede di sapere cosa fa Cva, di valutare i risultati degli esercizi passati” – ha esposto per quasi 30 minuti la sua verità sul Dossier Compagnia valdostana delle acque.

In breve: la politica vuole mettere le mani sulla partecipata regionale e per farlo si è creata una comunanza di vedute fra Pcp e l’Uv.

“La Lega su questo Dossier è avulsa da interessi, che non siano gli interessi generali” scandisce Perron. “Non abbiamo avuto alcun ruolo nelle nomine dei vertici o dei membri di Finaosta e se gli attuali vertici avessero compiuto degli errori, questi saranno da imputare alle scelte della maggioranza”. L’anomalia della vicenda, prosegue il leghista, “è che non c’è solo una parte della maggioranza, ma c’è anche l’opposizione. Vi sembra normale che un assessore dica che aspetterà la mozione della minoranza per parlare?”.

Perron ricostruisce le iniziative portate avanti in questi anni da Pcp – “un attacco legittimo alla governance” – per poi chiedersi: “A chi giova tutto questo?”. Un’azione, quella del gruppo di Minelli e Guichardaz, che si è concentrata di recente sul ruolo “di direzione e coordinamento”. Un aspetto che Perron riconduce alle esternazioni dell’allora presidente di Finaosta Nicola Rosset, quando lanciò lo slogan “cuore e testa di Cva devono rimanere in Valle d’Aosta”. Per Perron il significato è chiaro: “bisogna mantenere il controllo politico” della partecipata. Ed è intorno a tesi che una parte della maggioranza e Pcp si sarebbero coagulate.

“Noi uniamo i puntini. Eliminare l’autonomia del management delegando tutto alla politica, significa aprire alle spartizioni del privato”. Fa nomi e cognomi, il consigliere del Carroccio, ed elenca fatti a supporto della sua verità: “Quando arrivano le chiavette, il presidente della IV Commissione fa il suo dovere, ma guarda caso visto che la segretezza non era gradita salta fuori il conflitto di interesse di Rosaire. Segnalato da chi? Dalla sua stessa maggioranza? E cinque anni dopo l’inizio della legislatura? E guarda caso una volta che arriva sui giornali, qualcuno porta la questione in Consiglio con un question time e Avs Rete Civica chiede le dimissioni di Rosaire.”

“Un team di successo” lo definisce Perron. “Gli attori si sono mossi uno dopo l’altro”.

La versione dell’Assessore

Il “film” offerto dal consigliere leghista è molto diverso da quello andato in scena stamane, anche se le promesse fatte dall’Assessore Grosjacques di “diradare la nebbia” che si è infittita, alla fine non sono state mantenute.

“Se lei, collega Perron si è riascoltato, si sarà accorto che ieri sera non è andato in scena il Perron solito. Ieri sera ha letto un comunicato, certamente scritto a più mani, un comunicato che ha dei contenuti che ha letto e non ha approfondito, ma questa è la sede per approfondire alcuni passaggi” esordisce l’Assessore, ricordando poi le parole del leghista, “se voi siete intoccabili, noi non siamo ricattabili”.

La mozione di Pcp “arriva puntuale” e dà l’occasione a Grosjacques prima, Marguerettaz poi e Marquis per ultimo di sollevare “alcune zone d’ombra, opacità e stranezza” proprio nel momento in cui ci sono “le nomine da fare” e un bilancio da approvare.

All’Assessore la mozione offre anche l’opportunità per fare chiarezza sulla vicenda del commercialista Fassin, “un mio amico fraterno, una persona che appartiene al sistema economico valdostano, non al sistema Cva”. Spiega, quindi, le accuse mosse a Fassin. “Se ci atteniamo al verbale parliamo di informazioni sugli emolumenti, ripetutamente chiesti, che non ha neppure Finaosta. Risulterebbe poi che Fassin mi ha consegnato anche il bilancio di esercizio – prosegue Grosjacques -, il piano strategico, poi il long term plan, un artifizio che consente ad amministratori di beneficiare di premi, anche con risultati pesantemente negativi. Sono stati violati dei segreti industriali?”.

Altra accusa respinta da Grosjacques riguarda la commistione fra pubblico e privato, “con l’acquisto da parte del pubblico di aziende private piene di debiti”. Cita la vicenda, mai emersa, di una società idroelettrica, le cui quote dovevano esser dismesse da due comuni. “Mi chiesero di interpellare Cva per capire se questo impianto, fermo per varie ragioni, fra cui un contenzioso con la Regione, potesse essere di interesse”. Un impianto “di rilievo”, dice Grosjacques, “uno degli ultimi sull’asta torrentizia dell’Evançon”.

Non solo: “Ho chiesto prima una riunione con l’allora presidente Lavevaz, perché c’era il rischio che questo impianto potesse essere di interesse per alcuni gruppi esterni. Anche il presidente Testolin, in una riunione successiva, approfondì la questione. Si chiese a Cva di fare una valutazione su un impianto che era di interesse e remunerativo. Se la transazione andava a buon fine, questa azienda doveva pagare 1 milione di canoni non pagati e di 500mila euro di oneri al Bim perché questa società aveva dei debiti. E l’obiettivo di Testolin era quello di rientrare dai debiti”. Un impianto che, dopo due anni, “non è stato avviato”.

Poi, l’Assessore si rivolge direttamente a Perron: “Lei ha parlato di ingerenze della politica sulla gestione di Cva. L’amministratore delegato ha precisato che la loro autonomia gestionale è stata la chiave per i risultati di questi anni. Quindi chi mente? Lei o l’amministratore delegato di Cva? Secondo me né l’uno né l’altro. Le hanno dato una ‘pistola’ in mano, ma era caricata a salve. Ha preso una bicca, le hanno rifilato una sòla. Ma lei ha detto una cosa molto importante: le menzogne hanno le gambe corte”.

Chi controlla il controllore?

Vuole evitare lo show, Aurelio Marguerettaz. Lo dice subito ma gli riesce in parte, perché di cose da dire ne ha e lo fa con veemenza: “La mozione chiede a Finaosta di venire in Commissione ad illustrare il bilancio di Cva. E perché non chiamiamo direttamente Cva, si dice? Perché, in genere, non si chiede all’oste se il vino è buono. Perché oggi si fa tutta questa serie di approfondimenti? Perché siamo alla vigilia di una rinomina, di una riconferma o di una nomina ex novo di un cda che ha gestito la società negli ultimi tre anni. E ha cambiato pelle, perché dall’uscita dalla Madia è totalmente diversa. E dopo tre anni è giusto che qualcuno faccia un’analisi di cosa è accaduto e cosa abbiamo in società”.

Nel suo intervento il capogruppo Uv lancia un segnale ai naviganti. Anzi, un messaggio a chi compito di controllo (Finaosta) per l’azionista (Regione): “Finaosta, prima di approvare il bilancio di Cva vuoi fare un’analisi di cosa abbiamo in pancia? Tutti gli impianti comprati valgono ancora quanto li ho pagati? – aggiunge Marguerettaz -. Perché se vedete quei documenti trovate che di quegli impianti comprati ce n’è una marea dichiarati aborted. 50 milioni di impianti ‘abortiti’. Io posso sbagliarmi, ma Finaosta vuoi controllare?”.

Self control

Dal dibattito esce un dato, che mette d’accordo più o meno tutti, anche se a velocità alterne: Finaosta deve riprendere il ruolo di controllore, e per farlo serve trasparenza e informazioni precise su ciò che fa – e su dove investe – Cva.

Lo dice, dai banchi dell’opposizione, Stefano Aggravi (Rv): “Che la Regione metta Finaosta in condizione di esercitare il proprio ruolo, e come lei deve volerlo esercitare. Nei rapporti con Cva non si può superare il controllante diretto. Non possono esserci, a mio modesto pensiero, ‘salti dello steccato’ di Finaosta. Il controllante diretto è la finanziaria regionale che deve avere non solo il bilancio in mano nei termini, ma poter monitorare anche ex post i risultati, gli andamenti e le principali operazioni. Perché un confine più ampio della ‘Madia’ non può essere unlibera tutti’”.

Un’attenzione al tema che rivendica anche Chiara Minelli (Pcp): “In tre anni abbiamo fatto un gran numero di iniziative in Consiglio e ci è sempre stato detto di lasciare lavorare in pace Cva. Però, è una società che continua ad essere al 100 per cento di proprietà dei valdostani, non del governo o della maggioranza di turno. E capire cosa sta succedendo alla società più importante dei valdostani è un dovere. Siamo contrari alla svolta di Cva di questi ultimi tre anni. E siamo per tornare a mission originaria, quando è stata creata come bene comune e strumento per la transizione energetica della regione, con un effettivo controllo pubblico che deve essere esercitato”.

O, per dirla con Pierluigi Marquis (Forza Italia), “noi critichiamo chi deve esercitare il controllo delle attività della governance. Per noi è indispensabile si dia luogo ad un percorso di valutazione. Vorremmo essere rassicurati in materia. E non è ammissibile che una società faccia investimenti per 1 miliardo senza controllo dell’azionista”.

A cercare di restare sul punto amministrativo, è l’assessore Luigi Bertschy: “Sarebbe miope contenere lo sviluppo industriale. Dolomiti Energia ha aperto un impianto eolico in Puglia, investe sull’eolico ed il fotovoltaico, acquista impianti oggetto poi di revamping. La stessa cosa vale per Iren ed il suo piano industriale. Nel piano di Cva ci sono una serie di elementi che stanno facendo crescere una società che deve guardare all’esterno, facendo crescere il nostro territorio, sia per gli impianti ma anche nelle competenze dell’impresa”.

Chi invece cerca la sintesi è il presidente della Regione Renzo Testolin, che spiega come “l’opportunità data dall’uscita della ‘Madia’ ha modificato la vision della società. A valle di queste scelte, che danno una prospettiva più ampia a Cva, bisogna attivare gli anticorpi per verificare e dare quella sicurezza che nessuno di noi oggi può esibire con facilità. Finaosta ha cercato, anche grazie alle sollecitazioni, di creare dei percorsi per darci queste risposte”.

In chiaro? “Finaosta è intervenuta a livello statutario per trovare una maggior coscienza nelle decisioni che Cva espleta sulle società del gruppo – ha detto ancora Testolin -. e ha individuato, mettendolo a disposizione dei decisori, un percorso già richiamato: l’anno di tempo del nuovo cda servirà per ultimare l’adattamento degli statuti e perché siano più aderenti alla situazione normativa che oggi ha vuoti e carenze importanti, soprattutto nell’unicum che questa società al 100 per cento pubblica rappresenta”.

Dopo oltre sei ore di dibattito, la scintilla Cva ha lasciato fumo nell’aria. Resta da capire se si tratterà solo di vapore o dell’inizio di un incendio politico da domare.

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