Un vecchio adagio dice che “Chi nasce tondo non può morire quadrato”. E niente di più vero si può dire di un Consiglio comunale di Aosta nato – e proseguito – all’insegna dello scontro e chiuso (quasi, essendo la penultima adunata) ancora peggio.
La somma sintesi è: volano paroloni – fuori dall’aula – tra il Sindaco Fulvio Centoz ed il consigliere Vincenzo Caminiti (misto di minoranza), volano gli stracci tra la Presidente del Consiglio Sara Favre (Uv) e la Segretaria generale Annamaria Tambini (a seduta chiusa).
Prima è tutti contro Patrizia Pradelli e, in subordine, il suo collega del MoVimento 5 stelle Luca Lotto.
L’ordine del giorno contro Paron e Lancerotto
All’origine di tutto, all’ultimo punto in programma, c’è l’ordine del giorno “La storia di Geenna” presentato da Pradelli, che invita i due ex assessore Andrea Edoardo Paron e Valerio Lancerotto a dimettersi immediatamente e “chiarire la loro posizione fuori dalle istituzioni”.
Pradelli fa cenno – citando diversi articoli di giornale – alle vicende giudiziarie dei due ex assessori, il primo assolto dall’accusa di tentata turbativa d’asta, mentre per il secondo la richiesta di archiviazione da parte del pm ha visto ora una richiesta di approfondimenti da parte della giudice Silvia Salvadori.
Nessun reato contestato, entrambi sono nelle intercettazioni di “Geenna”, e Centoz replica: “L’inchiesta ‘Geenna’ è in fase processuale, le indagini sono chiuse e non vi figurano i due ex Assessori. Io non ho proprio da chiedere nulla a nessuno. Il collega Paron, lo sottolineo, ha oltretutto ottenuto un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Chiedo alla maggioranza di respingere questo ordine del giorno”.
A Caminiti salta subito la mosca al naso con i due pentastellati: “È vomitevole, da vigliacchi, da subdoli e da indegni fare campagna elettorale senza neanche una sentenza di condanna È ammissibile un ordine del giorno in cui si chiedono ad un Consiglio le dimissioni a due colleghi? Quale articolo del regolamento l’ha ammesso? Chiedo alla Segretaria generale di fare chiarezza”.
Ed è l’inizio della fine.
La Segretaria Tambini spiega: “Sono la conferenza dei Capigruppo e l’Ufficio di Presidenza a decidere l’ammissibilità, non la Segretaria. Questa è un’iniziativa di carattere politico, i consiglieri sono eletti dai cittadini e anche se Consiglio decidesse di approvare la richiesta di dimissioni non c’è nessun obbligo”.
Qui però lo scontro si accende e Caminiti non ci vede più: “Si viene in questo Consiglio, si chiedono le dimissioni a chi è stato appena assolto e a chi non ha neanche un avviso di garanzia. Questa è la politica fatta da questi signori (il MoVimento 5 stelle, ndr.) che grazie a Dio spariranno dalla politica anche nazionale. Mi auguro per i futuri consiglieri in quest’aula di non aver nessun loro rappresentante perché questo è il male della politica”.
Lotto risponde a muso duro: “Potrei dire lo stesso a chi è stato votato nella maggioranza e poi va in minoranza. E valuteremo in altra sede le considerazioni che gentilmente ci ha voluto dare”.
L’“errore di battitura”
Se la situazione andava male, la questione si aggrava in fretta.
Pradelli cita un articolo pubblicato dalla testata locale de La Stampa su “«elementi tali da iscrivere a loro carico responsabilità penali» come il Consigliere ed ex Assessore ai lavori pubblici Valerio Lancerotto, dimessosi dal suo incarico in Giunta, ma non da Consigliere, nell’ottobre 2018 e l’ex Assessore Edoardo Andrea Paron anche lui dimessosi dalla poltrona della Giunta”.
Peccato che l’articolo in questione dica che “non ci sono” «elementi tali da iscrivere a loro carico responsabilità penali». Differenza sostanziale, anzi ribaltamento del significato.
Pradelli prova a mettere la toppa: “È stato un errore di battitura che ha dato un senso diverso alla frase. In Regione però sono stati fatti dei passi indietro dopo avvisi di garanzia, perché qui no Ritiro l’ordine del giorno chiedendo scusa aver sbagliato a scrivere”.
Dal Gruppo misto di maggioranza Luca Zuccolotto, silente da qualche tempo, attacca: “La collega Pradelli ritira l’atto ma non si fa così: ha caricato un’arma, l’ha puntata e ora ritira. Ha ammesso di non essere stata in grado di trascrivere correttamente, ha sbagliato a copiare per ignoranza”.
Il gran finale
Chiusa le seduta nelle polemiche, e dopo una sospensione a nervi tesi, il Consiglio si chiude nel peggiore dei modi.
Uscendo dall’aula Caminiti accusa Centoz di aver nominato lui la Segretaria Tambini, tra i “vai a fare in culo” che si rovesciano l’un l’altro pubblicamente.
Dentro non va meglio, col dito puntato di Favre, che non ha gradito il “rimbalzo” di responsabilità proprio contro Tambini, mentre Loris Sartore (Rete civica) se ne va sdegnato dalle scene cui ha assistito.
Manca ancora un solo Consiglio comunale alla fine di una legislatura che, si diceva, è cominciata male ed è finita peggio, preambolo di una campagna elettorale già avvelenata e che si preannuncia durissima, dedita allo scontro personale e all’uno contro uno.
Sipario.