Approvato il Piano strategico di Aosta, tra i “veleni” della campagna elettorale

Il documento sulla visione di Aosta 2030 è passato in Consiglio comunale ieri, martedì 25 febbraio, tra le polemiche e le accuse reciproche.
Consiglio comunale - immagine d'archivio
Politica

C’è un modo per definire il Consiglio comunale monotematico sul Piano strategico di Aosta di ieri, martedì 25 febbraio. Ed è: “bipolare”.

La prima parte è filata liscia a dir poco, con Patrick Thérisod, coordinatore del Piano, a spiegarne la ratio di fondo e le linee che l’hanno mosso: l’Aosta 2030 che esce dal documento è una città ad alta mobilità sostenibile, che si rigenera e rigenera il verde al suo interno, che decide di chiudere le porte alla “cementificazione” e al consumo di suolo, che recupera zone poco utilizzate invece di costruire, che accoglie turisti e che si può attraversare comodamente a piedi.

O meglio: “Oggi Aosta non fa ancora dell’esperienza dell’arrivo un biglietto da visita della città, – ha spiegato Thérisod – non ha caratterizzato i suoi ingressi. Abbiamo immaginato anche sistema informativo per far capire a chi arriva in auto dove si può parcheggiare e dove può noleggiare una bici, ad esempio. La scelta di pedonalizzare il centro non è sufficiente, servono punti strategici, snodi e parcheggi periferici, perché ad Aosta si va molto in macchina molto e non in bicicletta, non si usa un trasporto pubblico che deve essere più integrato”.

E ancora: “Aosta 2030 sarà una città che si sposterà in bici con un sistema di ciclabili interconnessa che può favorire anche l’incontro e le relazioni. L’obiettivo è quello di lavorare su una città che si muove diversamente: il primo passo è stato pedonalizzarla, ma il secondo deve essere quello di pensare modi di muoversi diversamente rispetto ad oggi”.

“Il Piano strategico non si esaurisce qui – chiude Thérisod -, la seconda parte è ora in mano pubblica e in mano alla politica”.

Già, la politica. Dopo la relazione del coordinatore del Piano i ringraziamenti dei consiglieri comunali – di maggioranza come di opposizione – si sprecano. Poi però, nella seduta in cui si discute la delibera sul Piano stesso – che di fondo è una presa d’atto – l’atmosfera cambia. “Bipolare”, appunto.

Patrick Thérisod
Patrick Thérisod

Le accuse, le difese, e la campagna elettorale

L’accusa di fondo che muove la minoranza è quella che il Piano strategico sia una “marchetta” elettorale, piombata in piena campagna per specchiarcisi.

Il Sindaco Fulvio Centoz ha provato ad anticipare la tempesta di critiche: “Uno dei punti di dibattito saranno le tempistiche di presentazione del Piano strategico, con accuse di campagna elettorale. Secondo me oggi si dovrebbe discutere dei contenuti. Approviamo questo Piano lasciando poi che la Giunta che verrà dopo di noi lo prenda come spunto”.

Parole al vento, la discussione è tutta politica.

“È buon lavoro – spiega Patrizia Pradelli, M5s -, ma dalle visioni si passa alle allucinazioni che la politica del Comune ha avuto in questi cinque anni di operato. Molti punti affrontati erano nei programmi elettorali di tutti, molte buone iniziative della minoranza non sono mai state ascoltate, ma se le fate comparire nel Piano strategico a ridosso della campagna elettorale siete più furbi di tutti”.

“Dove sono i dati in questo Piano strategico – attacca Étienne Andrione, Lega -? Non c’è un elemento oggettivo che sia uno, non c’è una visione su come si può sviluppare il turismo. Che c’era un problema con la ferrovia doveva dircelo un Piano strategico? Ma guarda. Poi ci si può mettere dentro tutto l’inglese che si vuole, ma è un documento infantile”.

Luca Lotto, 5 stelle, colpisce duramente: “Questo non doveva chiamarsi Piano strategico ma ‘Proposta per un’Aosta ideale’, una narrazione senza basi in cui dire: ’Nel 2030 andremo con le scale mobili che ci portano in giro ma non dirò con quali’ risorse’, senza dei dati concreti”.

Da parte sua Giuliana Lamastra – Rete civica – usa un tono flautato per sparare a pallettoni: “Si definisce ‘Strategico’ ma si lascia da parte ilcome’, una grave mancanza per un documento che è costato soldi all’amministrazione. Le premesse dei nostri ragionamenti, sogni e programmi sono le conclusioni del Piano strategico. A cosa serve quindi il Consiglio comunale?”.

In chiusura Centoz ci prova, e si gioca la carta “amministrativa”: “L’obiettivo doveva essere quello di stimolare il dibattito. Ad esempio: siamo d’accordo a pedonalizzare Aosta o no? Come lo facciamo? Come priorità oppure no?”.

Sui progetti “non concreti” del Piano aggiunge: “Quantificare i costi degli eventuali progetti da fare o meno non dipende dal Piano ma dalle decisioni. Se decido di investire nelle aree verdi devo sapere che faccio dei risparmi su altro. Perché non abbiamo investito nelle aree verdi? Perché abbiamo dovuto risanare le finanze pubbliche e salvare i servizi sociali. Si potevano fare altre scelte? Certamente. Ci siamo trovati in una situazione non ordinaria, con sette milioni di euro tagliati in spesa corrente, e abbiamo fatto delle scelte. Andare verso ‘consumo zero di suolo’ è una scelta forte, che potrebbe impegnare tutta la prossima consiliatura che dovrà oltretutto rivedere il Piano regolatore che va aggiornato ogni dieci anni”.

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