“Ci avete abbandonati”, gli inquilini dei Grattacieli di Aosta in assemblea. La speranza è l’autunno

La prima Assemblea degli inquilini con il Comune di Aosta e i vertici dell’Arer è piena di domande, e lo “stress” prende spesso il sopravvento. Il Sindaco Centoz fa "mea culpa" e si sbilancia: "Non esiste che passiate un altro inverno lì dentro".
La prima Assemblea degli inquilini dei Grattacieli di Aosta
Politica

I nervi sono tesi, gli inquilini del “Grattacielo Alto” e di quello “Basso” di Quartiere Cogne, ad Aosta, sono esasperati. Le condizioni dei loro alloggi sono al limite della vivibilità, quelli nuovi – a loro destinati – dietro il Cral Cogne, tardano ad arrivare.

La prima Assemblea degli inquilini con il Comune di Aosta e i vertici dell’Arer – nel salone del Cral – è pieno di domande, e lo “stress” prende spesso il sopravvento. Lo sa il Sindaco Fulvio Centoz che esordisce subito con un “mea culpa”: “Di questo grattacielo si parla da tantissimo tempo, è doveroso presentarmi qui chiedendo scusa per gli innumerevoli ritardi andati oggettivamente oltre il dovuto. Ci sono stati svariati problemi con la ditta, nelle fasi degli appalti e col passaggio da Aps ad Arer per un intervento che si è trascinato in maniera eccessiva. Ora aspettiamo che la ditta consegni gli ultimi documenti, ne manca ancora qualcuno, ma è verosimile che in autunno si possa cominciare il trasloco”.

Le domande sono tante, ma quella “regina” è una sola: a quando il trasloco? Una signora lo dice apertamente, come si vive in quartiere, e sintetizza un po’ tutti gli interventi: “Le cantine sono allagate nel ‘Grattacielo Alto’, gli ascensori mezzi rotti, il portone pure, terrazzi che non si aprono né si chiudono, ci sono scarafaggi da tutte le parti. Il riscaldamento è andato benino in inverno, ma ci avete abbandonati. Non abbiamo un numero da poter chiamare per le emergenze”.

Ma non solo: “Ci sono donne sole, anziane – spiega un’altra inquilina – abbiamo gli scatoloni in casa da un anno, ne abbiamo fin sopra i capelli. Adesso nessuno ci considera, è un anno che veniamo presi in giro ogni due mesi, abbiamo fatto un anno con le taniche per il riscaldamento. Cosa dobbiamo fare? Pazienza ne abbiamo avuta anche troppa”.

O ancora: “Vorrei che un giorno ci diciate quando ci darete le chiavi. Dall’anno scorso ho la roba nei cartoni, non fateci passare ancora un inverno lì dentro, abbiate un po’ di comprensione per la nostra situazione”. Semplicemente.

Il Sindaco si sbilancia: “Nessuno mette in dubbio che viviate una situazione drammatica – spiega -, ne siamo coscienti. Per quello, pur non avendo una data precisa, abbiamo voluto fare questa riunione, proprio perché per troppo tempo nessuno vi ha dato delle risposte ufficiali. Ci impegniamo solennemente a limitare i disagi. Faremo tutti gli interventi per correggere le situazioni gravi come le questioni sugli ascensori, gli scarafaggi e le inflitrazioni d’acqua. Dobbiamo prendercene carico immediatamente ma non possiamo ristrutturare il grattacielo con infiniti tacconi, perché l’obiettivo è spostarvi da lì. Stiamo lavorando per non farvi passare un altro inverno lì dentro, non esiste che ne passiate un altro”.

Sulla stessa linea Stefano Franco, Direttore Arer: “Una volta entrati in possesso degli alloggi – spiega – pensiamo di concludere i traslochi nell’arco di 60 giorni. È ancora prematuro, si sta però lavorando su più fronti per garantire le operazioni di conclusione dei lavori, agibilità, e accelerare la fase di consegna degli alloggi. I traslochi verranno distribuiti in circa 5 al giorno, perché è impossibile farne 80 assieme”.

Anche Patrizia Diémoz, Presidente Arer, cerca di metterci una pezza guardando al futuro: “Questa mobilità rappresenta la prima pietra di un progetto molto grande per un quartiere trascurato per molto tempo, anche a livello sociale, e che ha creato forti disagi. È un quartiere importante, ed è giusto riportarlo nella giusta direzione e valorizzarlo. Dovete avere ancora un po’ di pazienza, vi si sta dando una grande e importante opportunità. Credeteci, è un importante progetto, parte di qualcosa di ancora più grosso”.

Parole che riecheggiano nel salone, tra le voci degli inquilini che si incrociano. La autorità rassicurano, gli inquilini temono l’ennesima proroga, l’ennesimo ritardo, l’ennesimo inverno – tra anziani, giovani e disabili del quartiere – in case pericolose. Aspettando e sperando, se così sarà davvero, l’agognato autunno. L’agognato trasloco.

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