Consiglio straordinario, l’Union all’attacco di Area Democratica: “Tra populismo e incoerenza”

20 Settembre 2021

Semmai ci fossero stati dubbi residui, la maggioranza in Consiglio regionale passa ufficiosamente, ma nei fatti, dopo mesi di tensioni interne – soprattutto in Pcp, ma anche tra e con gli alleati – da 21 consiglieri e 19.

I dissidi nel Progetto civico progressista, deflagrati seguendo la maggioranza nella decisione di andare avanti con l’ampliamento dell’ospedale – che portò alle dimissioni da Assessora di Chiara Minelli e da Presidente di Commissione di Erika Guichardaz -, sono stati ora certificati dal recente voto in aula a favore della Risoluzione per ricusare in Consulta la sentenza di condanna della Corte dei Conti sulla questione Casinò.

Non ultima – in mezzo c’è stata anche l’irritazione di Alliance Valdôtaine -, la recente rottura con il Pd.

Ieri, a rompere il silenzio, è stata invece l’Union Valdôtaine, che ha affidato alle pagine web del “Peuple” un dura disamina – non senza punte di sarcasmo – sul Consiglio straordinario e i suoi postumi.

“La convocazione del consiglio straordinario e i giorni che hanno seguito i lavori dell’assemblea consiliare – si legge – sono stati caratterizzati da comunicati stampa e discussioni sui canali social. Discussioni finalizzate a denigrare un’azione che nulla voleva se non interrogarsi su quali siano ad oggi i limiti dell’attività consigliare. Una domanda però sorge spontanea: queste discussioni nascono davvero con l’obiettivo di lavorare per il bene della collettività valdostana o sono solo messaggi populistici finalizzati a un consenso elettorale?”.

La risposta è affidata ad un’immagine che “tira per la giacchetta” Raimondo Donzel, ex consigliere ed Assessore regionale in quota Pd, attualmente coordinatore (con Gianni Champion), di Area Democratica – Gauche Autonomiste, corrente interna dem alla quale è vicina Erika Guichardaz. Il titolo del capoverso è piuttosto esplicito: “Tra populismo e incoerenza”.

“A sinistra il comunicato stampa a firma del leader Raimondo Donzel di Gauche Valdôtaine (che vede in Erika Guichardaz la sua rappresentanza nel Consiglio Regionale) a Destra il contenuto della difesa di Donzel esposta nella sentenza del 30 luglio 2021 della sezione di appello della Corte dei Conti”, scrive il Mouvement.

Che aggiunge: “Bisogna infine ricordare che Donzel, allora Assessore all’Industria, coerentemente con la posizione difensiva riportata nella sentenza della Corte dei conti, aveva votato la delibera n°1856 del 2015 che richiamava e integrava tutte le operazioni di finanziamento e di ricapitalizzazione della Casinò spa. Con questo voto Donzel legittimò tutte le operazioni precedenti a prescindere dalla sentenza della Corte dei Conti. A voi le conclusioni”.

La sentenza, il Consiglio straordinario ed il parere del professor Guzzetta

Il post Uv cerca di spiegare anche la ratio che sottende l’iniziativa consiliare.

“Guzzetta – che è Giurista e professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico del Dipartimento di Diritto Pubblico dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ndr. – nel suo parere compie alcune valutazioni fondamentali: la prima attiene allo specialissimo ruolo svolto dall’attività del Casinò di Saint-Vincent nell’ambito delle vicende dell’autonomia valdostana, sia sotto il profilo della realizzazione dell’interesse pubblico prioritario dello sviluppo economico, turistico ed occupazionale della Valle d’Aosta  (art. 3 l.r. 36/2001), sia quale strumento per il procacciamento di entrate pubbliche al di fuori degli ordinari meccanismi impositivi previsti dalla legislazione generale”, spiega l’Union.

Ma non solo: “Appare cioè evidente che il settore di policy relativo al destino del Casinò, non costituisca un ambito secondario dell’attività regionale, ma rilevi con riferimento alla politica generale della Regione”.

“La seconda considerazione – si legge ancora – attiene alla circostanza che, quanto alla modalità degli interventi relativi alla disciplina della Casa da gioco, appare evidente la fungibilità degli strumenti utilizzati per operare identiche o analoghe tipologie di interventi. Basti ad esempio considerare che, a fronte della previsione di cui all’art. 1, comma 2 l.r. 36/2001, secondo cui lo statuto della Casinò de la Vallée s.p.a. e ogni successiva modificazione sono approvati con deliberazione del Consiglio regionale, la l.r. 8/2019 provvede ad operare direttamente una modifica del medesimo statuto.

Infine, “sotto altro profilo ancor più rilevante, in considerazione dell’oggetto della Deliberazione che avrebbe fondato l’odierna responsabilità amministrativa dei Consiglieri, si deve costatare come operazioni di aumento del capitale sociale (e di intervento sull’assetto finanziario della Casa da gioco, si pensi da ultimo alla l.r. 8/2019) siano state disposte sia, appunto, mediante la Delibera considerata, ma anche in forza di atti legislativi, come nel caso dell’art. 2 della l.r. 49/2009”.

Insomma, “il Giurista evidenzia come ‘Si deve ritenere che la deliberazione oggetto del presente parere sia stata assunta dai consiglieri regionali nell’ambito di un’attività consiliare volta ad adempiere scelte strategiche e di indirizzo politico per la cura di interessi rilevanti della collettività rappresentata’ – prosegue il post -. Il voto espresso nel 2014, è per il Professor Guzzetta da considerare ‘in una ragionevole applicazione dei principi posti dalla giurisprudenza costituzionale, coperto dalla garanzia di cui all’art. 24 dello Statuto della Regione Autonoma Valle d’Aosta e che pertanto la Corte dei Conti, nel giudizio de quo, abbia agito in carenza assoluta di potere ledendo le attribuzioni costituzionali della Regione che, ai termini dell’art. 134 della Costituzione, possono essere tutelate nella forma del conflitto di attribuzione tra Regione e Stato’”.

Un rinnovato “centralismo”

La chiusa è tutta del Presidente della Regione Erik Lavévaz, che in primis – come già in aula – spiega che “Serve il giudizio di un arbitro, che è la Corte Costituzionale, che deve fare chiarezza su questi aspetti. Se non fosse fatta chiarezza, le conseguenze sarebbero quelle di andare verso una legiferazione più spinta, rendendo meno fluida l’azione amministrativa della Regione”.

Ma che, in seconda battuta, aggiunge: “Questa è una sentenza che si colloca in un momento particolare nei rapporti tra Stato e Regioni. Viviamo un rinnovato centralismo, sul quale anche la Conferenza delle Regioni ha preso una posizione netta. Un centralismo che è mal digerito ancor di più dalle Regioni a Statuto speciale, perché suona come una minaccia contro le prerogative statutarie. Se non troveremo le risposte che cerchiamo per definire più chiaramente i limiti delle responsabilità dei Consiglieri, sarà più difficile assumere delle decisioni. Nelle realtà più piccole, le questioni economiche sono squilibrate rispetto ad altre realtà, quindi le scelte di natura economica e contabile sono più complesse: dobbiamo chiudere le scuole di montagna perché non hanno un rapporto costo/beneficio?”.

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