L’uscita di Marquis e tutti quei “bivi” dell’Union Valdôtaine

Il "Mouvement" prende atto dell'uscita di Marquis da Stella Alpina e dalla maggioranza, che ora torna allo scivoloso 18 a 17 che ha caratterizzato gli ultimi 9 anni. Diversi gli scenari che si aprono ora, anche se la presidente Uv Machet predica calma: "Lavoriamo sul programma e valutiamo".
Siège Central Uv Union Valdôtaine
Politica

Tornata al “centro del villaggio” nelle elezioni regionali 2020, ora l’Union Valdôtaine – ma inevitabilmente tutto il Consiglio Valle – è a un bivio.

Lo spettro che aleggia, dopo l’abbandono di Stella Alpina e della maggioranza tutta da parte di Pierluigi Marquis, migrato verso i lidi di Forza Italia, è quello dell’ennesimo “stallo”, dell’ennesimo 18 a 17 nell’aula di piazza Deffeyes.

A caldo, la presidente del Mouvement Cristina Machet predica calma ma soprattutto chiede serietà. Non si sbilancia, cerca di razionalizzare: “In questo momento prendiamo atto di una situazione che investe un altro movimento politico – spiega –. Nei prossimi giorni, capiremo quali azioni intraprendere. Volevamo analizzare il programma ed i punti in comune per migliorarli, continueremo a farlo anche se, ahimè, in 18, prima dei passaggi formali, e valuteremo il da farsi”.

La macchina delle consultazioni, dopo la decisione di Marquis, è pronta a rimettersi in moto. Gli scenari – “spifferi” dei corridoi di piazza Deffeyes –, sono diversi e tutti complicati.

Da un lato l’apertura a Pour l’Autonomie, anche se i due consiglieri sono “ex” unionisti. Marco Carrel, già Animateur principal della Jeunesse, lasciò il Mouvement sbattendo la porta. Con Augusto Rollandin la spaccatura non si è mai rimarginata. Difficile. E, nel caso, difficilmente Erik Lavévaz resterebbe alla guida della Giunta. Così come la conferma di Carlo Marzi all’Assessorato alle Finanze sembra un miraggio.

Poi c’è un’altra suggestione: un asse tra Forza Italia – che in Consiglio regionale non era riuscita ad entrare nel 2020 e oggi ha due eletti de facto – e Lega, spostando l’asse autonomista verso il centrodestra e lasciando l’Union ed il gruppo Fp-Pd a sbrogliarsi in minoranza.

L’altra ancora è un cambio completo delle geometrie politiche: un accordo con la Lega (che con l’Uv arriverebbe a 18 consiglieri senza altri alleati) che escluderebbe automaticamente il Partito democratico e gli ex Pcp. Anche qui con la certezza che sullo scranno centrale del Consiglio non ci sarebbe l’attuale presidente.

C’è sempre poi l’opzione più rischiosa: rimanere con una maggioranza 18. In balìa degli eventi e dei franchi tiratori. O degli scontenti. Un film già visto, ennesimo remake di quello uscito nelle sale ad ogni Legislatura dal lontano 2013.

Machet spiega: “Qua non si tratta di fare valutazioni, e non deve esserlo, sulle persone. Bisogna continuare sulla linea di Lavévaz sull’analisi del programma. Bisogna continuare ad amministrare una regione con la massima serietà, guardando il programma e le azioni di governo nel breve e lungo periodo, poi gli interlocutori si trovano. È prematuro parlare di ‘apertura’ ad altri movimenti”.

La Presidente Uv vuole proseguire nella (ri)definzione del programma, e vuole farlo con l’attuale composizione di maggioranza: “Rimaniamo saldi con i nostri alleati – dice – con i quali stiamo interloquendo. Si cerca di lavorare seriamente, con onestà intellettuale tra movimenti e con i consiglieri di maggioranza, facendo dei ragionamenti sullo scenario futuro”.

Qualcosa, tra la neve che scende su Aosta e i preparativi per la Fiera di Sant’Orso, si muove.

2 risposte

  1. L’elezione diretta del Presidente della Regione lo renderebbe non sfiduciabile, sarebbe come con Testolin, caduto lui decade il Consiglio. Quindi un drastico ridimensionamento dei vari “diciottesimi” in cerca di poltrone migliori.

  2. Che fare davanti a questo scenario ? Sarebbe interessante porre il quesito ai sostenitori dell’elezione diretta del presidente e della Giunta, siccome affermano che la stabilità, con la loro proposta, sarebbe assicurata.

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