“Siamo all’epilogo di una lunga e dolorosa storia che ha visto agire le istituzioni in contrasto e in aperto e ingiustificato conflitto nei confronti di una famiglia valdostana che chiedeva semplicemente che venissero rispettati i diritti del suo bambino, affetto da una grave e rara malattia disabilitante.” A dirlo è la consigliera di Adu VdA Daria Pulz commentando l’intervento del Tar che ha dichiarato nullo il “Progetto di vita” presentato dalla Regione per il bambino di una famiglia di Gignod che convive con una grave forma di disabilità.
“A difesa dei genitori – continua la Consigliera – è dovuto intervenire persino il Tribunale dei minori che ha rigettato le accuse messe incredibilmente in campo dall’Usl: l’azienda, attraverso un esposto, aveva segnalato l’inadeguatezza delle capacità genitoriali della coppia e incaricato un avvocato (pagato profumatamente con soldi pubblici) di procedere per vie legali. L’atto aveva avuto come risultato, in attesa della sentenza, la sospensione per un mese della “responsabilità genitoriale”. Definire la vicenda kafkiana rende poco l’idea del dramma che ha sofferto tutta la famiglia che da anni, grazie anche alla collaborazione della sorellina, accudisce il bambino con tutti i mezzi che ha a disposizione.”
Adu Vda ricorda, come già nell’ottobre 2019, aveva presentato un’interpellanza in Consiglio regionale relativa alla vicenda del bambino.
“Da allora – prosegue la Consigliera Pulz – la vicenda ha assunto una fisionomia inquietante e a tratti grottesca. Oggi apprendiamo con soddisfazione che, per la seconda volta, il Tar della Valle d’Aosta ha riconosciuto le ragioni della famiglia di Gignod, dichiarando nullo il “Progetto di vita” presentato dalla Regione e condannando quest’ultima al pagamento di 5.000 euro di spese, nonché alla riformulazione del Progetto stesso in maniera più adatta ai bisogni socio-sanitari del bambino per garantirgli una vita il più possibile sana e serena, nel rispetto dei suoi diritti fondamentali. ”
“Chissà – conclude la Consigliera – che l’Assessore alla sanità, insieme all’azienda USL su cui non ha vigilato con la dovuta competenza e sensibilità, sappiano anche dare le doverose spiegazioni sull’accaduto e scusarsi con questa famiglia.”