Il giorno dopo la bocciatura delle proposta di legge di iniziativa popolare, che aveva tra i suoi cardini l’elezione diretta del presidente della regione e dell’esecutivo, dall’Union Valdôtaine arriva il classico “ve l’avevamo detto”.
In una nota il Mouvement ricorda come “fin dall’inizio, aveva espresso chiaramente la sua opposizione perché ha ritenuto – giustamente – che tale procedura fosse irricevibile dal punto di vista legislativo e anche poco applicabile alla nostra realtà regionale.”
Poi l’attacco al Comitato promotore: “Dobbiamo notare ancora una volta, come alcuni politici locali, invece di affrontare i problemi nei luoghi appropriati e per discutere possibili soluzioni, preferiscono galvanizzare persone con proposte populiste, presumibilmente nella speranza di un guadagno elettorale. Riteniamo che la Riforma della legge elettorale resti una priorità da affrontare nel pieno rispetto della nostra legislazione e le nostre specificità”.
Riforma elettorale, bocciata la proposta di legge popolare. Il Comitato valuta un ricorso
La proposta, depositata alla Segreteria generale del Consiglio il 25 gennaio 2022 e corredata da 277 firme, è stata esaminata dai componenti della Commissione Raffaele Caterina, Elisabetta Palici Di Suni Prat e Francesco Dassano.
In un documento di dodici pagine la Commissione motiva l’inammissibilità dell’iniziativa. “Il nodo centrale su cui si fonda la delibera risiede nel fatto che il procedimento aggravato di approvazione delle leggi in materia elettorale trova la sua disciplina nell’articolo 15 dello Statuto speciale: le leggi cosiddette “statutarie” non possono essere sottoposte a referendum propositivo, posto che l’unico referendum ammissibile è quello già previsto dallo Statuto, ossia il cosiddetto referendum confermativo. – spiega il Presidente del Consiglio, Alberto Bertin -.La Commissione ha rilevato, infatti, che le leggi statutarie, che non sono leggi ordinarie, hanno una “forza passiva peculiare”, ossia una capacità di resistere all’abrogazione con legge ordinaria. Nella legge regionale 19/2003 (in materia di iniziativa popolare) per il referendum propositivo vi è un rinvio alle regole previste per il referendum abrogativo: posto che in questo caso il referendum propositivo è anche abrogativo di norme in materia elettorale e di forma di governo, la Commissione, applicando i limiti al referendum abrogativo desumibili dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale (1978, 2000, 2015), ha osservato che le leggi statutarie sono riservate alla rappresentanza politica e non demandabili alle scelte popolari, se non con un referendum confermativo, quale quello disciplinato dallo Statuto.”
La deliberazione è stata trasmessa al Comitato promotore dell’iniziativa popolare e al Presidente della Regione per la sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale.
Il Comitato: “Decisione sorprendente. La campagna referendaria non si ferma, valuteremo un ricorso”
“Sorpresa e preoccupazione” per la decisione della Commissione regionale per i procedimenti referendari viene espressa a stretto giro dal Comitato Riforma Elettorale (Cre).
“E’ una decisione sorprendente visto che il tema della ammissibilità alla procedura di referendum propositivo di norme elettorali era già stato esaminato in passato dalla Commissione e, con decisione del 6 giugno 2007, era stato ammesso il referendum propositivo su ben quattro proposte di legge regionale di iniziativa popolare in materia elettorale”.
Un “grave passo indietro in materia di strumenti di democrazia diretta”, che porta il Cre a valutare la possibilità di un ricorso “contro un provvedimento che crea un grave precedente negativo”. Una decisione in tal senso arriverà dal coordinamento, convocato per il 12 aprile.
Il Comitato non intende nel mentre fermare la campagna referendaria, con l’intenzione di attivare l’altro strumento di democrazia diretta a disposizione dei cittadini: il Referendum consultivo.
“E’ uno strumento più agile che non richiede un esame preventivo di ammissibilità, si può attivare rapidamente a la consultazione si può svolgere nell’arco di pochi mesi permettendo alla popolazione di esprimersi rispetto ad una riforma che è quanto mai necessaria”.
La decisione di indire il referendum consultivo spetta al Consiglio regionale su proposta di un terzo dei consiglieri regionali o di 2.000 elettori.
“Se nei prossimi giorni emergerà la disponibilità di un congruo numero di consiglieri di avanzare la proposta si potrà portare subito il tema in Consiglio, – si legge ancora nella nota – altrimenti il Comitato raccoglierà le 2000 firme necessarie per attivare il meccanismo.”
Le ultime vicende politiche sono per il Cre “l’ennesima conferma che non c’è rimedio alla cronica instabilità politica se non attraverso un sistema che consenta agli elettori di scegliere direttamente con il loro voto, il Presidente, la maggioranza e il programma”.
Cosa prevede la proposta di legge
Le firme erano state depositate lo scorso 25 gennaio dal Comitato bipartisan, costituitosi con l’obiettivo di sollecitare l’approvazione di una riforma elettorale, i cui punti cardini sono: l’elezione diretta del presidente della Regione, collegato ad una o più liste che presentano un comune programma di governo e una maggiore rappresentatività democratica e nuove regole per garantire la parità di genere.
L’articolato prevede che sarà eletto Presidente il candidato che ottiene più voti purché raggiunga la soglia di almeno il 40% dei voti validi. Se nessuno raggiunge tale soglia si va ad un secondo turno a distanza di 15 giorni.
Alla lista o alle liste collegate al Presidente eletto vanno almeno 21 seggi garantendo così una maggioranza stabile. Entro 10 giorni dalle elezioni, senza rinvii e trattative, verrà nominata la Giunta regionale che rimarrà in carica per l’intera legislatura.
La legge inoltre favorisce un rafforzamento della presenza femminile in Consiglio regionale, estende il diritto di candidarsi anche ai diciottenni, consente una maggiore rappresentatività di forze politiche abbassando l’attuale soglia di sbarramento per accedere ad un seggio.