Ad oggi la cosa certa è una, e una soltanto: il referendum consultivo sulla riforma elettorale – che prevede anche l’elezione diretta del presidente della Regione – non sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Valle del 22 e 23 giugno. Ultima data buona per votare in autunno e che quindi fa slittare – obtorto collo per i promotori – la consultazione popolare al 2023. Forse in primavera.
Chiesto un approfondimento alla Commissione per i procedimenti referendari
Ieri, la prima Commissione “Istituzioni e autonomia” ha deciso a larga maggioranza – con il voto contrario di Pcp e Forza Italia – “di condurre alcuni approfondimenti sulla richiesta di referendum consultivo di iniziativa popolare”. Nello specifico – spiega una nota –, “la Commissione ha deliberato di sentire la Commissione per i procedimenti referendari. La decisione è arrivata dopo l’audizione del Comitato promotore del referendum su cui si è innestato un ampio dibattito tra i Commissari e i Consiglieri presenti”.
Dopo la riunione, il Presidente della prima Commissione Claudio Restano (Gruppo misto) spiegava: “Il dibattito odierno si è concentrato in particolare sul quesito da porre agli elettori, che deve essere specificato nel testo della delibera da proporre al Consiglio per la decisione sull’effettuazione del referendum consultivo. La proposta di legge è infatti complessa e articolata e non prevede un’unica tematica, ma una molteplicità di modifiche rispetto al sistema elettorale vigente”.
“Visto che si tratta della prima volta che viene richiesto un referendum consultivo e che non ci sono quindi dei precedenti cui fare riferimento – ha aggiunto –, il Presidente del Consiglio ha voluto conoscere l’orientamento della Commissione competente prima di iscrivere l’oggetto all’ordine del giorno dell’Adunanza. Prima della trattazione in Aula, ci è quindi parso importante fare degli approfondimenti, anche per definire un quesito da porre alla popolazione che risponda ai criteri di chiarezza, univocitàe che non sia contraddittorio rispetto al testo di legge su cui pronunciarsi. Vogliamo fare le cose bene, nel massimo rispetto dell’istituto referendario e del percorso di raccolta firme promosso dal Comitato, ma prendendoci il tempo necessario per definire il miglior modo possibile di mettere l’elettorato nelle condizioni di poter decidere”.
Cambiare un sistema che non funziona
Decisione che non è piaciuta al Comitato per la riforma elettorale, come spiega la portavoce Gabriella Poliani: “Questo rimando alla Commissione per definire l’iscrivibilità dell’oggetto all’ordine del giorno del Consiglio Valle, che di fatto è una prerogativa del presidente del Consiglio, ci ha lasciato molto perplessi. È una questione cui tenevamo molto e che avrebbe consentito di fare il referendum in autunno”.
Non solo: “Siamo molto amareggiati – aggiunge Poliani –. Al di là del fatto che sia stato agevole raccogliere le firme (3.363 quelle totali, tutte convalidate, ndr.), è stato faticoso consegnarle. Ci credevamo e credevamo anche molto al nostro presidente del Consiglio, che sulla democrazia diretta ha lavorato molto. La delusione è a tutto tondo ma siamo ancora agguerriti, se il gioco si fa duro siamo pronti perché siamo nel giusto. E questa è una propulsione forte”.
Il sospetto – a voler malignare – è che l’attesa per il referendum spegnerà un po’ l’attenzione attuale sul tema, che oggi accende il dibattito pubblico. La referente del Comitato sgombera il campo dalla domanda malevola: “Bisogna fare attenzione sul fatto che non venga mai meno l’attenzione. Va detto che il modo in cui non stanno funzionando l’Amministrazione ed il sistema politico sono una pubblicità continua sul fatto che il cambiamento sia indispensabile. Noi sottolineeremo ogni volta che il cambio delle regole è determinante per evitare fenomeni di malgoverno e malapolitica”.
E ora?
Dopo la “doccia gelata” arrivata da piazza Deffeyes, il Comitato non intende abbassare i giri: “Noi continueremo a tenere la pressione alta sull’importanza di fare questa riforma – chiude Poliani –. Il nostro sistema non funziona, mentre nelle altre regioni c’è una certa stabilità. Chiediamo questo: facciamo nostro il modello di altre regioni virtuose. Ora sembrano esserci altre ipotesi in campo, da parte del Pd o della Lega. Noi aspettiamo di vederle. Siamo un comitato di cittadini, non ci interessa chi fa la riforma ma che venga fatta. Perché è chiaro che questo sistema non funziona più”.