“La chiusura dei tunnel alpini non è un problema solo valdostano ma italiano. Serve un’azione nazionale per impostare nuovi meccanismi di relazione attraverso le Alpi con la Francia e con i Paesi europei” dichiarano Jean Barocco, consigliere nazionale Uncem, e Marco Bussone, presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani.
Secondo i due rappresentanti, i tunnel chiusi per manutenzione restano una criticità che impatta sul traffico e sull’economia dei territori di confine. “Occorre rilanciare con urgenza la progettazione della seconda canna del Monte Bianco, senza attendere decenni come nel caso della Tav in val di Susa – aggiungono –. È necessario lavorare con tutti i livelli istituzionali, a partire dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per dare piena attuazione al Trattato del Quirinale”.
Barocco e Bussone sottolineano come la chiusura contemporanea del Colle del Piccolo San Bernardo e del Monte Bianco rischi di riversare tutto il traffico su Sempione e Frejus, già congestionati: “Si tratta di situazioni che causano gravi danni ai Comuni di confine, che non possono essere considerati margini ma territori che necessitano di politiche e attenzioni nazionali».
Infine, l’appello:”Gli interventi al Bianco siano più veloci, senza chiusure ricorrenti. Si agisca celermente per evitare problemi permanenti a imprese e cittadini. Non vogliamo che le Alpi diventino una barriera”.
Una risposta
Serve un tunnel ferroviario di base, come hanno fatto a Fortezza Innsbruck senza troppe storie. Il trasporto su gomma è roba del secolo XIX