Aids, nel 2021 sei nuovi casi in Valle d’Aosta

Tre casi rilevati in ambulatorio, altri 3 sono emersi dalla diagnostica di pazienti in fase di ricovero ospedaliero. La primaria Silvia Magnani: “Purtroppo l'emergenza sanitaria continua a togliere risorse alla gestione delle malattie croniche"
Sanità

Sono sei i nuovi casi di infezione (3 uomini e 3 donne) da Hiv diagnosticati nel 2021 nella nostra regione.
Tre casi sono stati rilevati dall’attività di ambulatorio nel periodo antecedente l’emergenza sanitaria e nel periodo in cui la pressione della pandemia era meno intensa, altri 3 sono emersi dalla diagnostica di pazienti in fase di ricovero ospedaliero per patologie opportunistiche concomitanti,” 2 di questi purtroppo in fase di malattia troppo avanzata per consentirne la sopravvivenza, nonostante l’importante sforzo messo in campo con terapie antiretrovirali e di supporto aggressive”.

Nella giornata mondiale contro l’Aids la struttura di malattie infettive diretta dalla dottoressa Silvia Magnani fa il punto della situazione.

“Purtroppo l’emergenza sanitaria continua a togliere risorse alla gestione delle malattie croniche – dice Magnani. “Se da una parte, grazie alle vaccinazioni, il numero di casi, di ricoveri e di occupazione delle terapie intensive per Covid è nettamente inferiore rispetto a un anno fa e se abbiamo la possibilità di agire tempestivamente contro il Covid con gli anticorpi monoclonali, il Remdesivir e le terapie antinfiammatorie specifiche, dall’altro lato il carico sulle spalle delle strutture ospedaliere per la gestione di casi gravi tra i non vaccinati e per la somministrazione di terapie tempestive ed efficaci in pazienti a rischio, che non avevano ancora ricevuto la dose booster di vaccino, rischia di rallentare la continuità dell’attività ambulatoriale”.

“Tutto questo  – prosegue Magnani – pone i nostri pazienti in difficoltà rispetto alle opzioni terapeutiche successive, nonostante gli ottimi risultati ottenuti anche nella Regione Valle d’Aosta come nel resto d’Italia nella gestione di questa grave malattia e nel recupero di questi pazienti alla vita sociale e lavorativa”.

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