Problemi e carenze di personale nella sanità valdostana, nuovo capitolo. Dopo l’Ordine dei medici valdostano, l’Assessore Barmasse e la Cgil, anche le organizzazioni sindacali della Dirigenza Medico-Sanitaria – Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Anpo, Cimo e Fassid – affrontano la questione.
Anzitutto sulla parte economica: “La professione medica – spiegano – è una di quelle a più alta complessità gestionale e decisionale e richiede anni e anni di studio: se si lavora tanto, male e con remunerazione non adeguata, meglio andare altrove. Appare quindi chiaro che per tamponare la situazione e cercare di mantenere almeno i servizi essenziali (i cosiddetti LEA), la soluzione più immediata è legata alla previsione di incentivi economici per richiamare rapidamente personale verso la nostra Regione”.
Per rendere chiaro il concetto, i sindacati medici giocano in punta di paragone calcistico: “Nessuno si scandalizza dei 40 milioni annui pagati a Messi al PSG: si è certi che tale prezzo rappresenti un investimento per marketing e vittorie. Allo stesso modo in sanità, per avere i ‘Messi’ e per ritornare all’eccellenza di un tempo (non molto lontano) non è forse giusto alzare il prezzo?”.
Una questione (anche) di progettualità
Insomma, “le considerazioni dell’Assessore sulla questione ‘economica’, non solo sono condivisibili, ma sono in accordo con quanto già espresso nei nostri precedenti comunicati stampa degli ultimi 10 anni – proseguono le parti sociali mediche –. In un momento di emergenza nazionale per la Sanità Pubblica, la nostra Regione, vuoi per la vicinanza con realtà di confine disposte a offrire ai medici retribuzioni maggiori e condizioni lavorative migliori, vuoi per la peculiarità geografica e infrastrutturale, con costo medio della vita tra le più alte d’Italia e mal servita dal punto di vista dei trasporti pubblici, si è trovata al centro della ‘tempesta perfetta’ con diversi medici in fuga verso realtà più remunerative e concorsi pubblici pressoché deserti”.
E ragione ce l’ha anche il Presidente dell’Ordine dei medici Rosset: “Come infatti denunciato più e più volte anche dai sindacati di categoria, senza una progettualità che vada ad interessare i molteplici aspetti della nostra professione e dei servizi sanitari (ricerca, innovazione tecnologica, possibilità di crescita professionale, rinnovamento degli incarichi dirigenziali, accordi con le università limitrofe, sburocratizzazione, aumento posti letto ospedalieri, riorganizzazione territorio, solo per citarne alcuni) le sole azioni volte ad incrementare gli stipendi non sono sufficienti”.
Sono in corso da mesi incontri tra parti sociali, sindacati, assessorato e vertici aziendali e si stanno cercando molteplici strategie – prosegue la nota –, perché finalmente anche chi prima era cieco si è accorto che serve un servizio ospedaliero pubblico regionale più efficiente e accogliente sia per gli operatori che per i cittadini.
La questione del “bilinguismo”
Per quanto riguarda la questione bilinguismo “i sindacati chiedono da tempo che esso, semplicemente, non sia lo spartiacque iniziale per accedere al servizio in ospedale, ma che prima si valutino e si scelgano i medici, i dirigenti sanitari e il personale del comparto per le capacità professionali e tecniche, e poi si proceda, dopo un adeguato intervallo di tempo, alla verifica circa la conoscenza della lingua francese, a conferma definitiva del posto di lavoro”, spiegano ancora Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Anpo, Cimo e Fassid.
La “tirata d’orecchie” ai giornali e alla politica
Non manca poi un appunto, non certo morbido, ai giornali: “Non è la prima volta che alcuni professionisti dell’informazione o personaggi politici, probabilmente a causa dell’inadeguata preparazione in materia e della poca chiarezza comunicativa, rappresentano la questione della crisi sanitaria pubblica in Valle con eccessiva semplificazione, alla ricerca del sensazionalismo a ogni costo, dimenticando che essa ha enormi ricadute sociali ed economiche”, spiegano ancora le parti sociali mediche.
Poi l’appello: “Quindi, per favore, che il tempo delle strumentalizzazioni politiche e giornalistiche finisca. È ora di lavorare tutti insieme, ognuno nel suo ambito professionale (sanitario, politico, giornalistico, gestionale) con responsabilità e determinazione, con critiche e proposte costruttive: è imperativo salvare quel che resta della nostra Sanità Pubblica Regionale, destrutturata e svilita dalle incapacità e, forse, volontà politiche e aziendali perpetratesi sino alla scorsa legislatura”.
“In caso contrario – chiude la nota –, non resterà che osservare inermi il definitivo assalto da parte di cooperative private al nostro ospedale (che di soldi ne pretenderanno parecchi, mentre saranno molto poco interessate a tutto il resto), con inevitabile crollo dei servizi in termini di qualità e con aumento dei costi per l’utenza: e allora ci sarà davvero molto poco da dire/scrivere e soprattutto da fare”.