Covid-19: verso il reintegro in Valle d’Aosta di una cinquantina di sanitari

Sono in totale 22 infermieri, 11 Oss e 20 tra tecnici, fisioterapisti e ostetriche i soggetti prossimi al rientro, cui va a sommarsi un numero esiguo ma comunque rilevante di dottori.
medico di famiglia
Sanità

Sarà reintegrata a decorrere da oggi, martedì 1º novembre, la cinquantina tra infermieri, Oss, tecnici e sanitari sospesa a causa della mancanza della vaccinazione anti Covid-19 e della correlata certificazione. A decorrere da mercoledì 2 novembre, i dirigenti dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta potranno prendere atto del rientro alle proprie mansioni sancito dal Consiglio dei Ministri di ieri, lunedì 31 ottobre.

I professionisti sospesi

Sono in totale 22 infermieri, 11 Oss e 20 tra tecnici, fisioterapisti e ostetriche i soggetti prossimi al rientro grazie al decadimento dell’obbligatorietà vaccinale per medici e professioni sanitarie, cui va a sommarsi un numero esiguo ma comunque rilevante di dottori.

“Attorno alla metà della settimana sarà possibile fare meglio il punto con l’ufficio personale e tracciare un primo bilancio circa la cancellazione dei provvedimenti di sospensione sancita sia da parte dei vari Ordini sia dalla pubblicazione del decreto ministeriale sulla Gazzetta ufficiale – spiega il direttore sanitario Guido Giardini -. Tale normativa, stabilita dal Governo dopo aver vagliato le difficoltà registrate dal sistema sanitario durante questi mesi nonché l’attuale andamento epidemico, sicuramente non potrà che facilitare l’erogazione dei servizi medici con un minore rischio di contagio legato allo svolgimento degli stessi”.

“Un lento e graduale ritorno alla normalità”

Il pieno rientro nelle proprie mansioni dei sanitari sospesi permetterà di agevolare le prestazioni sanitarie rimaste precarie nonché di semplificare la risoluzione delle criticità riscontrate tra ospedale, ambulatori e strutture territoriali.

“Tale misura potrà aiutare, dopo due anni e mezzo di pandemia durante i quali le scelte governative in materia di vaccini hanno causato divisioni sul fronte medico e infermieristico, a raggiungere un equilibrio delle posizioni oltre che un lento e graduale ritorno alla normalità dei servizi di assistenza ai cittadini – commenta ancora Giardini -. L’auspicio è sicuramente quello di poter sanare la perenne carenza di letti permettendo così il ricovero dei pazienti in pronto soccorso e il recupero di ricoveri programmati e lista di attesa, obiettivo sul quale puntiamo nell’ultima parte di quest’anno, una stagione invernale che, come consuetudine, vedrà un aumento degli accessi negli ospedali dovuto ai traumi da sci”.

I reparti rimasti chiusi

A oggi sono ben tre i reparti dell’Ospedale Umberto Parini di Aosta rimasti chiusi per un totale di 62 posti letto tuttora mancanti.

“Mentre Gastroenterologia è stato accorpato a Chirurgia generale e Oncologia e nefrologia risulta non funzionante soltanto per metà, la sezione di Chirurgia toracica condivide attualmente i propri spazi con la struttura complessa di Otorinolaringoiatria – chiarifica meglio Giardini -. Dopo aver lungamente ospitato il reparto Covid 1, Neurologia è stata sottoposta a lavori di ristrutturazione che ci permetteranno di riprenderne appieno le attività già da dicembre trasferendo nuovamente il centro ictus precedentemente associato per affinità a Cardiologia”.

Le mascherine

Nonostante l’apertura ai professionisti sanitari non vaccinati sancita dal Governo, la specifica ordinanza del ministro Orazio Schillaci proroga l’obbligatorietà per dipendenti e visitatori di microcomunità, Rsa e ospedali di indossare la mascherina di protezione delle vie aeree.

“Non posso che approvare tale decisione per il bene, reduci dalle due ondate successive di Covid-19 che ci hanno colpiti tra estate e autunno, del nostro unico polo ospedaliero regionale – conclude Giardini -. Con l’inverno oramai alle porte e la possibilità dell’insorgenza di una epidemia influenzale da tre anni mancante che si fa sempre più concreta, è necessario premunirsi tramite apposite vaccinazioni nonché indagare la risposta della popolazione a tale nuovo ceppo”.

3 risposte

  1. L’ospedale è nella mer*a più che mai. Ho avuto l’occasione di trascorrere una notte intera al P.S. e non posso che elogiare il poco personale all’opera…. Si è prodigato, nonostante il casino, a fornire il massimo dell’assistenza ai tanti richiedenti aiuto che erano presenti, con umanità e professionalità.
    Ma non si può lasciare un intero ospedale (perché negli altri reparti non va meglio) in mano alla buona volontà degli operatori: il malcontento dilaga ed è una bomba a orologeria pronta ad esplodere…

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