I casi di peste suina africana individuati in Piemonte e Liguria hanno allertato la rete nazionale e fatto scattare immediate restrizioni contenute in un’ordinanza firmata dal Ministero della Salute e da quello delle Politiche Agricole per fermare la diffusione nei 114 comuni di Piemonte e Liguria coinvolti.
Tra queste, il divieto di ogni attività venatoria – salvo la caccia selettiva al cinghiale –, ma anche quelle di raccolta dei funghi e tartufi e della pesca. Nella stessa area territoriale sono anche vietati il trekking, la mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti.
A spiegarlo, in una nota, è Coldiretti Valle d’Aosta, che segnala come la peste suina africana sia una malattia che può colpire cinghiali e maiali – altamente contagiosa e spesso letale per questi animali – ma come non sia, invece, trasmissibile agli esseri umani.
La Valle d’Aosta, grazie alla sua particolare conformazione geografica e alla presenza di un numero contenuto di allevamenti suini a carattere prevalentemente familiare, è più “protetta” rispetto ad altri territori in relazione al rischio di propagazione del virus.
È stata comunque attiva una sorveglianza e il monitoraggio sui capi morti portati avanti dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
“L’attività dell’Istituto Zooprofilattico è estremamente importante per evitare che questa malattia, letale per i suini, si espanda in altre aree con conseguenze e contraccolpi economici importanti per chi alleva o lavora la carne di suino” sottolinea Alessio Nicoletta, Presidente di Coldiretti Valle d’Aosta.
“È fondamentale proseguire con l’attività di contenimento degli ungulati la cui proliferazione, da noi già denunciata con una manifestazione a luglio, può compromettere l’equilibrio ambientale di tutto il territorio valdostano – spiega invece il direttore di Coldiretti Valle d’Aosta Elio Gasco –. Se è vero che la peste suina africana non può trasmettersi all’uomo, le ripercussioni di limitazioni, come quelle introdotte in Piemonte e Liguria, sarebbero decisamente pesanti in una regione turistica come la nostra”.