Peste suina africana, Confagricoltura VdA: “Necessaria la massima vigilanza”

Nonostante la malattia non sia trasmissibile all'uomo e “che le carni suine commercio sono sicure per i consumatori” – aggiunge Confagricoltura – “in Valle d’Aosta gli allevamenti di suini sono prevalentemente a carattere familiare e di ridotte dimensioni e per questo è ancor più necessario vigilare”.
Sanità

I casi di peste suina africana riscontrati in Piemonte e in Liguria sui cinghiali preoccupa gli agricoltori valdostani. “Al momento la malattia è confinata in 114 comuni a cavallo dell’Appennino, tra Piemonte e Liguria – spiega Morena Danna, coordinatrice di Confagricoltura Valle d’Aosta – e l’attività di monitoraggio svolta dalle due regioni interessate con il supporto dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, della Liguria della Valle d’Aosta non ha rilevato animali morti per la peste suina al di fuori dell’aria infetta. Ciononostante, è necessaria la massima vigilanza per evitare che la malattia si diffonda“.

Nonostante la malattia non sia trasmissibile all’uomo e “che le carni suine commercio sono sicure per i consumatori” – aggiunge Confagricoltura – “in Valle d’Aosta gli allevamenti di suini sono prevalentemente a carattere familiare e di ridotte dimensioni e per questo è ancor più necessario vigilare”.

“Il ritrovamento di cinghiali infetti da peste suina deve rappresentare un monito per lei istituzioni. È necessario intensificare le azioni di contenimento dei selvatici che causano danni all’agricoltura e rappresentano un veicolo per la trasmissione di malattie – dichiara invece il direttore di Confagricoltura Valle d’Aosta Ercole Zuccaro –. Alle istituzioni ricordiamo che i danni sono provocati non soltanto dei cinghiali, ma anche dai lupi, che soprattutto negli alpeggi continuano a mietere vittime tra gli animali, rendendo sempre più difficile l’attività di monticazione delle mandrie di bovini e delle greggi di ovini. Per questo è necessario intensificare gli sforzi per limitare l’eccessiva proliferazione di selvatici che ostacolano l’attività zootecnica, fondamentale per l’economia della Valle”.

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