“Criticoni”, ecco le recensioni migliori del laboratorio di Aiace Vda

A vincere sono state le recensioni della classe 3B del Liceo Scientifico E. Bérard, della 2A AFAM dell'ISIT Manzetti e della 3A ITT dell'ITPR Corrado Gex. Le trovate all'interno dell'articolo.
Criticoni 2024
Scuola

Sono nove le classi che quest’anno hanno partecipato a “Criticoni“, il laboratorio di critica di Aiace Vda, realizzato con il contributo di Film Commission Vallée d’Aoste e la media partnership di AostaSera, nato per promuovere la cultura cinematografica tra le generazioni più giovani e formare un pubblico più consapevole. Il laboratorio è stato tenuto da due membri dell’Associazione, Sara Colombini e Gianluca Gallizioli, che, coniugando l’approccio teorico a quello pratico, hanno incontrato i ragazzi per avvicinarli al mondo della scrittura critica per il cinema. Durante l’evento conclusivo, tenutosi lunedì 22 aprile in Cittadella dei Giovani, sono stati premiati i lavori dei gruppi più meritevoli: le loro recensioni, ad opera della classe 3B del Liceo Scientifico E. Bérard, della 2A AFAM dell’ISIT Manzetti e della 3A ITT dell’ITPR Corrado Gex, le trovate pubblicate qui sotto.

Premiazioni di criticoni
Premiazioni di criticoni

Liceo Scientifico E. Bérard, classe 3B 

“Persona” di Sujin Moon: il tema del doppio e l’identità in un bagno dai colori spenti

Persona
Persona

“Persona” di Su-jin Moon (Corea del Sud, 2022, 6′)  

Il cortometraggio animato di Sujin Moon, intitolato “Persona”, è ambientato in un’atmosfera di tristezza e solitudine caratterizzata da un bagno a toni spenti. La protagonista è una ragazza con il viso mascherato da un sorriso, con cui maschera la sua tristezza. Attraverso il tema del doppio e dell’identità, il cortometraggio ci fa riflettere sulla maschera sociale che indossiamo e sulla nostra progressiva perdita di autenticità. Il bagno è un luogo intimo e personale, ma nel cortometraggio “Persona” diventa un simbolo di solitudine e tristezza. I colori spenti e la mancanza di luce riflettono lo stato d’animo della protagonista, intrappolata in un ambiente che rispecchia il suo disagio interiore. La giovane donna si cela dietro una maschera adornata da un sorriso dipinto, un tentativo di celare la sua angoscia interiore. Tale maschera, simbolo della nostra tendenza a occultare le nostre vere emozioni dietro un’apparenza di gioia, riflette la paura del giudizio altrui o il desiderio di mantenere una facciata sociale accettabile.

Attraverso lo specchio, il cortometraggio esplora il concetto del doppio. Da un lato, la ragazza appare triste e vulnerabile, mentre dall’altro indossa la maschera della felicità. Questa dualità mette in luce quanto possiamo essere diversi dentro e fuori, mostrando come spesso ci perdiamo nella ricerca di conformarci agli standard sociali, sacrificando la nostra autenticità. Con il passare del tempo, la protagonista si impegna sempre più a mantenere la sua maschera, finendo per smarrire la propria identità autentica fino a essere completamente sostituita dalla maschera stessa. Man mano che la protagonista si sforza di mantenere la sua maschera, perde sempre di più la sua identità autentica fino al punto in cui la maschera rimpiazza definitivamente la ragazza.

Premiazioni di criticoni
Premiazioni di criticoni

Recensione di Fulvio Bullari e Francesco Cristiani

ISIT Innocent Manzetti, classe 2A AFAM

“I’m trying to remember”. Ricordi dimenticati e fantasmi del passato: alla scoperta di un capitolo buio della storia moderna.

Premiazione di Criticoni
Premiazione di Criticoni

“I’m trying to remember” di Pegah Ahangarani (2021, Repubblica Ceca, 16′)

Alla fine del novecento in Iran, un paese dilaniato dalla recente Rivoluzione, una ragazza di nome Pegah, guardando dei ricordi di famiglia, si ritrova di fronte ad una foto che ritrae Gholam, un vecchio amico di cui si era follemente innamorata da bambina. Ricorda che Gholam era molto affezionato a lei e che spesso le cantava delle canzoni; che amava riprendere tutto ciò che accadeva intorno a lui e che aveva da sempre dimostrato un grande interesse verso gli atti rivoluzionari, documentando con una telecamera le ribellioni a cui prendeva parte. Un giorno all’improvviso, i filmati si interruppero e Gholam sparì.

Sono passati molti anni dalla sua scomparsa, Pegah ormai è cresciuta e non ha più avuto notizie di Gholam. Tutto ciò che le rimane sono le vecchie foto e i video dell’amico. In una di queste nota che il viso di Gholam è graffiato e, perplessa, decide di chiedere spiegazioni ai suoi familiari senza però ottenere risposta. Dato il sospettoso comportamento dei suoi parenti, Pegah cerca risposte tra gli amici ed è proprio grazie a questi che scopre l’esistenza di miriadi di foto di altre persone con i volti cancellati. Scopre l’esistenza di “tanti Gholam”.

Incentrato sui temi della memoria e del cambiamento, questo cortometraggio dipinge un quadro vivido della Rivoluzione Iraniana e delle sue conseguenze. Nato con l’obiettivo di riportare a galla un periodo buio e a lungo trascurato della storia moderna, questo breve film ci offre spunti di riflessione e ci permette di immedesimarci in coloro che hanno vissuto la rivoluzione sulla propria pelle.

I'm trying to remember
I’m trying to remember

Il regista ha deciso di basare interamente il film sullo scorrimento di vecchie foto e filmati che, come dei veri e propri flashback, ci aiutano a ripercorrere dei momenti passati. Questa scelta fa sì che allo spettatore sembri di star guardando le immagini dagli occhi di Pegah, rendendolo ancora più coinvolto ed immerso nella storia. Inoltre lo scorrimento delle immagini presenta un ritmo diverso a seconda della situazione: scorrono lentamente nei momenti di narrazione o di dialogo, mentre si alternano rapidamente in scene di tensione quali, ad esempio, quella in cui  Pegah scopre dell’esistenza di “tanti Gholam” scomparsi.

Anche la colonna sonora varia nel corso della visione. Si alternano la voce di Gholam che canta una canzone alla piccola Pegah, alcune melodie rilassanti, nei momenti di serenità, e i ritmi più intensi in corrispondenza degli atti rivoluzionari. Ognuna di queste musiche ha contribuito ad enfatizzare le diverse situazioni, facendoci vivere una vera montagna russa di emozioni. Il cortometraggio è inoltre caratterizzato dalla presenza di una voce narrante interna, quella di Pegah, che dialoga in lingua Persiana. Nonostante questa sia una lingua a noi sconosciuta, apprezziamo il fatto che, grazie ad una sapiente disposizione dei momenti di silenzio e alla diversa tonalità delle parole del narratore, i suoi sentimenti emergono ugualmente. Inoltre il corto è accompagnato da sottotitoli che aiutano lo spettatore a comprendere l’intera storia della protagonista, comportando però una parziale riduzione dell’attenzione dello spettatore.

Abbiamo apprezzato il film e ne consigliamo caldamente la visione!

Recensione di Matteo Diemoz e Sofia Susanna

ITPR “Corrado GEX”, classe 3A ITT 

Persona, felicità o pura finzione?

persona
Persona

“Persona” di Su-jin Moon (Corea del Sud, 2022, 6′)  

In uno scenario privo di dialoghi, il cortometraggio “Persona” mostra una ragazza che appare spensierata quando si trova in compagnia delle amiche, ma che in realtà nasconde una crisi d’identità. La protagonista, infatti, ha una doppia personalità: una volta a casa la maschera che indossa le scivola via, mettendo così a nudo quella che è la sua vera persona.Queste due situazioni opposte vengono sottolineate dal contrasto dei colori e dall’illuminazione: in pubblico le scene sono ben illuminate e caratterizzate da colori accesi; nell’intimità delle mura di casa, invece, è presente uno scenario cupo e triste contraddistinto da toni scuri e spenti.

Anche l’inquadratura varia in base alle scene e, soprattutto, allo stato d’animo della protagonista. Quando lei si trova fuori con le amiche spesso è soggettiva, quindi gli spettatori vedono attraverso i suoi occhi oppure è una mezza figura dove le persone sono al centro dell’inquadratura. Le scene ambientate in casa mostrano diverse inquadrature particolari: è frequente la ripresa dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, che sottolinea l’importanza della scena. Per quanto riguarda i personaggi, hanno le caratteristiche degli “anime” giapponesi. Le figure vengono rappresentate in modo semplice e stilizzato mentre gli sfondi sono più dettagliati e realistici per facilitare l’immedesimazione degli spettatori nei personaggi.

Inoltre le persone presenti nel cortometraggio non hanno nomi per sottolineare il fatto che sono privi di una loro identità. Persona è un cortometraggio di breve durata, in cui i personaggi non hanno nome e non si esprimono a parole, che permette un’interpretazione libera in cui chiunque può immedesimarsi nella protagonista. Apparentemente può sembrare sprovvisto di significato, ma in realtà nasconde un messaggio importante, proprio come i suoi personaggi si nascondono dietro una maschera.

Recensione di Martina Perri, Alessia Rial e Giulia Vasciarelli

Premiazioni di criticoni
Premiazioni di criticoni

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