Aosta-Pré-Saint-Didier: la “Maratona ferroviaria” ne chiede la riapertura e l’arrivo a Courmayeur

Questo pomeriggio al Csv la "Maratona" di Amodo ha radunato le associazioni. L'obiettivo: sollecitare il nuovo Consiglio regionale sulla legge di iniziativa popolare per riaprire la tratta verso l'alta Valle, e arrivare alle pendici del Monte Bianco.
Società

“Chi ha investito sulle ferrovie con intelligenza è in grado di dimostrare che c’è un ritorno economico. In tempi come questi, in cui si parla di qualità dell’aria e di emissioni, l’obiettivo dell’Europa è quello di ‘de-carbonizzare’ i trasporti, e la ferrovia si presta. Una ferrovia che dev’essere ideata per i residenti, i pendolari e per il turismo sostenibile”.

Parole di Anna Donati, portavoce di Amodo Alleanza per la Mobilità dolce, che raccoglie in tutta la penisola 32 associazione che si battono per valorizzare le ferrovia italiane. Donati arriva ad Aosta – al Csv -, naturalmente in treno, per una tappa della “Maratona Ferroviaria 2018” partita da Firenze e risalita su fino in Valle, per parlare della linea Aosta-Pré-Saint-Didier: “Abbiamo deciso di arrivare qui – spiega Donati – perché sappiamo che la tratta è ancora sospesa e per sostenere la battaglia di comitati e cittadini per chiedere al nuovo Consiglio regionale di portare avanti il processo della sua riapertura. Noi non ci accontentiamo della carte, noi vogliamo tornare sul treno”.

Treno che è il mezzo su cui puntare: “In molte regioni, soprattutto al sud ma anche in Valle – prosegue Donati -, è molto di moda tagliare sul trasporto locale e salvare molto di più la gomma. Ci sono regioni però che non hanno tagliato nulla, il Trentino ha investito moltissimo sul trasporto ferroviario e hanno dimostrato i 100 milioni spesi per la ferrovia in Val Venosta possono pareggiare l’investimento fatto in breve tempo”.

Stessa posizione di Alessandra Piccioni, Legambiente, che cerca di uscire dal gioco di sponda delle posizioni politiche: “La nuova legislatura ci porta a mandare un messaggio a chi prenderà posto sugli scranni del Consiglio regionale: laddove si è scelto di investire sulla ferrovia si è sempre fatto oltre la politica delle ‘maggioranze’, è una questione di buon senso. Questo è il nostro auspicio: speriamo che questo tema sia una volontà quanto più condivisa dal nuovo Consiglio, da mettere tema subito all’ordine del giorno perché la ferrovia può essere un perno strategico per il turismo sostenibile e per la nostra regione”.

Il “perno” politico si basa invece sulla legge di iniziativa popolare approvato all’unanimità in piazza Deffeyes, ma rimasto nei cassetti della Regione. Lì c’è la riapertura della tratta fino a Pré-Saint-Didier, ma non solo: “Oggi abbiamo un programma strategico di intervento pronto – spiega invece Elio Riccarand, del Comitato Valle d’Aosta Riparte -, ma finora la volontà politica non ha fatto fare nessun passo ulteriore. Entro fine 2018 lo Studio sull’aumento della portata (da 16 a 18 tonnellate, ndr) dovrebbe essere pronto, e con i lavori previsti in 5/6 mesi significherebbe che entro settembre 2019 linea può essere riaperta, ma dipende dalla volontà politica”.

Non solo riapertura della tratta, si diceva: “Nella legge – prosegue Riccarand – è previsto anche il prolungamento della linea fino a Courmayeur, pochi chilometri ma molto importanti. Arrivare ad Entrèves da dove parte SkyWay da un lato e la funivia per la Val Vény dall’altro sarebbe fondamentale. È chiaro che l’intervento ha bisogno di uno studio di pre-fattibilità, peraltro da poche decine di migliaia di euro, che ad oggi è fermo. Così la linea acquisterebbe una valenza enorme, anche in virtù del percorso per eleggere il Monte Bianco a patrimonio dell’Unesco, e per la mobilità ‘dolce’ e sostenibile”.

Sulla necessità di una linea che arrivi alle pendici del “Tetto d’Europa” si spende anche Massimo Ferrari, Presidente Assoutenti/Utp: “Per capire che la ferrovia non è superata basta guardarsi attorno, basta guardarsi attorno, anche senza andare in Trentino. Basta attraversare il Bianco e vedere la rete che parte da Chamonix, ad esempio, e che attira migliaia di persone in questi trenini turistici alpini. Oppure basta attraversare il Gran San Bernardo, scendere dal lato Svizzero, e scoprire che il Vallese è pieno di queste ferrovie. Solo dal lato valdostano non c’è questa valorizzazione”.

Valorizzazione che è anche un valore di solidità sociale: “Questa è l’occasione – spiega invece Fabio Protasoni dell’Associazione Pendolari stanchi – per vedere la ricchezza che un certo modo di intendere la mobilità ha anche sul piano economico, sociale e turistico nel nostro paese. 

Vogliamo ribadire che abbiamo una grandissima ricchezza nella mobilità dolce che si chiama Aosta-Pré-Saint-Didier, un grande ‘atout’ se si vuole perseguire perché si apre sul Bianco, una delle più belle realtà turistiche del Paese e d’Europa. Questo problema grida ‘vergogna’, anche rispetto a ciò che altre regioni stanno facendo. È nostra convinzione che ci sia una forte potenzialità anche per i turisti che possono arrivare in Valle grazie ad un servizio fatto in modo diverso e innovativo, già peraltro individuato dal Piano strategico”.

Protasoni, poi, “tira le orecchie” alla politica ed il suo “immobilismo”: “Poco tempo fa è avvenuto un tragico incidente a Caluso, che ci ha molto colpiti. Investire dal punto di vista strategico sulla ferrovia, con una politica turistica e per i pendolari/cittadini, pensando anche alla valenza sociale del trasporto pubblico, vuol dire anche investire sulla sicurezza. La responsabilità politica in quello che è successo a Caluso c’è, non è questione di destino ‘cinico e baro’. Non serve solo manutenzione ma c’è bisogno di investimenti anche sull’innovazione e la sicurezza”.

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