Artigianato, la Millenaria ha il suo “brand”: nasce “La Saint-Ours”

Frutto del lavoro d’équipe di nove grafici, è stata presentata oggi la nuova "veste" della Fiera, con un nuovo nome, “La Saint-Ours - Fiera Millenaria dell’artigianato di tradizione - Aosta” ed un logo registrato.
Società

Di fronte al pubblico l’inizio di tutto, il primo manifesto della Fiera di Sant’Orso, del 1966, realizzato dal compianto Franco Balan. Dietro, proiettato, il nuovo “Anno Zero” per la “Millenaria”, il nuovo brand della Foire presentato oggi, mercoledì 10 aprile, all’Auditorium dell’Istituto musicale pareggiato, nella Torre dei Balivi di Aosta. 

Frutto del lavoro d’équipe di nove studi grafici – quelli di Elisa Avantey, Davide Bongiovanni, Marco Carere, Pierfrancesco Grizi, Stefano Minellono, Federico Salomone, Luciano Seghesio e Daniela Grivon, Marina Vettorato e Laurent Vicquéry – riunitisi per l’occasione in una Associazione temporanea di imprese, il primo scoglio da superare era quello di raccontare – in maniera immediata – tutto il “mondo” che compone la Fiera, che lo alimenta e lo fa vivere.

Anzitutto, un nuovo nome: “Mancava nome univoco che distinguesse la Fiera – ha spiegato il grafico Laurent Vicqéry -. Siamo partiti dal francese e tenuto ‘La’ perché è ‘La’ Millenaria. La nostra è qualcosa di diverso da una semplice Fiera, è un oggetto unico che nessun altro ha”.

Nasce così la nuova denominazione ufficiale, suddivisa in tre parti, per centrare senza equivoci la manifestazione: “La Saint-Ours – Fiera Millenaria dell’artigianato di tradizione – Aosta”.

Più complesso trovare un’immagine che la rappresentasse: “Dovevamo rappresentare l’idea di una molteplicità di persone raggruppate per due giorni, una volta all’anno da mille anni – racconta invece Pier Francesco Grizi, anch’egli grafico di lungo corso -. Non una cosa semplice, e tanti erano i ‘candidati’: dalle grolle alla pietra ollare, ma anche bastoni, santi, coppe dell’amicizia e tanto altro. Ogni segno però avrebbe escluso tutto un altro mondo. Ci serviva un segno trasversale in un’unica soluzione”.

Quindi? “Abbiamo scelto un logotipo – prosegue Grizi -, un insieme di lettere che creano un disegno e che raccontino così una storia riassunta in una piccola scritta formale”.

Ognuno dei grafici – chiusi in un “hackathon” fitto di idee – ha lasciato il suo segno su una lettera, in modo da richiamare la manualità e l’eterogeneità, cifre stilistiche della Millenaria.

Eterogeneità anche nel percorso politico che ha portato al nuovo “brand” de “La Saint-Ours”: “La Fiera è un momento in cui tutti ci ritroviamo e di cui siamo orgogliosi – ha commentato in introduzione l’Assessore regionale alle Attività produttive Renzo Testolin -. Questo è l’inizio di un percorso importante di tutela e valorizzazione collettiva di un patrimonio di tutti i valdostani. L’ex assessore Roscio ha dato il ‘la’ all’operazione, condivisa l’anno scorso con Jean-Pierre Guichardaz. Una strada che ci porta ad oggi, prima con la registrazione dei marchi verbali Fiera di Sant’Orso e Foire de Saint-Ours, poi con una programmazione che coinvolgesse i grafici nell’ideazione di un marchio visivo. Una scelta che ha tolto dall’impasse l’Amministrazione e sottolineato l’attenzione verso un appuntamento che, se dura da così tanto tempo, ha un valido motivo”.

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