Gli stereotipi di genere e la violenza sulle donne sono problemi onnipresenti, che molto spesso finiscono per essere silenziati e sminuiti. Per questo, SPI CGIL, Associazione Diritto al futuro, UISP, CONI, FENT, Comune di Jovençan e l’Azienda Termoplay di Pont-Saint-Martin hanno dato il via al progetto “Cambio di Costume”, finanziato dall’Assessorato regionale alla Sanità e alle Politiche Sociali e finalizzato ad indagare la diffusione o meno nella popolazione maschile della regione di stereotipi legati al genere.
Stereotipi di genere e violenza sulle donne
“Ci siamo accorti con il tempo che, malgrado in Valle d’Aosta ci sia da più di vent’anni, grazie al Centro Donne contro la Violenza, una rete che si occupa della violenza alle donne e di sostenerle quando hanno bisogno di aiuto, i dati continuano ad essere allarmanti.” Ha precisato Giacinta Prisant di Dora Donne Valle d’Aosta. Infatti, solo nel triennio 2019-2021, 152 donne si sono rivolte al Centro Donne contro la Violenza per ricevere supporto e secondo il P.M. Manilo D’Ambrosi la Valle d’Aosta è al secondo posto in Italia per numero di atti di violenza. “Come percentuale possiamo essere anche tra virgolette contente perché questo vuol dire che le donne nella nostra regione denunciano molto di più che da altre parti ma non va dimenticato che la violenza denunciata è solo una parte della violenza compiuta” ha riportato Prisant.
Con il progetto “Cambio di Costume”, si cerca dunque di fare un passo avanti. Gli strumenti messi in campo non mireranno solo ad occuparsi delle donne e della relativa sensibilizzazione sul tema. Ad essere chiamati in causa saranno gli stessi maltrattanti e più in generale tutti gli uomini appartenenti ad associazioni, istituzioni e imprese coinvolte. “La violenza non smetterà finché tutti gli uomini, non solo gli ‘altri’ prenderanno coscienza del problema. Di solito quando si parla ad un uomo di violenza contro le donne esce sempre fuori che ‘chi picchia le donne’ è qualcun altro. In realtà fare un’affermazione del genere vuol dire non aver capito e riconosciuto che la violenza nasce da una cultura precisa che purtroppo abbiamo sia noi donne che gli uomini capace di mettere sempre al secondo posto la donna. Per cambiare una cultura bisogna rendersi conto di esservi dentro.” ha sottolineato Giacinta Prisant.
Gli strumenti messi in campo da “Cambio di Costume”
Gli strumenti messi in campo da “Cambio di Costume” sono stati illustrati da Massimo Zanetti, professore di sociologia presso l’UniVda e presidente dell’Associazione Diritto al Futuro. La ricerca avverrà in due fasi. La prima consisterà nella somministrazione di questionari agli uomini adulti operanti presso gli enti partner. La seconda invece, si espleterà nell’organizzazione di focus group, ovvero interviste di gruppo rivolte agli uomini adulti operanti presso gli enti partner basate sui risultati delle rilevazioni precedenti. Il questionario, già redatto, consiste in 58 quesiti. La prima parte riproduce 28 domande riconducibili all’ultima indagine ISTAT sull’argomento, risalente al 2018.
“Questa parte del questionario permetterà di fare una cluster analysis, ovvero un’indagine che permette di individuare dei profili. L’indagine ISTAT ne aveva individuati cinque ma indagava sia uomini che donne.” Le restanti parti del questionario avranno come oggetto un tentativo di “internazionalizzazione” dell’analisi. Sarà adoperata la scala di Maura Mills, studiosa americana delle questioni di genere. Tale scala è composta da quattordici quesiti e come riporta lo stesso Zanetti “è validata a livello internazionale” e permetterà di comparare i risultati ottenuti a livello regionale con quelli ottenuti in contesti differenti. Inoltre, saranno presenti alcuni quesiti riguardanti gli stereotipi di genere nell’ambito delle occupazioni lavorative, tratti sempre da sondaggi ISTAT e alcune domande studiate ad hoc per il contesto Valdostano.
La ricerca avrà luogo tra maggio e settembre 2023 e i questionari anonimi verranno somministrati esclusivamente in formato digitale.
La violenza sulle donne in età senile
Per quanto comunemente si associ il fenomeno della violenza contro le donne alle fasce più giovani della popolazione, i dati ISTAT attestano che gli abusi colpiscono vittime di tutte le età. Sul tema dei maltrattamenti e dei femminicidi in età senile, durante la presentazione del progetto, è intervenuta Chiara Allera Longo, segretaria di SPI CGIL Valle d’Aosta. “Molti omicidi di donne anziane sono compiuti da compagni e mariti e vengono giustificati dal fatto che questi uomini non ce la fanno più a prendersi cura delle donne malate. Peraltro, questi delitti sono anche giudicati con benevolenza, non hanno grandi condanne perché sono compresi. I numeri ci dicono che sono molte le donne anziane vittime di violenza, non ne abbiamo contezza perché purtroppo le statistiche non sono così certe.” Secondo la Società italiana di Gerontologia sono venticinquemila le donne che hanno subito delle violenze nelle strutture sanitarie. La situazione è complicata dal fatto che non tutti questi reati vengono denunciati. “Ad oggi i protocolli sulla violenza sulle donne si riferiscono alle donne giovani. Una donna che subisce violenza può essere allontanata dal nucleo familiare ma se ad una donna giovane può essere costruito un altro luogo, con le donne più anziane la situazione è differente. Bisognerebbe fare dei protocolli appositi.” Ha dichiarato Chiara Allera Longo.