Coronavirus, l’Rt della Valle d’Aosta scende a 1,54

I dati dell'Istituto superiore di sanità relativi alla settimana 26 ottobre - 1 novembre 2020 (aggiornati al 7 novembre 2020). Secondo Paolo Spada, chirurgo vascolare all’Istituto Humanitas di Milano, la Valle d'Aosta potrebbe avere già superato il picco della seconda ondata.
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Dall’1,89 all’1.54. Migliora l‘indice di contagio Rt della Valle d’Aosta, come mostrano i risultati dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità -Ministero della Salute, con dati relativi alla settimana 26 ottobre – 1 novembre 2020 (aggiornati al 7 novembre 2020).

L’Rt più alto appartiene alla Lombardia con 2.08 è la regione con l’Rt più alto in base ai dati, seguono la Basilicata con 1.99, Piemonte con 1.97, Molise con 1.88. e Provincia autonoma di Bolzano 1.87. La media italiana è dell’1.72.

Secondo il report della Cabina di regia “l’epidemia in Italia è in rapido peggioramento. Nella maggior parte del territorio nazionale è compatibile con uno scenario di tipo 3 ma sono in aumento il numero di Regioni/PA in cui la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4. Si conferma pertanto una situazione complessivamente e diffusamente molto grave sull’intero territorio nazionale con criticità ormai evidenti in numerose Regioni/PA italiane”.

Secondo Paolo Spada, chirurgo vascolare all’Istituto Humanitas di Milano, la Valle d’Aosta potrebbe avere già superato il picco della seconda ondata.

“La Valle d’Aosta, che per prima ha raggiunto i vertici di incidenza, pare già aver scavallato”. – scriveva domenica sera nel suo consueto aggiornamento – “Si deve attendere conferma qualche giorno che non vi siano inversioni, ed è oltretutto presumibile che in questa seconda onda il picco sia meno acuto che a marzo (non sono ancora effettive le ultime misure di contenimento, e le stesse sono meno rigide del primo lockdown), ma l’attesa non sarà lunga”.

0 risposte

  1. I dati sono oggettivi, ma spero che nell’analisi si sia tenuto conto anche delle percentuali di tamponi positivi rispetto a quelli fatti ai nuovi pazienti, che da noi spesso superano di gran lunga il 50%. L’impressione, spero di sbagliarmi, è che il numero di nuovi malati dipenda ormai solo dalla capacità di analizzare i tamponi, per cui a quel punto ogni statistica sarebbe falsata (basterebbe fare come diceva Trump, riduciamo il numero di tamponi ed il numero di casi si ridurrà immediatamente).

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