Dalla panificazione alle consegne: la micro-impresa domestica di una valdostana

Il sogno di aprire un laboratorio e poter panificare fra le colline del basso Monferrato è diventato realtà per Laura Cardellino.
laura cardellino
Società

Le micro-imprese sono sempre più presenti sul territorio italiano, sintomo della tradizione agroalimentare del nostro paese e di una buona dose di intraprendenza, nonché un grande intuito per un nuovo mercato di nicchia che svincoli le persone dalle grandi catene di distribuzione.

Lo sa bene Laura Cardellino, aostana di nascita, ma piemontese da ormai diversi anni, da quando, universitaria fuori sede, cominciava a rientrare in Valle sempre meno, passando il suo tempo a Torino: “Dalla Valle d’Aosta in un certo senso non me ne sono andata, più che altro non sono tornata. Ho vissuto 2 anni con un’amica e poi con Alberto, all’epoca il mio fidanzato e dopo la sua naia ad Aosta siamo andati a vivere assieme”.

La ricerca di una casa a Torino si rivela più complicata del previsto e la coppia decide di dare una chance alla periferia, nonostante il vero colpo di fulmine arrivi inaspettato: “Dopo due anni ci siamo sposati. La casa era davvero microscopica e necessitavamo di allargare un po’ gli spazi. Abbiamo cominciato a cercare casa a Torino, l’idea era di comprarla e abbiamo incominciato a girare per case abbordabili, ovviamente mollando il centro e avvicinandoci alla prima cintura. Ogni tanto tornavamo ad Aosta dai parenti e durante una di queste trasferte mio padre racconta di aver incrociato una sua amica che, tra le altre cose, gli aveva raccontato di avere una cascina da vendere nel basso Monferrato. Ed è andata proprio così: io e Alberto, senza neanche sapere esattamente dove fosse il basso Monferrato avevamo deciso di comprare quella casa”.

Ad accoglierli una nebbia fittissima, nel mese di novembre, ma tantissimo entusiasmo. Nel mentre la vita va avanti e Laura diventa madre di Sara nel 2003 e di Viola nel 2006. La sua laurea in psicologia le permette di lavorare, ma con contratti precari e in un mondo che non garantisce alle donne di conciliare maternità e lavoro: “Avrei tanto voluto occuparmi di traumi. Trauma da violenza, trauma da emigrazione, quello ho cercato di fare finché ho lavorato. Ho avuto anni bui, lavoro non lo trovavo, retribuito per lo meno. A 33 anni con due figlie piccole, le borse da 6000 € l’anno che venivano rinnovate e diventavano da 6000 € per due anni non avevano più alcun senso”.

Da lì la prima svolta tra le tante: Laura inizia a essere una vera professionista dell’economia domestica e siccome soldi non ne entrano tanti decide di fare uscire il meno possibile: “Orto, passate, conserve, spesa ultra ragionata, mai più pranzi al bar per il consorte e scadente e costosa mensa scolastica per le pupe, ma schiscetta per tutti. Il pane avevo già smesso di comprarlo da qualche tempo, lo facevamo nella macchina del pane, secondo le dosi del libretto di istruzione. Quando rientravo ad Aosta lo facevano addirittura le bambine”.

Tutto quello che la famiglia può produrre inizia a essere prodotto in casa e la meraviglia di un’autonomia alimentare inizia piano piano a prendere forma come in una delle più classiche decrescite felici difficili in una società consumistica come la nostra.

Il pane però è un altro discorso, Laura non lo fa solo per necessità, ma scopre nella panificazione un obiettivo, un piacere e infine un talento: “Mi sono appassionata, le cose mi riuscivano con poca difficoltà. Un giorno, per caso, ad aprile del 2013, Sara arriva a casa da scuola con un regalo della sua maestra che vedeva pizze e panini che preparavo e mi ha regalato della pasta madre. Non sapevo neanche cosa fosse. Lì è stato innamoramento, ero a casa e avevo tempo per provare, e sperimentare. Molti hanno un approccio di testa agli impasti con lievito madre, io ho sì studiato, comprato libri, guardato mille tutorial, ma ho sentito subito una sorta di legame intuitivo.

Non che non abbia combinato disastri, ma a 36 anni ho sentito di aver trovato non solo una passione, ma forse anche un talento. Ho sempre invidiato, da bambina e non solo, le persone che sanno per cosa sono portate, io ho sempre ritenuto che mi mancasse quel pezzo e invece con gli impasti ho sentito di aver trovato una cosa che sapevo fare”.

Laura decide quindi di studiare e frequentare dei forum online dove può scambiarsi idee e consigli con una community molto attiva. La panificazione conta online tantissimi appassionati e molti esperti, ma soprattutto permette alla valdostana di entrare in contatto con il “giro” e di partecipare ad alcuni concorsi, dove le sue creazioni vengono accolte con entusiasmo, facendo maturare in lei la sensazione di poter intraprendere questa via.

Comincia a informarsi sul mondo delle micro-imprese e, partendo dalla sua cascina dove lo spazio non mancava, decide di mettere in piedi la propria microbakery domestica, dall’impasto alla consegna: “Gli spazi non mi mancavano, avevamo ristrutturato il vecchio fienile e ne avevamo fatto un minialloggio con cucina, bagno e avanbagno. Ho disegnato io stessa, con l’aiuto di un amico geometra, un piccolo progetto di ulteriore ristrutturazione per trasformarlo in laboratorio e ho cominciato ad interessarmi a tutti i vincoli ASL, amministrativi, catastali e via discorrendo. Intanto mi informavo sui bandi di finanziamento a fondo perduto aperti nella mia zona per poter accedere ad un aiuto economico. A gennaio ho cominciato il mio tortuoso percorso con il MIP, una sorta di incubatore di aziende della regione Piemonte. Inizialmente ho incontrato gente che mi ha risposto che molte cose non avrei potuto farlo, ma forte del sostegno dell’associazione ‘Cucina Nostra’ e della conoscenza legislativa che avevo approfondito ho insistito.

Mi è stata poi affiancata una consulente meravigliosa che mi ha aiutato a mettere insieme le idee, a scrivere un business plan credibile e un progetto con cui partecipare ad un bando. Il periodo è stato super impegnativo, ma alla fine ce l’ho fatta”. Nasce Laura’s Family Bakery, ogni giorno vengono sfornati a Trittango, nella cascina, pizze, focacce, pani dalle svariate forme e fatti con le più diverse farine, tutti rigorosamente handmade e nati dalla passione e dal talento. Tutte le schede di lavoro devono essere incastrate con gli orari della famiglia e gli spostamenti delle figlie a scuola e del marito al lavoro: Laura ora ha una tabella precisa e un’attività totalizzante poiché è microimprenditrice, segretaria, panificatrice, ragazza delle consegne e responsabile del marketing, ma è felice di aver finalmente realizzato ciò che da tempo le passava per la mente.

Lunedì, mercoledì e venerdì sono giornate di impasto, martedì e giovedì la sveglia suona alle 2 di mattina e il sabato è la giornata dedicata alla panificazione e alle consegne per i comuni dove Laura abita, quella comunità che l’ha appoggiata e spronata sin dalle prime battute e che, come la famiglia e gli amici, ha insistito affinché potesse realizzare un sogno: “È bellissimo, sto facendo ciò che amo e vedo, ancora incredula, realizzarsi il mio progetto. Mi stupisco della risposta positiva della gente e se mi fermo a pensarci sono felice, anche se forse ho troppo sonno!”.

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