Ore 10 di venerdì. I biglietti per i treni Torino-Aosta che partiranno nel pomeriggio si contano sulle dita delle mani. Vittoria, studentessa del Politecnico di Torino che deve rientrare ad Aosta, racconta che quelli per il treno delle 16.25 sono già finiti ieri. Alla fine ha dovuto ripiegare sul Flixbus – e non è la prima volta. Dando un’occhiata agli orari di domenica, colpisce subito il numero di posti acquistabili per il treno delle 17.41 in partenza da Aosta: nonostante manchino due giorni, sono solo 26.
Non capita di rado di sentire le lamentele di chi deve percorrere questa tratta ferroviaria ogni settimana o, ancora peggio, tutti i giorni. Su Facebook esiste persino un gruppo, “Pendolari Stanchi VDA”, creato ad hoc come spazio in cui esprimere il proprio disagio. Quando, lo scorso autunno, si è tornati al lavoro, a scuola e all’università in presenza, è apparso subito chiaro a tutti che sui treni bimodali il sovraffollamento sarebbe stato molto più problematico di quanto lo sia su altre linee. La capienza dell’80% dei posti omologati – vale a dire tutti i posti a sedere e una parte di quelli in piedi – stabilita dalle attuali norme anti-Covid si scontra infatti con le dimensioni troppo limitate di questi treni.
Tre soli vagoni che si fa presto a riempire, come ben sanno i tanti pendolari che fanno a gara per acquistare i biglietti prima che finiscano: cosa che succede puntualmente per le corse da Torino ad Aosta del venerdì pomeriggio e per quelle in direzione contraria della domenica sera. Trenitalia replica che “tutti i canali di vendita sono costantemente aggiornati segnalando in tempo reale il numero di posti disponibile per ogni viaggio”. Troppo spesso, però, quando si apre l’applicazione smartphone di Trenitalia per verificare i posti rimasti, è già troppo tardi. “Spesso la domenica e il venerdì sera non ci sono biglietti se non li prendi almeno tre giorni prima” spiega Vittoria, che rivela di aver “dovuto prendere treni in orari che mi erano scomodi, oppure comprare biglietti per altre corse”. L’unico modo per pagare comunque il biglietto e salire sul treno che si vuole, col rischio però di creare un circolo vizioso che rende ancora più scomodo e spiacevole il viaggio. Secondo Chiara, che studia anche lei a Torino, i posti finiscono spesso anche per le corse di giovedì pomeriggio e sera. “Anche io ho dovuto ricorrere alcune volte ad altre soluzioni come BlaBlaCar, oppure a modificare i miei piani di viaggio”.
Se il rafforzamento della programmazione ferroviaria è una misura messa in campo eccezionalmente per la Fiera di Sant’Orso prevista per questo weekend, la soluzione che Trenitalia sembra preferire è quella di aumentare il numero di vagoni. Trenitalia assicura di “monitorare costantemente la presenza dei passeggeri sui propri treni” e di essere pronta, laddove è necessario, “a potenziare i convogli per consentire il viaggio nel rispetto e nella sicurezza di tutti”. Così, ad esempio, è accaduto domenica 20 febbraio per il treno delle ore 16,30 in partenza da Aosta a Torino. Vittoria rivela di aver assistito diverse volte all’aggiunta di vagoni nella stazione di Chivasso per aumentare la capienza nel tratto Chivasso-Torino, dove si concentra il maggiore sovraffollamento e molti passeggeri sono costretti a restare in piedi. Una situazione di disagio che i molti “pendolari stanchi, arrabbiati e on-line” di cui il gruppo Facebook raccoglie solo alcune voci sperano di portare all’attenzione delle forze politiche e istituzionali. Un’odissea che sembra poter finire solo quando saranno effettuati i tanto agognati lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Ivrea-Aosta, il cui inizio è previsto per il dicembre 2023.
Una risposta
Aggiungere vagoni ad un treno con composizione bloccata? Che film hai visto? Forse non era un bimodale, o forse hanno attaccato assieme due bimodali, ma aggiungere un “vagone” ad un complesso automotore non è come agganciare un carro merci sul plastico del trenino elettrico.