“Fuori dal Buio”: sfidare la società sulla prevenzione del suicidio

Ansia, depressione, solitudine, stile di vita. Qual è la vera motivazione che spinge gli individui a compiere un gesto estremo come il suicidio? E, soprattutto, esistono dei metodi di prevenzione efficaci contro manovre autolesive di questo genere? Queste sono le domande a cui hanno cercato di rispondere gli esperti nel corso della conferenza intitolata “Fuori dal Buio”.
DDF A F BBC
Società

L’atto suicida fa parte dell’esistenza umana da tempi immemori, si tratta di un fenomeno che, seppur con modalità diverse nel corso delle epoche, esiste da sempre e colpisce individui di tutte le fasce di età e di ogni estrazione sociale. I dati, a tal proposito, parlano di una generale diminuzione del fenomeno nel tempo seppur con qualche eccezione per alcune categorie di persone indicate come più a rischio, ad esempio gli adolescenti (ragazzi di età compresa fra i 12 ed i 25 anni) che, oggi, devono affrontare dinamiche sociali molto diverse rispetto a quelle esperite dalle generazioni precedenti.

In particolare – ieri sera, durante la conferenzaFuori dal Buio, prevenzione del suicidio: una sfida per la società” – la dottoressa Anna Maria Beoni, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Usl, attribuisce al progresso medico e delle terapie il merito per il calo nel numero di casi, mentre il dottor Valerio Ricci, Dirigente medico psichiatra, imputa la colpa alle nuove tecnologie e a stili di vita sbagliati per il maggior tasso di incidenza in età adolescenziale (l’OMS dichiara che nel 2020 il suicidio in età adolescenziale sarà la seconda causa di morte dopo gli incidenti d’auto).

Per quanto riguarda la Valle d’Aosta il numero di suicidi è altalenante. Secondo i dati forniti dall’Assessore alla Sanità Mauro Baccega, nel 2015 sono stati sedici, l’anno successivo diciassette. nel 2017 dodici, l’anno scorso 24.

Mentre ad oggi, nel 2019, siamo a 14, che sono comunque troppi, specialmente se rapportati al numero di abitanti sul suolo regionale. Quanto emerge dall’incontro è che il dato si sposa alla perfezione con quelle che da sempre sono ritenute le criticità della società valdostana in tema di salute psicofisica. Non è un caso che la nostra regione navighi ormai da diversi anni nella parte alta della deplorevole classifica legata all’abuso di alcool e, parallelamente, la ricerca in campo medico attribuisca all’abuso di sostanze un ruolo chiave nelle dinamiche suicidarie.

In materia di fattori scatenanti del fenomeno è difficile e riduttivo trovare una sola causa madre. Infatti sono molti i motivi che posso spingere un individuo a compiere una scelta estrema e definitiva, così come esistono dei fattori protettivi. Alla prima categoria appartengono l’ansia, la depressione, l’isolamento e l’abuso di sostanze, mentre alla seconda legami famigliari forti, credenze personali, culturali, religiose, e abilità innate quali la resilienza.

“Quello della morte auto indotta è prima di tutto un problema sociologico” aggiunge Roberto Merli, direttore della struttura complessa psichiatria dell’Asl di Biella. E aggiunge: “Il dialogo con e tra le persone è importantissimo come metodo preventivo del suicidio, così come è importante un regolare ritmo del sonno ed uno stile di vita sano”.

A concludere la serata è l’intervento di Angelo Pescarmona, commissario straordinario dell’Usl valdostana, che si dice orgoglioso dei risultati raggiunti in termini di prevenzione in questo secondo semestre del 2019: “Siamo riusciti in qualche modo a risolvere l’annoso problema della carenza di personale sanitario dedicato indicendo nuovi concorsi e aprendo cariche a tempo indeterminato. Purtroppo non siamo ancora in una situazione ottimale, ma ci siamo davvero molto vicini. Finché le cose non cambieranno a livello nazionale è difficile fare meglio: abbiamo pochi psichiatri a disposizione”.

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