L’allarme delle Guide Alpine: “Penalizzati rispetto a Francia e Svizzera, si riaprano al più presto le funivie”

La speranza di Pietro Giglio, presidente delle Guide Alpine, è che i protocolli siano pronti per la riapertura dei confini interregionali ed internazionali.
Pietro Giglio
Società

Le ordinanze regionali hanno dato il via libera all’attività professionale delle guide alpine ma, con i confini interregionali ed internazionali ancora chiusi, il mercato è “risicatissimo”. A spiegarlo è Pietro Giglio, presidente dell’Unione valdostana guide di alta montagna (Uvgam) e del collegio nazionale, che sottolinea come, ad oggi, solo pochi valdostani ed alcuni proprietari di seconde case rimasti in Valle durante il lockdown hanno potuto usufruire dei servizi delle guide. Che, a loro volta, possono lavorare anche fuori dalla nostra regione – con l’autocertificazione per comprovate esigenze lavorative – se chiamati da clienti di regioni che hanno aperto al lavoro delle guide come, ad esempio, Piemonte, Lombardia e Trentino.

Quello che preoccupa Pietro Giglio, però, è soprattutto la mancanza di protocolli per la riapertura delle funivie e dei rifugi: “Ci sentiamo fortemente penalizzati rispetto a Francia e Svizzera. La settimana scorsa ha riaperto la funivia dell’Aiguille du Midi, mentre qui ancora non si sa. Questo rappresenta un forte handicap per noi, perché alcuni dislivelli sarebbero improponibili per i clienti senza le funivie ed i rifugi. Sappiamo che il processo di apertura di queste strutture è complesso, però chiediamo che si acceleri il più possibile l’apertura in condizioni di sicurezza”. In settimana dovrebbe essere approvato il protocollo per la riapertura, che potrebbe poi avvenire la prima o seconda settimana di giugno. “Speriamo sia tutto pronto per la riapertura delle frontiere regionali e nazionali: il mercato interno è molto ridotto, mentre quello estero raggiunge il 50% in estate e addirittura il 60% in inverno”.

Un altro grosso nodo – non solo valdostano, ma nazionale – è poi rappresentato dalla Svizzera: “Non si sa se e quando riapriranno le frontiere ma, soprattutto, c’è un ulteriore problema che si protrae e per il quale siamo in fermento come collegio nazionale, ed è quello del tetto di 90 giorni e del preavviso di 8 giorni per poter lavorare lì. Questo vale per diversi mestieri e per tutti i Paesi UE. In montagna un tale preavviso non è verosimile. Tramite l’Ufficio per lo sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che regola l’attività delle guide chiediamo che questo preavviso venga tolto o, altrimenti, che venga applicato il principio di reciprocità per le guide svizzere”.

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