Mercato alberghiero, periodo difficile ma le scommesse non mancano

Il settore alberghiero vive un momento di seria difficoltà, fare l’albergatore diventa sempre più complesso ma c’è qualcuno che rilancia la sfida, anche ad Aosta. Intervista all’albergatore Marco Bich.
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Solo pochi giorni fa Aostasera pubblicava la notizia dell’ennesimo nulla di fatto circa la nuova gestione dell’hotel Miage di Charvensod. Sono al momento quattro le aste andate deserte. Il prezzo base era di un milione 783 mila euro. Il prossimo tentativo è in programma il 18 febbraio p.v. mentre la vendita all’incanto si terrà il 25 febbraio. La prima asta risale ormai al novembre del 2011 con un prezzo base di 3,7 milioni di euro. L’assenza di acquirenti per l’Hotel è occasione per riflettere sullo stato di fatto dell’imprenditoria alberghiera valdostana e di quella di Aosta in particolare. L’attività alberghiera è mutata profondamente nel tempo, un mestiere che forse un tempo godeva di qualche privilegio, si trova oggi a dover fare i conti con tante difficoltà. Le crisi economiche, il mercato globale, gli stili di vita e il continuo proliferare di tante nuove forme ricettive, più o meno professionali, hanno messo in ginocchio il settore. In Valle d’Aosta l’attività alberghiera vive di forte contrasti tra chiusure e nuove iniziative imprenditoriali.

Chi conosce l’arte dell’accoglienza ed ha saputo nel tempo rimanere al passo con i tempi (sia a livello di servizi offerti che tecnologicamente) è rimasto competitivo e può oggi giocare un ruolo importante sullo scenario turistico. D’altra parte negli ultimi 10 anni si registrano 36 casi di albergatori (pari a circa il 10% del totale) che invece hanno detto basta. Tra le realtà che più faticano c’è il capoluogo regionale, ancora alla ricerca di una sua vera identità, e che fa registrare una contrazione del numero di strutture di oltre il 18%. In un momento di crisi la ricerca della qualità è da sempre citata da tutti gli addetti come l’unica via di uscita; è su questi aspetti che la Famiglia Bich ha deciso di rilanciare la propria azienda.

L’ormai ex hotel Bus riaprirà i battenti con un nuovo nome, HB Aosta, e soprattutto con un look completamente nuovo. Ma cosa ha inciso nella scelta di rilanciare una nuova scommessa sul turismo? Lo abbiamo chiesto a Marco Bich, proprietario e direttore del nuovo hotel progettato dal gruppo di architetti dell’ASTAR studio di Torino. “Senza dubbio la voglia di dare continuità a quanto fatto dalla nostra famiglia ha inciso fortemente nella scelte, ma non è solo un discorso di cuore. Pensiamo, infatti, di poter colmare un gap di offerta importante e di avere delle caratteristiche importanti da comunicare al mercato, su tutta la nostra collocazione”. Aosta non sta attraversando un momento d’oro, una situazione che complica ulteriormente il progetto. “Aosta paga una storia fatta non solo di turismo, questo ci rende ancora oggi, a differenza delle grandi stazioni sciistiche valdostane, poco percepiti come una destinazione turistica. In ogni caso crediamo fortemente nella nostra città e ci sentiamo in dovere di dare noi per primi un forte segnale e contributo alla crescita di Aosta turistica”.Caratterizzare la propria offerta e sapersi distinguere rappresentano senz’altro le chiavi di successo delle imprese moderne. Abbiamo chiesto a Bich come si colloca in questo scenario la loro impresa. “Vogliamo proporre un hotel dal carattere internazionale che sappia coniugare innovazione e tradizione”.
 

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