Monte Bianco, sottoscritto un decreto per la protezione dell’habitat sul versante francese

L’atto è stato firmato nel pomeriggio di ieri, giovedì 1° ottobre, ad Annecy. Tra i divieti istituiti, quello di praticare discipline all’infuori dell’alpinismo, della combinazione tra alpinismo e parapendio, del paralpinismo e dello sci/snowboard-alpinismo.
La firma del decreto ad Annecy.
Società

“Lo aspettavo da 17 anni”. È l’eloquente commento con cui Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais-les-Bains, comune “porta” dell’ascensione al “tetto d’Europa” dalla via normale francese, ha salutato la firma, avvenuta nel pomeriggio di ieri, giovedì 1° ottobre, del Decreto di protezione dell’habitat del Monte Bianco. Il provvedimento, sottoscritto ad Annecy in presenza del sottosegretario di Stato alla biodiversità Bérangère Abba, era stato promesso lo scorso febbraio dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, nel corso della sua visita al massiccio.

In sostanza, l’atto – con l’obiettivo di “prevenire la distruzione e l’alterazione fisica degli habitat naturali, di conservare la qualità paesaggistica e la quiete del sito” – disciplina la fruizione di un perimetro di 3.175 ettari a cavallo tra i comuni di Chamonix, Saint-Gervais e Les Houches. “Non mettiamo il Monte Bianco sotto una teca” ha detto il sottosegretario Abba, specificando che il decreto “non stabilisce ciò che è vietato, ma ciò che si desidera autorizzare nel magnifico massiccio del Bianco, vale a dire la pratica dell’alpinismo e dello sci, con le loro varianti”.

Nella zona centrale del perimetro (vale a dire l’80% dell’area contemplata dal provvedimento) è pertanto vietata la pratica di qualsiasi attività al di fuori dell’alpinismo, della combinazione tra alpinismo e parapendio, del paralpinismo, dello sci/snowboard-alpinismo. Inoltre, vige il divieto di intraprendere l’ascensione del Monte Bianco senza essere muniti di equipaggiamenti individuali e collettivi adeguati (conformi agli standard definiti dai professionisti della montagna), nonché di procedere in cordate da più di tre persone, salvo nelle situazioni imposte da ragioni di sicurezza o per l’assistenza ad altri alpinisti.

Con la memoria alle occasioni in cui lungo la via alla vetta si sono viste vasche Jacuzzi o vogatori, il decreto stabilisce poi il divieto di trasportare materiali o altri oggetti, se non quelli strettamente necessari alla progressione alpinistica, alla protezione individuale o collettiva e alla sussistenza. È anche vietata l’organizzazione di manifestazioni nel perimetro “di qualsiasi natura” e gli alpinisti che intendono raggiungere la cima lungo la via normale hanno l’obbligo di prenotare il pernottamento nei rifugi dell’itinerario.

Tra i divieti previsti sull’intera area protetta, l’introduzione di animali domestici (salvo quelli tenuti al guinzaglio, negli itinerari escursionistici), il campeggio all’esterno del campo base della Tête Rousse, il bivacco (eccezion fatta per i casi di forza maggiore) lungo e nei pressi della via normale al Bianco da Saint-Gervais-les-Bains, la percorrenza a piedi dei binari del “tramway du Mont-Blanc”. In caso di violazione alle disposizioni del decreto, sono previste contravvenzioni dall’importo minimo di 750 euro.

“Questo atto mira a limitare i comportamenti erratici, senza imbrigliare l’alpinismo”, ha detto il sindaco di Chamonix, Eric Fournier, a margine della firma, nella sala della prefettura dell’Alta Savoia. Il primo cittadino del primo comune francese dopo il confine con l’Italia ha poi toccato un tasto centrale della questione: “C’era bisogno di arrivare ad una regolamentazione? È qualcosa che fa parte della nostra società, bisogna accettarlo”. Il dibattito è aperto, ma intanto le norme sono in vigore.

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