Il 2020, per tutti, è e resterà anno difficilmente dimenticabile. Il collegamento, inevitabile, con la pandemia di Covid-19 ha portato Arpa – dopo quanto fatto con la sola città di Aosta, a inizio anno – a mettere in fila i dati nel suo Rapporto finale sulla qualità dell’aria in Valle d’Aosta.
L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente partiva da due semplici domande: il virus che ha costretto il mondo intero a modificare molti aspetti della vita sociale e produttiva ha influito sulla qualità dell’aria? E se sì, come?
Le numerose azioni di contrasto alla diffusione del virus, adottate ai vari livelli di governo – scrive Arpa –, hanno inciso soprattutto sulla mobilità individuale e sulle attività produttive e commerciali. Gli impatti, da un punto di vista sanitario, economico e sociale sono stati particolarmente nefasti. Anche l’ambiente ha risentito gli effetti delle misure di confinamento, ma, in questo caso, gli effetti sono stati in controtendenza.
Anzitutto, scrive l’Agenzia nel report, “la qualità dell’aria nel complesso si può definire ottima, con l’unica criticità legata alle concentrazioni estive di ozono, in particolare in bassa Valle e in aree suburbane”.
Specificando come l’ozono sia però “un inquinante fotochimico, che non viene emesso direttamente da una sorgente, ma si forma in atmosfera in presenza di forte irraggiamento solare e di inquinanti precursori. Le concentrazioni elevate di questo inquinante non sono legate alle emissioni specifiche della nostra regione, ma sono dovute spesso a fenomeni di trasporto a larga scala da aree più inquinate quali la Pianura Padana. Concentrazioni della stessa entità sono comuni a tutte le aree montane simili per livello di pressione antropica e contesto geografico”.
La pandemia non ha ridotto le polveri sottili Pm10 e Pm2.5
Nel 2020 le concentrazioni medie annuali di Pm10 nei siti urbani di Aosta – spiega Arpa – si sono attestate tra 17-18 µg/m³, inferiori al valore limite della normativa europea e italiana e inferiore anche al valore guida più restrittivo di 20 µg/m³, indicato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità per minimizzare gli effetti sulla salute umana.
Anche nel sito industriale di Aosta via Primo Maggio il valore medio annuo è di poco superiore al valore riscontrato in area urbana e pari a 20 µg/m³ e rispetta i limiti normativi.
Il 2020, caratterizzato dalla pandemia Covid-19, non ha ridotto in maniera significativa le polveri. Questo – teorizza l’Agenzia – può essere dovuto ad un maggior utilizzo del riscaldamento durante i periodi di confinamento.
I livelli di Pm2.5 in ambito urbano sono ricompresi tra gli 11 e 12 µg/m³, nettamente inferiori al valore limite (25 µg/m³) ma appena superiori al valore indicato dall’Oms (10 µg/m³).
Il biossido di azoto, sempre sotto il limite
Per quanto riguarda il biossido di azoto – la cui fonte principale di emissione è il traffico veicolare, ma anche gli impianti di riscaldamento civili e industriali –, nel 2020 ha visto una concentrazione media annua, misurata nel fondo urbano di Aosta, compresa tra 20-21 µg/m³, inferiore al valore limite. Nella stazione di via Primo Maggio il dato è invece maggiore e si assesta su 23 µg/m³, a causa delle emissioni industriali e della vicinanza ad una strada ad alto traffico.
Nel sito rurale di Donnas il valore è invece di 11 µg/m³. Negli ultimi anni il valore limite relativo alla media oraria – prosegue Arpa – non è mai stato superato. La stazione individuata per la protezione della vegetazione è invece quella di La Thuile, dove la media annua di NO₂ registrata nel 2020 è pari a 5 µg/m³, quindi molto inferiore al valore limite.
Benzene e Benzo(a)pirene
Negli ultimi anni il valore di concentrazione di benzene è in lieve diminuzione, rimanendo sempre molto inferiore al limite previsto dalla normativa, mentre a scendere è anche il dato del Benzo(a)pirene.
Nel 2020, infatti, il valore medio annuo è compreso tra 0.5 e 0.9 ng/m³, per il secondo anno inferiore al valore obiettivo e in diminuzione rispetto agli anni precedenti, quando si era assistito ad un progressivo aumento delle concentrazioni, tanto da superare al valore obiettivo.
Le concentrazioni più elevate di BaP – spiega Arpa – sono presumibilmente riconducibili al maggior utilizzo di biomassa per il riscaldamento domestico, che risulta economicamente più conveniente rispetto ai combustibili fossili, ma più problematico per la qualità dell’aria vista la sua produzione di maggiori concentrazioni di microinquinanti.
I metalli pesanti nelle polveri
Nel sito di fondo urbano di Aosta – Piazza Plouves la concentrazione media di nichel nel 2020 risulta pari a 7.5 ng/m³, mentre nel sito di Aosta – via Liconi – anch’esso rappresentativo del fondo urbano – il valore medio annuo è pari a 4.8 ng/m³.
Il punto di misura industriale di Aosta PrimoMaggio evidenzia valori di concentrazione pari a 11.5 ng/m³, rimanendo al di sotto del valore obiettivo previsto dalla normativa. Le concentrazioni medie di cadmio, arsenico e di piombo, invece,si attestano su livelli molto bassi: circa 50 volte inferiori al valore obiettivo per i primi due, mentre il piombo circa 100 volte sotto al valore limite.
I superamenti dell’ozono
Il valore obiettivo (25 giorni all’anno di media su 3 anni) è stato superato solo nel sito di Donnas. Nelle aree rurali e di montagna l’ozono tende ad accumularsi rispetto ai siti in area urbana, dove l’inquinante viene distrutto nelle ore notturne per effetto degli inquinanti precursori responsabili della sua formazione diurna.
L’ozono – spiega Arpa – è soggetto ad importanti fenomeni di trasporto su vasta scala. La nostra regione, in particolare la bassa Valle, è soggetta ad un forte trasporto dell’inquinante dalla Pianura padana.