Pandemia, lockdown e qualità dell’aria. Ad Aosta crolla il biossido di azoto, crescono le polveri sottili

L’Arpa ha infatti pubblicato il suo primo bilancio della Qualità dell’Aria di Aosta per il 2020. Complice la riduzione del traffico il biossido di azoto cala del 20% rispetto allo scorso anno. Diverso per il Pm10, che tra le sue fonti ha il riscaldamento domestico il cui uso è aumentato causa smart working e didattica a distanza.
La centralina di rilevazione di piazza Plouves
Società

Valori ondivaghi, periodi di forte calo e alcune, forse inaspettate, sorprese. L’Arpa – l’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente – ha infatti pubblicato il suo primo bilancio della Qualità dell’Aria di Aosta per il 2020.

Documento che sfrutta un’occasione scientificamente assai ghiotta: quella di tracciare una valutazione ambientale della città – attraverso la stazione di fondo di piazza Plouves, e considerando i due principali inquinanti, ovvero gli ossidi di azoto e le polveri aerodisperse – nell’anno della pandemia, quindi dei lockdown, più o meno restrittivi, e della chiusura di gran parte delle attività.

Da un lato, Arpa ha preso a riferimento l’andamento delle concentrazioni medie giornaliere rilevate nel corso dell’anno confrontandolo poi con i valori medi rilevati nei 4 anni precedenti, tenendo conto dei periodi – assai diversi – di riferimento: il periodo dalle misure draconiane di confinamento dal 9 marzo al 3 maggio (con una conseguente importante riduzione delle fonti inquinanti, soprattutto il traffico e molte attività produttive); il periodo della ripresa graduale delle attività e l’allentamento estivo delle restrizioni (dal 4 maggio al 2 novembre) e quello del ritorno alle misure di confinamento e le restrizioni del periodo natalizio (dal 3 novembre al 31 dicembre).

Crolla il biossido di azoto

Biossido di azoto
Il biossido di azoto nel 2020 e nel periodo 2016/19

Il biossido di azoto (NO2) è un inquinante emesso da diverse fonti, tra le quali la più rilevante è il traffico autoveicolare. Dai dati Arpa si nota che le concentrazioni medie rilevate a inizio anno, a gennaio, sono state più elevate della media riferita agli anni precedenti.

Nel periodo dal 9 marzo al 3 maggio il lockdown ha comportato invece una drastica riduzione del traffico, che ha raggiunto fino all’80% di transiti in meno. Le concentrazioni di biossido di azoto hanno quindi subito una repentina e rilevante riduzione rispetto alla media nello stesso periodo dei quattro anni precedenti. Nel solo mese di aprile la diminuzione è stata intorno al 50%.

Durante l’estate, sia per le diverse condizioni meteorologiche sia per il progressivo allentamento delle limitazioni, i valori si sono livellati rimanendo comunque lievemente più bassi della media degli anni precedenti.

Il secondo periodo di confinamento ha invece portato con sé una nuova netta riduzione, soprattutto nel mese di dicembre, probabilmente – scrive Arpa – dovuta alla riduzione del traffico dato dall’afflusso turistico che quest’anno è mancato.

Biossido di azoto media annua
La media annua dei valori di biossido di azoto

L’andamento delle medie annuali di NO2 registra, sin dal 2011, una generale tendenza alla diminuzione. Ma il 2020 in particolare, ha presentato l’anno con la più bassa concentrazione di biossido di azoto degli ultimi dieci e, segnatamente, un valore in calo pari a 21 µg/m3.

Una riduzione che risulta inferiore circa del 20% rispetto alla media degli ultimi quattro anni, ovvero del periodo 2016/19.

Cresce il valore delle polveri sottili Pm10, la più alta da due anni

Le polveri Pm10 nel 2020 e nel periodo 2016/19
Le polveri Pm10 nel 2020 e nel periodo 2016/19

Diverso il destino, invece, per il Pm10, polveri sottili che hanno origine più composita e numerose sorgenti di emissione. Ad Aosta le principali fonti sono le combustioni di carburanti fossili e di biomasse utilizzate nei trasporti e nel riscaldamento domestico, anche se incidono sui valori elementi come le reazioni fotochimiche che avvengono in atmosfera – a partire dalla presenza di alcuni inquinanti precursori e che sono responsabili della formazione del cosiddetto particolato secondario –  ed il trasporto, dovuto alle dinamiche meteorologiche, di masse ricche di particolato provenienti dalla Pianura Padana. A questo si aggiungono quelle che derivano anche dalle zone desertiche del Nord Africa o da aree ancora più lontane, ovvero i frequenti gli episodi di trasporto di particolato (“dust”) che si deposita sul nostro territorio.

Complessità che spiega i valori rilevati da Arpa.

Dai grafici appare subito chiaro come durante i periodi di confinamento, e soprattutto in quelli della prima ondata di pandemia, i valori di concentrazione di Pm non si riducano nonostante la repentina riduzione del traffico e di alcune attività produttive come invece si è portati ad attendersi nell’immaginario collettivo.

Il valore medio annuo è anzi aumentato rispetto agli ultimi anni, pur rimanendo inferiore al valore di riferimento di 20 µg/m3 indicato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità per la protezione della salute umana e sempre nettamente inferiore al valore previsto dalla legislazione vigente pari a 40 µg/m3.

L’ipotesi più probabile che formula l’Agenzia è che questo aumento dei livelli di polveri sia giustificato dal maggior riscaldamento domestico complessivo dovuto al permanere di una grande percentuale di popolazione a casa, sia per lavoro (smart working) sia per lo studio (didattica a distanza).

Risultato complessivo che si riverbera anche sull’andamento decennale del Pm10, in rialzo rispetto agli scorsi due anni.

Le media annue delle polveri Pm10
Le media annue delle polveri Pm10

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