Per ora è un obiettivo, qualcosa che vuole guardare all’Aosta di domani in una direzione più aperta, rinnovata, di respiro moderno, come si confà ad una città che si “rivolge” verso il mondo e non si rinchiude in se stessa.
L’idea di portare il cosiddetto “social housing” in quartiere Cogne, ad Aosta, non è un caso.
Nato come zona della città “supermoderna”, figlia di quel “paternalismo industriale” che fa tanto primo ‘900, il quartiere ha perso le sue connotazioni, la sua “spinta” aperta e di “prestigio” rispetto alle vecchie case del Centro storico viste all’epoca come troppo buie e piccole.
Un quartiere moderno che ora potrebbe avere una “seconda vita”, come ha spiegato il Presidente dell’Arer Valle d’Aosta – l’Azienda Regionale Edilizia Residenziale – Paolo Varetti questo pomeriggio, al convegno “Dal quartiere Cogne al social housing – Un progetto nuovo per Aosta” – pensato dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Valle d’Aosta.
“Il quartiere Cogne è una zona che ha attraversato momenti gloriosi – ha spiegato – ma che ha anche subito i segni del tempo e negli ultimi anni quelli del degrado e di un isolamento ‘localistico’, confinato com’era tra due caserme e corso Battaglione che non è un asse commerciale. Che la Testa Fochi diventi sede dell’Università, con spazi che quindi saranno permeabili e piazze aperte a tutti, ci ha fatto pensare che aprirsi ad iniziative di social housing per rigenerare il quartiere fosse una possibilità concreta”.
Nel dettaglio l’Arer ha individuato le ex case operaie disseminate nel quartiere come un’occasione di “rinascita”, e di apertura verso il resto della città: “Stiamo iniziando a lavorarci sopra – spiega ancora Varetti -. Le case ‘Gazzera’, ora evacuate, saranno destinate all’Edilizia residenziale pubblica perché ci sono 500 persone in graduatoria che hanno i requisiti. Le ‘Fresia basse’, invece, possono essere in parte utilizzate per un progetto di social housing, magari per far convivere i residenti della zona con studenti ed alloggi legati all’Università, e dove c’è questa place Soldats de la neige che non è una ‘piazza’. Qui l’Ente pubblico deve metterci del suo per liberare spazi che possono impedire uno sviluppo della società. Noi immaginiamo edifici con utenti diversi, di diversa estrazione sociale: dalle giovani coppie, studenti, agli anziani, alle persone diversamente abili, alle famiglie”.
Non solo: “Immaginiamo un flusso di studenti che attraversa il quartiere per andare all’Università – prosegue il Presidente Arer -, cosa che diventerebbe attrattiva per il commercio e le attività, con il Comune che potrebbe dare, ad affitti a canoni simbolici, i suoi locali in place Soldats de la neige per aprire attività commerciali, culturali, di vario genere, gestite attraverso social housing”.
Stesso discorso per i “grattacieli”: “Dovrebbero essere demoliti – chiude Varetti -, ed il sito che ne risulterà, quasi in centro Aosta, potrebbe essere assieme al bocciodromo una zona di legame che merita sia un discorso di social housing ma anche di rigenerazione urbanistica, non solo una semplice ‘riqualificazione’”.