Un forno crematorio per animali ad Aosta? L’ipotesi è coinvolgere i privati

La questione è tornata oggi in Consiglio comunale, su iniziativa di Giovanni Girardini (La Renaissance). In replica, la vicesindaca Borre spiega: "Non è nel nostro programma, dobbiamo solo capire come promuovere un’apertura o un intervento del privato".
Il Consiglio comunale di Aosta - Foto Twitter Comune di Aosta
Società

L’idea parte da lontano. E ha un precedente, affondato nel 2017. Oggi, nel Consiglio comunale di Aosta si torna a parla della possibilità di realizzare un formo crematorio per animali domestici e non sul territorio del capoluogo. E un’apertura potrebbe arrivare, soprattutto guardando agli imprenditori privati.

A chiederlo, in una mozione, il capogruppo di La Renaissance Giovanni Girardini: “Credo che un servizio di cremazione degli animali, non solo domestici, sia necessario – ha detto –. Oggi si deve ricorrere al Piemonte, con costi veramente elevati di trasporto, oltre che di cremazione. Costi anche difficilmente sostenibili per una parte della popolazione”.

“Chiediamo attenzione sull’argomento – ha aggiunto Girardini –, che non coinvolge solo il Comune di Aosta ma tutta la Regione. Non è una questione che a norma di legge sia troppo complicata. Se la città si dotasse, magari anche attraverso Aps o stimolando il privato a farlo, di un servizio del genere sarebbe un fiore all’occhiello in più per la città”.

In replica, la vicesindaca – e assessora alle Finanze – Josette Borre chiude alla possibilità di un intervento pubblico tout court, aprendo però alla possibilità di appoggiarsi al privato.

“L’impegno preso in quest’aula era, per tramite di Aps e dei nostri Uffici, era quello fare una valutazione di fattibiltà tecnico-econica su un investimento di questo tipo. Abbiamo sempre detto, e non ci siamo mai nascosti, che non essendo parte del nostro programma di governo e dovendo fare delle scelte sugli investimenti, l’eventuale forno crematorio per glia animali domestici sarebbe stato messo in coda rispetto ad altri interventi”.

Poi l’apertura, appunto, partendo proprio dall’iniziativa – che sembrava cosa fatta – messa in piedi nel 2017 dall’impresa funebre Camandona, in quel di Saint-Christophe. “Faccio presente che un tentativo c’è già stato – ha aggiunto Borre –, e non è così facile come detto. Le emissioni vanno controllate in modo specifico, così come la zona. E mi pare che la questione sanitaria avesse bloccato l’iniziativa, che era molto ben strutturata. Continueremo il percorso di valutazione su questo tema. Dobbiamo solo capire come promuovere un’apertura o un intervento del privato senza che Comune se ne faccia carico. Perché quello spetta all’iniziativa imprenditoriale privata”.

Girardini attende fiducioso: “Vediamo quali strade percorrere – ha detto –. Magari si può realizzare un protocollo perché interessare il privato”.

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