Se dovessimo nominare una gara di corsa di oltre 400 chilometri che coinvolge dei valdostani, in questo momento, a cosa penseremmo? Avete detto Tor des Glaciers? Risposta sbagliata. Fabio Zanardi, Laurent Vicquéry, Marco Gheller, Xavier Cesal e Daniele Domanin hanno “scoperto” la Resia Rosolina Relay, ed ora sperano di coinvolgere sempre più valdostani per le prossime edizioni.
Unica manifestazione del genere in Italia, la gara (alla sua seconda edizione) consiste in un percorso di oltre 430 chilometri da correre a staffetta in squadre da dieci, da Resia, sorgente dell’Adige, fino a Rosolina, in Veneto, dove il fiume ha la sua foce. Le tappe totali sono 40, di circa 10 km ciascuna: dopo aver concluso la propria tappa, ogni atleta ha quindi il tempo di riposarsi fino a che i restanti 9 compagni non coprano la propria porzione. Alla fine, il computo totale fa più di 42 km a testa, ossia la lunghezza di una maratona.
È più facile da fare che da spiegare, forse: “Si viaggia su due furgoni con cinque persone ciascuno”, spiega uno dei valdostani presenti, Fabio Zanardi. “Dopo cinque cambi c’è un punto ristoro un po’ più strutturato dove ci si può fare la doccia, dormire – sul cemento… – e mangiare qualcosa, mentre parte il secondo furgone con gli altri cinque”.
Il percorso è al 95% su piste ciclabili che seguono per la sua quasi totalità l’Adige, anche se a volte il rischio di smarrirsi e fare qualche chilometro in più è alto. Zanardi, Vicquéry, Gheller, Cesal e Domanin hanno perso qualche aspirante compagno di squadra per strada prima della partenza, così hanno contattato l’organizzazione che ha trovato cinque ragazzi di Verona nella stessa situazione, ed è nata la squadra valdo-veneta del Dahu Equipe de Course. “Dei ragazzi simpaticissimi, c’è un bellissimo spirito di aggregazione e voglia di fare festa. Bisognerebbe fare delle squadre tutte valdostane”, prosegue Zanardi. “Il fisico è messo parecchio alla prova: corri anche di notte, dormi poco, mangi poco e male. La prima notte abbiamo dormito per terra in un salone della caserma dei pompieri, quella dopo sul cemento di un palazzetto in costruzione, per il resto microsonni in furgone. Io a lavoro faccio anche le notti quindi non patisco, però un po’ di volte ci siamo detti ‘Ma chi ce l’ha fatto fare?’. Ma alla fine sei felicissimo, ci siamo divertiti molto sia durante che dopo: una bella festa, un salto al mare, una mangiata di pesce. L’anno prossimo sarebbe da fare in camper”.
L’aspetto sportivo è tutt’altro che trascurabile, anzi. Come al Tor des Géants, anche i magnifici cinque della Resia Rosolina Relay hanno dovuto fare un po’ di preparazione: “Ci siamo sempre abbastanza allenati, facciamo tutti sport. Un giorno abbiamo fatto una prova, correndo 10 chilometri ogni quattro o cinque ore, e abbiamo visto che riuscivamo a farlo per quattro volte senza troppi problemi. Un paio di volte abbiamo fatto anche delle uscite notturne, per abituarci”, spiega ancora ‘Zana’.
I Dahu hanno coperto la distanza di 434 km in 38h15’34”, al nono posto della classifica assoluta ed al sesto di quella maschile (la loro squadra era composta da due donne, mentre il limite minimo per accedere alla categoria mista è di tre): “C’erano squadre preparatissime, quelli di Roma che hanno vinto [in 32h08’30”, nda] finivano ogni tappa con uno sprint, mentre una squadra di tedeschi aveva addirittura una mountain bike elettrica che faceva il passo del corridore di turno”.
La prossima edizione è in programma per il 2 e 3 settembre 2022. E chissà che la spedizione valdostana non cresca.
Una risposta
Buongiorno. Sbirciando ho trovato questo articolo. Tutto bene, a parte il passaggio – citazione “una squadra di tedeschi aveva addirittura una mountain bike elettrica che faceva il passo del corridore di turno”. Siccome a finire la staffetta eravamo due sole squadre della Provincia di Bolzano, suppongo che era riferito alla nostra squadra, cioè i “Lauffreunde Sarntal”. Quale membro ci tengo a precisare due cose: 1. quando il corridore veniva accompagnato da una bici si trattava sempre solo di una bici muscolare e non elettrica che seguiva il corridore e non faceva assolutamente il passo. Solo per passare dell’acqua (chi ha corso può confermare che al pomeriggio vi erano più di 30 gradi) l’atleta veniva affiancato. 2. Siamo della Provincia di Bolzano e anche se la madreligua è il tedesco, non siamo affatto “una squadra di tedeschi” !