Paolo Mei pronto alla volata: la voce del Giro d’Italia nella sua Cogne

Lo speaker valdostano racconta le tappe della sua carriera: dopo quasi 250 frazioni della Corsa Rosa, quella del 22 maggio sarà la prima nel paese dove è cresciuto.
Paolo Mei foto Massimo Paolone
Sport

Ci sono tanti Giri nella carriera di Paolo Mei, così come ci sono tanti cerchi che si chiudono nella sua vita. Date che combaciano, ritorni, incontri, ricorrenze, luoghi, incroci. Parlando con lui sembra di ricevere tanti tasselli di un puzzle che si compone quasi da sé, come se fosse inevitabile che le cose dovessero andare in questa direzione. Dal 2011 è la voce del Giro d’Italia, che quest’anno il 22 maggio farà tappa a Cogne. La sua Cogne, quella dove è cresciuto, quella dove nel 1985 – da non appassionato di ciclismo – ha visto l’arrivo dell’ultima tappa della Corsa Rosa ai piedi del Gran Paradiso, quella dove nel 2019, sempre in qualità di speaker, ha testimoniato il trionfo di Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani nella sprint di Coppa del Mondo di sci di fondo.

“Cogne è casa mia”

“Ero stato lo speaker anche quando Chicco e Defa vinsero i titoli italiani juniores e allievi nel 2009”, sottolinea Paolo Mei. Che ricorda con entusiasmo quella tappa di Cogne di Coppa del Mondo come uno degli eventi più belli a cui abbia partecipato, qualcosa di “incredibile e speciale”, come si aspetta la tappa del Giro d’Italia: “Finora ho fatto lo speaker a 231 tappe, ma questa sarà una cosa davvero emozionante. In Valle d’Aosta ho fatto tre tappe a Cervinia ed una a Courmayeur, ed ogni volta arrivo con uno stato d’animo diverso, ma Cogne è casa mia. Sarà davvero emozionante”.

Quello che prenderà il via da Budapest il 6 maggio per Paolo Mei sarà il dodicesimo Giro d’Italia (“non dimentichiamo che prima di me Cesarino Cerise ne ha fatti nove”), dopo aver iniziato il 7 maggio 2011. Una data, come si diceva all’inizio, simbolica: “Il 7 maggio 2002 mi ruppi cinque ossa della gamba destra in un allenamento in bici a Cogne. Pochi giorni dopo, Giuliano Marangelo mi invitò a fare da speaker ad una gara di triathlon alpino a Châtillon a cui avrei dovuto partecipare come atleta”. Fu l’inizio di tutto.

Tappe e persone di una carriera intensa

Paolo Mei ha iniziato come ciclista, sia su strada che in mountain bike (vincendo anche un Giro della Lombardia nel 2008), quindi conosce questo mondo come le sue tasche. In più, gode di spigliatezza, buona memoria e conoscenze, doti imprescindibili per questo mestiere. Sono tante le tappe della carriera di Paolo che lo hanno portato dov’è ora, tanti tasselli di un puzzle raccontati in maniera lineare e naturale anche nel corso di una serata organizzata ad Aymavilles dalla FIAB Aosta à Vélo per la sua campagna di tesseramenti.

Fiab Paolo Mei
Fiab Paolo Mei

Nel 2005 Giuliana Lamastra e Luca Alladio lo invitano a fare da speaker ai campionati italiani di Winter Triathlon a Flassin, dove conosce Christian Memè (uno dei fondatori di SDAM, azienda che si occupa di cronometraggio), altra figura che tornerà in maniera decisiva nella sua vita professionale nel 2009, anno che rappresenta la svolta. “Da appassionato di canto avevo comprato un impianto per fare le serate. Quell’anno avevo tutti i weekend occupati, dopo che lavoravo fino al venerdì come geometra. Alla Granfondo Fausto Coppi di Cuneo sono stato chiamato grazie a Christian Memè, la Granfondo Polti è stata forse la gara che mi ha cambiato la vita”.

Un crescendo inarrestabile che arriva a Camaiore, dove Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, lo nota (dopo essere arrivato in ritardo di quattro ore ad un colloquio con sua moglie…) e lo mette alla prova con il Giro del Piemonte, le Strade Bianche, la Tirreno Adriatico, la Milano Sanremo. Paolo Mei, Stefano Bertolotti, Barbara Pedrotti, Zoran Filicic (“il mio esempio”): persone, incroci, colleghi che tornano.

Parallelamente, lo speaker valdostano si affaccia al mondo degli sport invernali collaborando con la Val di Fiemme, erede di Silvano Gadin chiamato ad Eurosport. “Dal 2012 ho fatto tutti i Tour de Ski ed i Mondiali del 2013. La curiosità è che le tre edizioni dei Mondiali in Val di Fiemme hanno avuto tre speaker valdostani: Cesarino Cerise nel 1991, Silvano Gadin nel 2003, io nel 2013”. Le sue esperienze non si contano più, dalla Coppa del Mondo di salto e combinata nordica a quella di slalom a Madonna di Campiglio e telemark a La Thuile, dalla collaborazione con la Val di Sole a quelle con Eurosport e Rai Sport per mountain bike e ciclocross anche come commentatore tecnico.

L’operazione alle corde vocali

Un percorso lineare che ha avuto però qualche ostacolo, come quello del marzo 2018 quando Paolo Mei fu operato alle corde vocali. “Avevo degli abbassamenti di voce riscontrati per la prima volta nel 2011, quando conclusi una tappa completamente afono”, racconta. “Ho iniziato ad utilizzare l’in-ear monitor con il quale riuscivo a sentirmi meglio ed a sforzare meno la voce”. I problemi, però, si ripresentano al Tour de Ski 2018: “Mi affidai al Dottor Cossu di Torino, il foniatra di Madonna e Bono. Scoprì che avevo un polipo intracordale, per il quale mi operò in pochissimo tempo. Tornai alla partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme con la voce nuova”.

“Gli arrivi in volata mi mettono una tensione pazzesca”

Commentare il Giro d’Italia ormai per Paolo Mei è un’abitudine, ordinaria amministrazione: “Non mi preparo niente, è un mondo che conosco benissimo e che vivo al 100%, informandomi sui social e dai corridori stessi. È un po’ una storia che si ripete, bisogna però essere sempre sul pezzo, sapere cosa succede e gestire un palco”. Gli strumenti per lavorare bene ci sono, sbagliare è difficile, anche se alla domanda se sia peggio fare un errore o non sapere cosa dire, se la ride: “Non mi è mai capitato di non sapere cosa dire. Il più grosso problema sono gli arrivi in volata, soprattutto se piove e gli atleti hanno la mantellina: gli sprint mi mettono sempre una tensione pazzesca. Il fotofinish può durare anche un minuto, che sembrano otto anni. Mai sbilanciarsi se non sei sicuro”.

Da due anni, peraltro, non ci sono più le torrette sulla linea d’arrivo ma una cabina più spostata: “La prima volta in cabina fu a Villafranca Tirrenica: un arrivo in volata a tre. Lì ho chiamato il fotofinish ed ho fatto bene, avrei puntato su uno mentre ha vinto un altro. Mi sono giocato il jolly”.

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