Coronavirus, come le famiglie possono affrontare la chiusura della scuola

Le riflessioni di Licia Coppo su come affrontare la pausa forzata e inaspettata che impedisce a bambini e ragazzi di andare a scuola, ma non sospende l’attività didattica al centro della rubrica "Basta un po' di educazione".
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Basta un po’ di educazione

Eccoci qua. Tutti un po’ impreparati a gestire un’emergenza che si sapeva sarebbe arrivata, ma come gli struzzi abbiamo vissuti tutti, o quasi, nell’illusione che tra i monti il Coronavirus non sarebbe arrivato, o che lo avremmo circoscritto in poco tempo nei comuni lombardi. Codogno, Lodi, ormai siamo esperti di geografia, di virus, siamo tutti epidemiologi. Ma poco previdenti. Ed ora tutti a stupirci, o lamentarci, di un provvedimento, evidentemente necessario, come quello della chiusura nazionale delle scuole.

Quello che forse non sappiamo fare bene, in famiglia e soprattutto nel mondo della Scuola, è affrontare al meglio questa strana fase di emergenza sanitaria. Che, non vorrei sembrare Cassandra, dubito si fermerà a breve. Credo che questa non sarà la prima chiusura nazionale delle scuole che dovremo sostenere. Prepariamoci. Ce lo dicono i dati statistici. Didattica a distanza, smart working, mutuo-aiuto tra famiglie, saranno le parole che ci accompagneranno, temo, ancora per qualche mese.

Come affrontare allora questa pausa forzata, che impedisce a bambini e ragazzi di andare a scuola, ma non sospende l’attività didattica? Condivido due riflessioni del pedagogista Bertagna che dice: “Le scuole si stanno muovendo inviando sempre più lezioni e compiti da fare: non è questa la strada giusta. Maria Montessori spiegava che per avere qualcosa di buono a distanza devi sempre collegarti a una presenza. Le maestre della primaria, soprattutto, mandino messaggi personali ai loro alunni, in accordo con i genitori, per chiedere come stanno, non per caricarli di esercizi. Ciascun bambino deve capire che la maestra pensa a lui e, insieme, a ciò che lui può imparare dalla situazione in cui si trova”. Ed io aggiungo che è prioritario che anche i prof della scuola secondaria trovino il modo per rimanere in relazione con i loro alunni. Dare solo esercizi per tenere allenati i ragazzi, come fosse estate, non è una buona strategia.

E per chi lavora, con i figli a casa da scuola, come si fa? Ancora Bertagna, in modo molto sintetico, ci dice: “Va riscoperta la dimensione cooperativa della genitorialità. Condividete tutto: baby sitter, tempo, nonni. Organizzatevi tra famiglie: oggi li tengo io, domani tu programmando insieme alla scuola il tempo come un’opportunità di crescita pur in questa difficoltà. Va ricostruita una relazione emotiva e sociale coi figli, dove la scuola è presente in modo collaborativo, non in esonero dalle responsabilità”.

Se invece volete leggere le mie riflessioni più articolate, con spunti pratici per i genitori e indicazioni concrete per la didattica per i docenti, leggete qui https://liciacoppo.it/blog/famigliascuola-ai-tempi-del-coronavirus/ sul mio blog la mia idea di “Famiglia&Scuola ai tempi del Coronavirus”. Cavoli, sembra quasi il titolo di una serie TV!

 

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