Sabrina e Laurent, “Con la Ferme d’Antey facciamo la vita che amiamo”

21 Maggio 2020

“La taverna è fondamentale, è una delle cose che costruisci per prima”. Ed è proprio in taverna, davanti ad un tagliere di formaggi e salumi, che parte la chiacchierata con Sabrina Marcellan e Laurent Verthuy di La ferme d’Antey.

Nei loro sguardi e nel loro entusiasmo c’è la certezza di star vivendo la vita che amano: si sono conosciuti sugli impianti a Torgnon – impiantista lui, maestra di sci lei – e, nel 2005, hanno unito le forze e preso la stalla dalle parti del campo sportivo, aprendo poi nel 2009 il negozietto. Ora hanno una cinquantina di capi tra mucche, capre, pecore ed un cavallo, oltre a polli, galline, oche, un tacchino, due pavoni e le api. “Prima avevamo più capre e producevamo latte e formaggi, ma quando andiamo in alpeggio a Perreres, sopra Cervinia, ogni volta il lupo ce ne mangia diverse. È un danno economico ma anche affettivo, quindi ora ne abbiamo solo sei “superstiti” per folklore”, racconta Laurent.

Sabrina e Laurent, con l’aiuto dei genitori di lei, Mauro e Fiorella, producono e vendono formaggi come la toma d’Antey, tomette aromatizzate al ginepro e al peperoncino, yogurt, primosale, ma anche salumi, mocetta, oltre a macellare la carne da vendere in negozio: “Ma lo facciamo solo quando sappiamo che c’è gente che la compra in modo da proporre un prodotto sempre fresco: puntiamo sulla qualità più che sulla quantità”. Motivo per cui spesso qualcuno si sorprende di non trovare sempre tutto: “Non siamo un supermercato, se le uova finiscono dobbiamo aspettare che galline, oche e anatre le facciano. C’è anche un piccolo orto, raccogliamo la verdura al momento e la facciamo scegliere al cliente. Da un annetto vendiamo anche il miele, è il papà di Sabrina a fare l’apicoltore”.

Nonostante la fatica e le forze messe in campo, per Sabrina e Laurent questo è un lavoro quasi “stagionale”, basato molto sul turismo: entrambi infatti hanno mantenuto anche l’altro lavoro a Torgnon e d’estate, quando stanno in alpeggio, lui lavora in cava come autista. “Non potremmo vivere solo di questo, le spese sono tante e la politica non aiuta con i contributi. Non che debbano arrivare a pioggia, ma almeno avere la certezza di quanto ti spetta per poter fare degli investimenti in azienda”.

Niente potrebbe far loro rimpiangere questa vita, i valori che si respirano, l’atmosfera che avvolge le loro giornate: “Abbiamo tutto, lavoriamo con la natura ed anche i bambini iniziano a dare una mano ed apprezzare questa vita. Sono un po’ diversi dagli altri bambini, abituati a stare fuori ed a giocare con la fontana, con la terra”. Aline, 11 anni, Annie, 7 ad ottobre, e Jean-André, 4 a fine giugno, sono molto uniti e fanno della natura il loro parco giochi.

I volti di tutti si illuminano ancora di più quando si parla dell’alpeggio. La fatica, gli sforzi, e poi la pace quando la giornata finisce e ci si può rilassare: “Vedi le tue mucche, senti l’odore del fieno, i prati: basta poco e sei contento”, dice Sabrina. “Sono quattro mesi in cui facciamo un’altra vita. È bello anche quando torniamo ad Antey, a fine settembre: ci sono i colori dell’autunno, accendi la televisione, ti sdrai sul divano. Facciamo una bella vita, non ci possiamo lamentare”.

Ovviamente, il periodo non è facile neanche per loro. Sabrina e Laurent spiegano che a livello pratico è cambiato poco – la mungitura, la trasformazione, la manutenzione dei prati sono andati avanti lo stesso: anzi, sono riusciti ad anticipare il taglio della legna – ma il negozio si è fermato: “Ne abbiamo risentito molto, perché in mezzo c’erano i weekend, il Carnevale, Pasqua, il 25 aprile, il 1° maggio. Siamo preoccupati per l’estate, perché non sappiamo come ripartirà il turismo. Magari in albergo sarà più difficile, ma con le seconde case speriamo ci sia un po’ di movimento”.

Sabrina e Laurent, però, non cedono al pessimismo: “A volte ci chiediamo chi ce l’ha fatto fare. Abbiamo passato e passeremo momenti bui, ma siamo solidi e uniti”.

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