Esprimersi vuol dire manifestare il proprio sé, dargli forma, e prendersene cura. La “cura” non sottintende una malattia, come vorrebbe la medicina, ma è un’operazione che facciamo nella ricerca del nostro benessere e del nostro essere umani, per essere consapevoli di noi stessi e del nostro essere con gli altri.
Da sempre, una delle forme espressive primarie è stata l’arte, in tutte le sue forme. Quello che “Forme Vitali”, associazione di promozione sociale nata nel 2016, vuole fare è proprio far emergere le potenzialità di ognuno di noi attraverso l’espressione creativa, che si tratti di danza, scrittura o orticultura. “Alla base di tutto c’è la nostra amicizia”, raccontano Antonella Farina, Romina Bregoli e Jessica Baldassarri che, insieme a Veronica Bossi e Barbara Bregoli, costituiscono il direttivo dell’associazione. Un’amicizia “romantica”, la definiscono, che risale ai tempi delle superiori, quindi a una ventina d’anni fa: Jessica ed Antonella si conoscono dalla prima superiore quando, alle magistrali, si scrivevano sui quaderni di corrispondenza; poi Jessica e Romina, in classe insieme dalla terza superiore, hanno studiato e convissuto durante l’università a Torino e, come se non bastasse, Antonella e Veronica lavoravano insieme, così come le stesse Jessica e Romina. “Ho fatto conoscere ad Antonella il suo compagno, con cui adesso ha un figlio”, si vanta Jessica: sì, la loro è un’amicizia romantica.
“Questo progetto è come un figlio”
“La nostra associazione non si fonda solo sulle professionalità, ma soprattutto sull’intesa profonda, quella in cui basta uno sguardo per capirsi: è importante che se nascono problemi – e ne nascono – rimangano nell’ambito del lavoro e non intacchino la nostra amicizia”. L’associazione nasce ufficialmente il 5 febbraio 2016, anche se è stata concepita molto prima da Antonella e Romina, che frequentavano una scuola di danzaterapia ed avevano avviato già da qualche anno alcuni progetti: “Volevamo però creare qualcosa di nostro”, dicono. “Lavoravamo entrambe in cooperativa, nell’ambito del disagio e della devianza, quindi volevamo fare qualcosa di bello, di vitale, in cui portare le nostre passioni”.
Quella stessa intesa si è rivelata fondamentale quando si è trattato di trovare le altre componenti dell’associazione: “Io le guardavo con ammirazione e mi chiedevo: Chissà se mi chiederanno mai di far parte dell’associazione”, rivela Jessica. “Poi, il giorno del mio compleanno, mentre stavamo facendo una giornata di formazione per gli operatori, mi dicono: ‘Dobbiamo parlare dell’associazione’. ‘In che senso?’, chiedo io. ‘Beh, è ovvio che ne devi far parte anche tu’. Per me è stato davvero emozionante”. E non sorprenda che si sia parlato di nascita e di concepimento, poco sopra: “Questo progetto è come un figlio, non riuscirei ad immaginarmi senza quella parte della mia vita”, dice Antonella. “Ce ne prendiamo cura, ed è anche un modo per tenerci vive noi”.
L’arteterapia non guarda alla performance, ma all’espressività
Antonella e Romina si occupano di danzaterapia, hanno fatto la scuola Esprel di Danzamovimentoterapia espressivo-relazionale, frequentando principalmente i corsi di Torino ma muovendosi anche su Roma e Catania: “Lavorando era difficile, bisognava pagarsi il costo del training, gli spostamenti, prendere ferie. Per fortuna potevamo anche esercitare e formarci sul campo. Il territorio qui è un po’ chiuso, si fa fatica: la parola “terapia” fa paura, associata alla danza ancora di più. Le persone possono pensare ‘oddio, mi analizzano’, oppure ‘non so ballare’. In realtà, in tutti i nostri laboratori, che siano di scrittura o di danza, non c’è niente che riguardi la performance, ma solo l’espressività e la creatività, senza nessun giudizio. È vero, la cosa può spaventare perché ci si mette in gioco, a nudo, ma è alla portata di tutti”.
“Succede anche a me con la scrittura”, fa loro eco Jessica. “Magari le persone con cui faccio i laboratori hanno paura di dover leggere i propri scritti davanti a tutti, ma non è obbligatorio, quello che è importante è lo scrivere, il comunicare. A volte basta condividere anche solo una parola: è un dono a te e agli altri”. Dopo gli studi come educatrice professionale con Romina, Jessica ha frequentato dei corsi sulla scrittura autobiografica, per poi formarsi anche a Milano ma anche, molto, da autodidatta: “Qui in Valle non conosco professionisti di questo settore. Entrare in Forme Vitali è stato molto importante per me: lavoravo in una comunità per tossicodipendenti, ho iniziato a proporre laboratori e mi appassionava. Avere l’associazione mi ha dato la possibilità di mettere in campo questa cosa in maniera strutturata”.
Veronica, invece, si occupa di ortoterapia nell’orto di Sant’Orso: “Il contatto con il verde è terapeutico: ci si prende cura delle piante, si lavora la terra, si vede crescere quello che si semina. È anche molto metaforico”, spiegano le tre ragazze. “Lei ha una formazione a 360° anche con l’Asilo nel Bosco, la biodinamica e i progetti nelle scuole, fa da trait d’union”.
(F)orme e stupore
E il nome? “Ci abbiamo pensato tanto, è stato un parto!” dicono, giusto per tornare al concetto di figlio di cui poco sopra. “Poi ci siamo fatte ispirare dal libro Le forme vitali di Daniel Stern. Ci piace che nel logo, composto da colori complementari, ci sia anche il disegno e la parola “orme”: richiama il cammino, il percorso di crescita e l’importanza di lasciare tracce di sé, alle spalle ma anche andando avanti”. Nel dépliant di Forme Vitali è anche ripresa una citazione di Einstein, riadattata, che dice: “Una vita che si apre con stupore ad una nuova idea non torna mai alla forma precedente”. Centrale, qui, è il concetto di “stupore”: “Cerchiamo di fare in modo che le persone possano meravigliarsi delle cose che sono in grado di fare, del bello che hanno dentro e che possono esprimere. Ed anche di come riescono a stare bene con l’altro, avvicinarsi, condividere. Vedi proprio lo stupore nei loro occhi. Ma siamo anche noi a meravigliarci di quello che viene fuori dal gruppo. A volte ti fermi e dici: ‘Wow, guarda che belli che sono’. È una cosa che ti rigenera, che ti nutre, ed è quello che ci fa andare avanti”.
“Siamo forme che prendono forma e vita”
Anche perché, in quanto associazione di promozione sociale, non possono esserci profitti: tutto quello che viene guadagnato dai laboratori viene reinvestito nell’associazione. “Dopo aver lavorato tanto con laboratori aperti alla cittadinanza, che ancora facciamo, nell’ultimo anno e mezzo stiamo lavorando di più con le istituzioni – come cooperative o scuole – e per noi è un vantaggio, perché ci toglie molti problemi sulla parte organizzativa”. Laboratori dedicati agli insegnanti, ai bambini, alle coppie, agli operatori socio-sanitari: la platea è vasta, ma al centro c’è sempre “l’altro”, l’importanza di far emergere la dimensione della persona e non del ruolo che essa ha.
Oltre a questi laboratori, Forme Vitali ha in cantiere diversi grandi eventi, che spesso si ripetono annualmente. Come l’Open Day delle artiterapie, in cui vengono coinvolti diversi professionisti (“una delle nostre finalità è creare una rete, un incontro tra arti”), o il Respiro della Montagna, che quest’anno raggiungerà la quarta edizione ed è un incontro tra scrittura, mindfulness e danzaterapia. “Uno degli eventi che negli ultimi tempi ci ha dato più soddisfazioni è stato il Festival Toubab, organizzato dalla Rete Antirazzista: abbiamo tenuto un laboratorio integrato di danza e scrittura con richiedenti asilo, ma aperto a tutti. È stato bellissimo, i ragazzi hanno portato tanta bella energia”.
Nel futuro più immediato c’è, sabato 8 giugno, un laboratorio di scrittura ed ortoterapia a Sant’Orso, con scritti e fotografie come racconto di sé e, il 15 settembre, una raccolta fondi insieme a Partecipare Conta all’Area 6 Tu di Sarre.
Un’associazione che è un vulcano di idee e di vitalità: “Siamo in fermento, siamo vitali: siamo forme che prendono forma e vita, non ci fermiamo mai”.
Per informazioni:
Forme Vitali – associazione di promozione sociale
Via Edelweiss 30, Aosta
Email: formevitali@gmail.com
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