Il cielo di febbraio: la congiunzione tra Venere e Marte e la “polvere di stelle”

Questo mese, all’interno dell’Auriga si può scorgere, anche solo con un piccolo binocolo, M37, un ammasso aperto di circa 500 stelle distante da noi 4.000 anni luce. M37 ci riserva anche una piccola sorpresa: alcune stelle di colore rosso.
L’ammasso aperto M35 nella costellazione dei Gemelli, ripreso dalle piazzole dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Cortesia Alessandro Cipolat Bares (https://www.flickr.com/photos/astrobares/) per la Fondazione C. Fillietroz-ONLUS
Un, due, tre stella!

Nel mese di febbraio proponiamo spettacoli al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, consultate il nostro sito web: https://www.oavda.it/.

La Luna

Le fasi della Luna

Ultimo quarto sabato 3 febbraio 2024, Luna nuova sabato 10, Primo quarto venerdì 16, Luna piena sabato 24 febbraio.

Congiunzioni tra la Luna e pianeti e stelle brillanti

Il 7 febbraio la Luna sarà in congiunzione con Venere e sorgerà praticamente assieme a quest’ultimo: lo spettacolo è visibile appena prima dell’alba, a partire dalle 7.00 del mattino.

Il giorno 15 tocca al pianeta gigante del Sistema Solare, Giove, essere avvicinato dal nostro satellite naturale: l’incontro avverrà nella costellazione dell’Ariete ed è visibile a partire dall’imbrunire, dopo le 18.00.

I pianeti

Mercurio

Ai primi del mese, essendo alquanto ridotta la sua distanza angolare dal Sole, il piccolo ed elusivo pianeta risulta osservabile prima del sorgere di quest’ultimo ma solo se si dispone di un orizzonte a est perfettamente sgombro da ostacoli. Prima dell’alba, infatti, Mercurio si trova a soli 5-6° sopra l’orizzonte. Il giorno 17 Mercurio passa dalla costellazione del Sagittario a quella del Capricorno. Il 28 febbraio il pianeta è in congiunzione solare superiore, passando dalla visibilità mattutina a quella serale: dopo il tramonto lo si vedrà verso ovest.

La congiunzione stretta tra Venere e Marte la mattina del 22 febbraio alle ore 6.45. Simulazione generata con il software Stellarium (http://stellarium.org)
La congiunzione stretta tra Venere e Marte la mattina del 22 febbraio alle ore 6.45. Simulazione generata con il software Stellarium (http://stellarium.org)

Venere

Agli inizi di febbraio, attorno alle 7.00, quando il cielo comincia a schiarire, è visibile a sud-est, a un’altezza di poco superiore a 5°. Nel corso del mese la sua distanza angolare dal Sole diminuisce considerevolmente, fino a rendere il pianeta sempre meno osservabile. A metà del mese il pianeta passa dalla costellazione del Sagittario a quella del Capricorno e la mattina del 22 febbraio “raggiunge” Marte in una congiunzione molto stretta, che pone i due pianeti a una distanza inferiore a mezzo grado.

Marte

Nel mese di febbraio la distanza angolare tra Sole e pianeta rosso cresce lentamente: verso fine mese si può tentare di scorgerlo al mattino attorno alle 7.00 a un’altezza di circa 5-6°. Avendo raggiunto e superato da poche settimane l’apogeo (il punto sulla sua orbita che lo porta più distante dalla Terra), nel telescopio appare ancora di ridotte dimensioni. Il 13 febbraio Marte sconfina dalla costellazione del Sagittario a quella del Capricorno; si trova angolarmente non molto distante da Venere e Mercurio (vedi le descrizioni di questi pianeti).

Giove

Ben visibile alto nel cielo già all’imbrunire, Giove si fa osservare per tutto il mese. Agli inizi di febbraio tramonta verso mezzanotte e alle 22.00 a fine mese, muovendosi per tutto il mese si entro i confini della costellazione dell’Ariete.

Saturno

Agli inizi di febbraio il pianeta teoricamente è ancora osservabile al crepuscolo, a partire dalle 18.30, quando si trova ancora a un’altezza sull’orizzonte di circa 10°. Nei giorni successivi la sua distanza angolare dal Sole decresce sempre più, fino al giorno 28 in cui si trova in congiunzione con quest’ultimo, rendendolo dunque invisibile.

Urano

Trovandosi nella stessa costellazione di Giove, l’Ariete, le sue condizioni di osservabilità sono simili a quelle di quest’ultimo. A inizio febbraio rimane sostanzialmente visibile fino alle 22.00 e a fine mese tramonta assieme al pianeta gigante una mezz’ora prima.

Nettuno

La finestra di visibilità serale per questo lontano gigante ghiacciato, che si vede con il telescopio all’interno dei confini della costellazione dei Pesci, si sta lentamente accorciando. All’inizio di febbraio, infatti, il pianeta è visibile a inizio serata, a partire dalle 18.45 e tramonta verso le 21.00. Risulta visibile fino al 20 del mese, quando all’imbrunire si presenta molto basso sopra l’orizzonte sud ovest.

Stelle e costellazioni visibili nelle serate di febbraio

All’inizio della serata si può osservare a sud la maestosa costellazione del cacciatore Orione, famosa per le tre stelle che costituiscono la sua cintura: da sinistra a destra, Alnitak, Alnilam e Mintaka. La stella centrale, Alnilam, è una stella veramente notevole, dato che si trova a una distanza di circa 2.000 anni luce (1 anno luce corrisponde a 9.460 miliardi di km circa), mentre Alnitak e Mintaka sono “solo” a circa 1.200 anni luce . Il fatto che Alnilam abbia apparentemente lo stesso splendore delle altre due stelle ci suggerisce che si tratta di una stella intrinsecamente estremamente brillante: si stima infatti che abbia una luminosità di circa 500-800 mila volte quella del nostro Sole!

Nella costellazione, sotto la cintura del personaggio pende la spada che contiene la Grande Nebulosa di Orione, M42, una nebulosa ad emissione che costituisce la sede di formazione stellare più vicina a noi (distanza di circa 1.350 anni luce). Durante le visite guidate notturne al nostro Osservatorio Astronomico è sicuramente uno degli oggetti più apprezzati al telescopio.

Ai piedi di Orione si nota Sirio, la stella apparentemente più brillante di tutto il cielo, che rappresenta il cuore del Cane Maggiore (tanto che anticamente il suo appellativo, per estensione, era “il Cane”), mentre più a est vediamo Procione, la stella più luminosa del Cane Minore.

La Via Lattea e l’Esagono Invernale

In questa stagione la Via Lattea si snoda tra le costellazioni invernali. All’inizio della serata, attorno alle 21.00, si può seguire il suo sinuoso percorso a partire dallo zenit (il punto al di sopra delle nostre teste che a quell’ora si trova tra le costellazioni dell’Auriga e della Lince) fino a Cassiopea e alla Lucertola proseguendo in direzione nord ovest.

Verso sud possiamo invece ammirare l’Esagono Invernale, l’asterismo (disegno di stelle) di forma esagonale i cui vertici sono formati dalle stelle Capella (la principale della costellazione dell’Auriga), Aldebaran (Toro), Rigel (Orione), le già citate Sirio (Cane maggiore), Procione (Cane minore), infine Castore e Polluce (Gemelli): un insieme di stelle che possiamo prendere a riferimento per riconoscere le rispettive costellazioni di appartenenza. Al centro dell’immaginaria figura geometrica splende Betelgeuse (Orione).

Polvere di stelle” nell’Auriga

Alto nel cielo, in direzione sud-ovest, si nota un gruppo di stelle a forma di pentagono irregolare: è l’Auriga, ovvero il Cocchiere, che ospita l’anticentro galattico, la direzione opposta al centro della nostra Galassia. Non è un caso che in questa zona del cielo la Via Lattea appaia poco brillante.

La stella più luminosa dell’Auriga, Capella (rappresentava per i greci la capretta Amaltea che allattò Zeus infante) risplende con il suo bel colore giallo. Anche se a occhio nudo ci sembra di vedere una stella singola, in realtà Capella è multipla, con le sue quattro componenti reciprocamente legate dalla gravità.

All’interno dell’Auriga si può scorgere, anche solo con un piccolo binocolo, M37, un ammasso aperto di circa 500 stelle distante da noi 4.000 anni luce. Appare come un insieme di stelle molto fitto e suggestivo: “polvere di stelle” è il simpatico soprannome che gli diede una nostra visitatrice alcuni anni fa, ammirandolo all’oculare di uno dei telescopi didattici del nostro Osservatorio Astronomico.

M37 ci riserva una piccola sorpresa: comprende infatti anche alcune stelle di colore rosso, in fase evolutiva più avanzata delle loro “consorelle”, che permettono di stimare l’età dell’ammasso pari a circa 300 milioni di anni.

La costellazione zodiacale del mese: i Gemelli

La costellazione dei Gemelli.Credit: IAU and Sky & Telescope (https://www.iau.org/public/images/detail/gem_new/)
La costellazione dei Gemelli.Credit: IAU and Sky & Telescope (https://www.iau.org/public/images/detail/gem_new/)

Gemelli, ma diversi

La costellazione dei Gemelli appare come un grande rettangolo allungato piuttosto facile da individuare a nord est di Orione. Le due stelle principali portano i nomi di Castore e di Polluce, i due Dioscuri figli della regina Leda che, secondo una delle tante versioni del mito, ebbe il primo con il re Tindaro e il secondo con il re degli dei, Zeus, che si trasformò in cigno per concupirla con l’inganno.

Eratostene, nella sua opera Catasterismi, ci dice che i Dioscuri, cresciuti in Laconia (la regione sud orientale delle Grecia che comprende Sparta e Atene), si distinsero per il loro amore fraterno: non litigarono mai né per il predominio né per altri motivi, per cui Zeus “li pose insieme nello stesso luogo celeste”.

Dal punto di vista astronomico, però, sono “gemelli” per modo di dire, in quanto Castore appare bianco-azzurra e il colore di Polluce vira verso l’arancione. La diversità cromatica si può facilmente constatare a occhio nudo con la tecnica del confronto, osservando in modo alternato le due stelle fissando ciascuna per pochi istanti. Dopo tre o quattro passaggi la differenza balzerà (letteralmente) agli occhi. In questo procedimento noteremo anche il loro divario di luminosità: Polluce è più brillante di Castore di circa mezza magnitudine. Una terza importante differenza è di tipo strutturale, perché Polluce è una stella singola, mentre Castore costituisce addirittura un sistema sestuplo, cioè formato da sei stelle tenute insieme dalla reciproca attrazione gravitazionale: lo si è appurato grazie all’applicazione di raffinate tecniche osservative (come la spettroscopia) e all’utilizzo di sofisticati strumenti scientifici.

Se le due stelle rappresentano le teste dei Dioscuri, all’altro estremo della costellazione, più a occidente, dove si trovano le stelle che disegnano i piedi di Castore, si trova l’ammasso aperto M35, formato da qualche centinaio di stelle poste a quasi 3.000 anni luce di distanza. A questo meraviglioso oggetto celeste dedichiamo la copertina della rubrica di questo mese.

Le costellazioni che non tramontano mai: Cassiopea

La costellazione di Cassiopea. Credit: IAU and Sky & Telescope https://www.iau.org/public/images/detail/cas/
La costellazione di Cassiopea. Credit: IAU and Sky & Telescope https://www.iau.org/public/images/detail/cas/

Verso le ore 21.00, se guardiamo verso nord, a sinistra (a ovest) dell’Orsa Minore, in posizione diametralmente opposta, rispetto alla Stella Polare, a quella del Grande Carro, possiamo notare un quintetto di stelle luminose che formano una sorta di “M” maiuscola: si tratta della costellazione di Cassiopea, nel mito greco la vanitosa regina dell’Etiopia. È una costellazione circumpolare facilmente riconoscibile dai neofiti che tra l’altro ci permette di trovare la Stella Polare: come scritto prima, infatti, questa stella si trova a metà strada tra Cassiopea e il Grande Carro, formato dalle sette stelle più brillanti della costellazione dell’Orsa Maggiore.

In posizione vicina alla stella Caph, o Beta Cassiopeiae, troviamo una stella molto brillante: Rho Cassiopeiae, un raro esemplare di una categoria di stelle chiamate “ipergiganti gialle”. La sua massa è superiore di 40 volte a quella del Sole, e il raggio di 3450 volte rispetto a quest’ultimo. Nonostante si trovi ad almeno 3.400 anni luce da noi, grazie alle sue eccezionali caratteristiche è visibile anche a occhio nudo. 

A cura di Paolo Recaldini, Andrea Bernagozzi e Davide Cenadelli

La rubrica “Il cielo del mese” della Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS è realizzata con il contributo della Fondazione Crt.

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