Il cielo di maggio svela le Eta Aquaridi, le “figlie” della Cometa di Halley

Il 5 maggio, attorno alle 23 ora italiana, si verificherà l’attività massima delle Eta Aquaridi, che saranno perfettamente visibili. Ciò che le rende speciali è la loro origine: sono infatti generate dalle polveri della famosa cometa 1P/Halley.
Regolo, la stella più brillante del Leone con accanto la galassia nana Leo I, una satellite della nostra Galassia, riprese dalle piazzole dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Credit: cortesia Alessandro Cipolat Bares (https://www.flickr.com/photos/astrobares/) per la Fondazione C. Fillietroz-ONLUS
Un, due, tre stella!

Nel mese di maggio proponiamo al pubblico spettacoli al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, è possibile consultare il nostro sito web.

Ricordiamo che la visibilità degli oggetti celesti varia in base a diversi fattori come la presenza di ostacoli lungo l’orizzonte, le condizioni atmosferiche e la propria ubicazione geografica. In questa rubrica le posizioni e la visibilità sono indicate per un cielo osservato dal centro Italia.

In ogni caso è consigliabile osservare da un luogo con cielo il più possibile scuro, lontano dalle luci della città, come lo Starlight Stellar Park della Valle d’Aosta, dove si trova il nostro centro di ricerca e cultura scientifica.

Ed ora vediamo cosa ci riserva il cielo di questo mese.

La Luna

Le fasi della Luna

Ultimo quarto mercoledì 1° maggio 2024, Luna nuova mercoledì 8, Primo quarto mercoledì 15, Luna piena giovedì 23, Ultimo quarto giovedì 30.

Congiunzioni tra la Luna e pianeti e stelle brillanti

Attorno ai primi di maggio, prima dell’alba, saranno visibili nel cielo Luna, Mercurio, Marte e Saturno. Lo spettacolo è meglio osservabile con l’orizzonte est perfettamente sgombro. Sono favorite le località dell’Italia del sud, dato che all’arrivo del chiarore solare questi corpi sono molto bassi sull’orizzonte.

Il nostro satellite naturale è in congiunzione stretta con Marte il giorno 5 e con Mercurio il 6.

La congiunzione tra Luna e Marte il 5 maggio alle 5.30. Si noti la vicinanza di Mercurio e di Saturno nello stesso campo di vista. Immagine generata con il software Stellarium (http://stellarium.org)
La congiunzione tra Luna e Marte il 5 maggio alle 5.30. Si noti la vicinanza di Mercurio e di Saturno nello stesso campo di vista. Immagine generata con il software Stellarium (http://stellarium.org)

Il 15 maggio la Luna è in congiunzione con Regolo, la stella più brillante della costellazione del Leone, e il 20 con Spica (l’alfa della Vergine). Infine il 23 incontrerà Antares, la brillante supergigante dello Scorpione. A fine mese, proprio il 31, sorgerà assieme a Saturno.

I pianeti

Mercurio

Agli inizi di maggio è visibile entro le 5.45 molto basso sull’orizzonte orientale nella costellazione dei Pesci. Da segnalare una congiunzione con una sottilissima falce di Luna che avviene il giorno 6. Dal 18 al 19 Mercurio trascorre un breve “soggiorno” nella costellazione della Balena. (una costellazione, che oltre a quelle 12 conosciute (dall’Ariete ai Pesci). Sì, avete letto bene: la Balena (il cui nome ufficiale è Cetus) è una costellazione zodiacale, come le dodici tradizionali (dall’Ariete ai Pesci) può ospitare il movimento apparente di Mercurio, della Luna e dei pianeti.

Dal 20 al 30 maggio il piccolo pianeta si trova nell’Ariete e il 31 sconfina nel Toro. Nel resto del mese la sua piccola distanza angolare dal Sole riduce la sua visibilità.

Venere

È praticamente inosservabile per tutto il mese, dato che si trova sempre molto vicino al Sole. Il 19 maggio passa dalla costellazione dell’Ariete a quella del Toro.

Marte

Visibile al mattino presto, dato che sorge attorno alle 5.00, lo si può osservare per qualche decina di minuti prima che il chiarore solare lo renda invisibile. Il giorno 5 il pianeta rosso è in congiunzione con la Luna. Anche Marte, come Mercurio, giungendo dai confini della costellazione dei Pesci, effettua un breve passaggio nella Balena (dal 10 al 13 maggio) prima di passare in quella dei Pesci. Verso fine maggio lo si può osservare più facilmente, dato che verso le 5.00 raggiunge già un’altezza di una quindicina di gradi.

Giove

Anche il pianeta gigante del Sistema Solare è praticamente invisibile per tutto il mese, dato che è molto vicino alla posizione del Sole. Si sta lentamente avvicinando alla congiunzione con quest’ultimo, che raggiunge il giorno 18 rendendosi inosservabile in quanto “immerso” nel chiarore della nostra stella. Durante tutto maggio si muove entro i confini della costellazione del Toro.

Saturno

Sorge attorno alle 3.00 ed è quindi visibile per la seconda parte della notte. Poco prima dell’alba lo troviamo a una discreta altezza, di più di 25°, sopra l’orizzonte sud est. Si trova nella costellazione dell’Acquario.

Urano

A maggio risulta di fatto invisibile in quanto prossimo alla congiunzione con il Sole, che si verifica il giorno 13. Si trova nella costellazione dell’Ariete per tutto il mese.

Nettuno

All’alba si trova a una quindicina di gradi sopra l’orizzonte, quindi tra le posizioni di Marte e di Saturno, visibile solo con un telescopio. È sempre all’interno dei confini della costellazione dei Pesci.

Lo sciame meteorico di maggio: le Eta Aquaridi, le “figlie” della Cometa di Halley

Secondo le previsioni dell’IMO (International Meteor Organization, https://www.imo.net/ ) il 5 maggio attorno alle 23.00 ora italiana si verificherà l’attività massima delle Eta Aquaridi, lo sciame di “stelle cadenti” (o meteore) visibili ogni anno dal 20 aprile al 28 maggio. Il nome deriva dalla zona del cielo da cui appaiono irradiarsi, il radiante, che per questo sciame meteorico si trova nell’Acquario, vicino alla stella indicata con la lettera greca Eta.

Ciò che rende speciali le Eta Aquaridi è la loro origine: sono infatti generate dalle polveri della famosa cometa 1P/Halley, la prima di cui storicamente fu accertata la natura periodica. L’astronomo britannico Edmond Halley (1656-1742) nel 1682 previde infatti il ritorno della cometa per il 1758, cosa che si verificò puntualmente 16 anni dopo la sua morte: grazie a questa brillante scoperta il suo nome venne associato per sempre all’astro chiomato.

Il radiante delle Eta Aquaridi (segnalato da una piccola icona azzurra nell’ovale) alto sopra l’orizzonte sud est una ventina di gradi alle 5.00 (ora civile) del 6 maggio. Immagine generata con il Software Stellarium (http://stellarium.org)
Il radiante delle Eta Aquaridi (segnalato da una piccola icona azzurra nell’ovale) alto sopra l’orizzonte sud est una ventina di gradi alle 5.00 (ora civile) del 6 maggio. Immagine generata con il Software Stellarium (http://stellarium.org)

Quest’anno la Luna, in una fase compresa tra l’Ultimo quarto e la Luna nuova, non disturberà le osservazioni con il suo chiarore, perciò le meteore di questo sciame saranno perfettamente visibili. Dopo la mezzanotte in media sono teoricamente osservabili alcune decine di meteore all’ora.

Ricordiamo che le stime sulla quantità di “stelle cadenti” vengono quantificate assumendo un cielo perfettamente scuro e che il radiante dello sciame meteorico sia situato direttamente sopra la nostra testa (ossia allo zenit). Nella pratica il numero di meteore visibili è inferiore ai numeri delle previsioni teoriche in condizioni ideali, dato che il radiante di solito è basso sull’orizzonte e vi sono altri fattori limitanti (trasparenza del cielo non ottimale, inquinamento luminoso, presenza di ostacoli naturali o artificiali).

Come abbiamo segnalato anche l’anno scorso, l’IMO raccomanda l’osservazione di queste meteore citando una ricerca (Egal et al. 2020 – https://www.aanda.org/articles/aa/full_html/2020/08/aa38115-20/aa38115-20.html) in cui si riporta la possibilità, anche per il 2024, di un’attività maggiore di questo sciame. Il fenomeno è di norma meglio visibile nelle ultime ore della notte, meglio se nelle ore prima dell’alba, in quanto con un radiante più alto sull’orizzonte possiamo osservare un numero maggiore di meteore.

Stelle e costellazioni visibili nelle serate di maggio

Durante tutta la serata anche i neofiti potranno riconoscere senza difficoltà l’asterismo del Grande Carro, che culmina a nord, e osservare la magnifica Orsa Maggiore… a zampe in su!

Con il passare delle ore Cassiopea appare scendere nel suo percorso apparente verso l’orizzonte nord ovest. In alto e a occidente di quest’ultima si vede ancora molto bene la costellazione di Perseo. Tra le due costellazioni, bassa sull’orizzonte, si scorge a occhio nudo una macchiolina sfumata che, osservata attraverso un binocolo, è il doppio ammasso di stelle che, data la sua luminosità, porta il nome che (sulla scorta della nomenclatura stellare inaugurata da J. Bayer nel suo Uranometria del 1603) normalmente si assegna a una coppia di stelle (h e χ Persei).

All’inizio della notte astronomica, attorno alle 22.00, possiamo ammirare verso sud l’inconfondibile sagoma del Leone che, a parità di orario, durante il mese appare sempre più bassa e verso sudovest. Lì brilla la stella Regolo (il “piccolo re”), protagonista dell’Astrocopertina del mese, ripresa insieme alla galassia nana Leo I, che si può vedere solo con un buon telescopio. I due astri sembrano uno accanto all’altro, ma la galassia (visibile solo con un buon telescopio), a 820.000 anni luce da noi, è oltre diecimila volte più lontana della stella, distante poco meno di 80 anni luce! A inizio maggio verso le 21.45 la sua stella Denebola (la “piccola coda”) raggiunge la massima altezza passando sul meridiano celeste locale (l’arco sulla volta celeste che congiunge tre punti: il sud, lo zenit – il punto sopra la nostra testa – e il nord).

Con l’arrivo del buio a est, alta sull’orizzonte, si nota la gigante Arturo che, situata alla base della grande losanga irregolare che caratterizza la costellazione di Bootes o Bovaro, brilla vistosa con la sua luce tinta di giallo-arancione.

Come si vede dalla cartina qui sotto, tratta dal “Manuale per il riconoscimento delle costellazioni” , è possibile individuare Arturo utilizzando le tre stelle del timone del Grande Carro e prolungando in basso la curvatura che sembrano suggerire. Proseguendo è possibile trovare anche la stella Spica e la costellazione del Corvo, a cui dedichiamo un paragrafo più avanti. Allo stesso modo, si possono usare anche le stelle Merak e Dubhe (rispettivamente l’Alfa e la Beta dell’Orsa Maggiore) per identificare le stelle del Leone.

Ecco la procedura per trovare Arturo, Spica e il Corvo utilizzando le tre stelle del timone del Grande Carro. Dal “Manuale per il riconoscimento delle costellazioni” di cui si parla nel testo.
Ecco la procedura per trovare Arturo, Spica e il Corvo utilizzando le tre stelle del timone del Grande Carro. Dal “Manuale per il riconoscimento delle costellazioni” di cui si parla nel testo.

Il Corvo e l’Idra

La costellazione del Corvo si staglia alla fine del filare di stelle che abbiamo delineato. Inconfondibile con le sue quattro stelle di luminosità simile, la possiamo ammirare per tutto il mese a partire dalle ore 22.00, in basso a destra rispetto a Spica.

Se il cielo da cui osserviamo non è troppo illuminato dalle luci artificiali, possiamo anche tentare di scorgere il sinuoso zig-zag, visibile fino all’orizzonte, delle stelle dell’Idra, con Alphard che risplende non molto alta sull’orizzonte sud ovest; in prima serata è facilmente individuabile a sinistra della brillante stella Procione del Cane Minore. L’Idra è anche, nel mito greco, il mostruoso serpente della città di Lerna, la cui uccisione costituì una delle 12 fatiche di Ercole. In queste serate possiamo ammirare anche la costellazione dedicata al forzuto semidio a mezzo cielo, attorno alla mezzanotte, verso est.

Verso le 22.30 la stella Vega, astro principale della costellazione della Lira, è già ben osservabile a nord est. Il suo intenso colore azzurro è da confrontare con quello giallo-arancio di Arturo, ma dal punto di vista della luminosità apparente sono simili: Arturo è solo leggermente più brillante.

A fine serata si cominciano a notare a sud est le deboli stelle della Bilancia, la costellazione zodiacale di cui parleremo il prossimo mese.

La costellazione zodiacale del mese: la Vergine

La Vergine nella classica rappresentazione di Cerere . Immagine generata con il software Stellarium (https://stellarium.org)
La Vergine nella classica rappresentazione di Cerere . Immagine generata con il software Stellarium (https://stellarium.org)

Occupando sulla volta celeste quasi 1.300 gradi quadrati, è la costellazione zodiacale più estesa di tutte. Il Sole, nel suo moto apparente lungo lo Zodiaco, passa dal vicino Leone alla Vergine il 16 settembre (tenendo conto dei confini astronomici delle costellazioni ufficiali, definiti dall’International Astronomical Union nel 1929).

Per gli Assiri la Vergine rappresentava una delle loro principali divinità femminili, Ishtar. Anche la maggior parte delle culture mediterranee antiche nelle sue stelle ha voluto celebrare una figura femminile sacra legata all’agricoltura e alla fertilità, conferendole gli attributi della spiga di grano e della foglia.

Per i Greci l’attribuzione andava a Demetra e alla figlia Persefone, mentre i latini tributavano le loro invocazioni a Cerere e a Proserpina, sua figlia, anch’essa legata ai cicli stagionali. Il patto tra Plutone e Cerere, in seguito al rapimento di Proserpina (e la sua trasformazione nella regina degli inferi) consisteva nel liberarla in superficie solo per sei mesi all’anno, non a caso i più soleggiati e caldi: quelli che vanno dalla primavera all’autunno, i più favorevoli per la lavorazione della terra, la produzione e il raccolto del cibo.

Ecco perché la stella più luminosa della Vergine si chiama Spica, in latino “la spiga”, da cui l’appellativo spicifera, “colei che porta la spiga”, conferito alla costellazione che la ospita. Come già anticipato, per trovarla nel cielo basta prolungare la semicurva descritta dalle stelle del timone del Grande Carro fino ad Arturo e proseguire oltre fino a trovare la stella, inconfondibile grazie alla sua luminosità e al suo intenso colore azzurro.

A metà maggio alle 23.20 Spica culmina a sud passando in meridiano.

Dal punto di vista astrofisico questa stella è un sistema binario di stelle in orbita reciproca, con un periodo di poco superiore ai quattro giorni. La coppia si trova a una distanza da noi di circa 260 anni luce. In realtà, da osservazioni approfondite sembrano risultare altre tre componenti, facendo di Spica un sistema quintuplo.

In questa costellazione il riferimento all’agricoltura è presente anche nel nome di un’altra stella, Vindemiatrix (Epsilon Virginis), e qui naturalmente ci si riferisce alla coltivazione della vite. In Ovidio, Plinio, Vitruvio e altri autori latini troviamo per questo astro l’appellativo di Vindemiator o Vindemitor.

Le costellazioni che non tramontano mai: il Drago

La costellazione del Drago come si può osservare a metà maggio attorno alle 22.30 guardando verso l’orizzonte nord. Immagine generata con il Software Stellarium (http://stellarium.org)
La costellazione del Drago come si può osservare a metà maggio attorno alle 22.30 guardando verso l’orizzonte nord. Immagine generata con il Software Stellarium (http://stellarium.org)

Tra le due Orse (Maggiore e Minore) si snoda una costellazione molto antica, dalla forma somigliante alla lettera S rovesciata: il Drago celeste (Draco è il suo nome ufficiale).

Ne parliamo questo mese in quanto la sua testa (un quadrilatero formato dalle stelle indicate con le lettere dell’alfabeto greco Beta, Gamma, Nu e Xi) è visibile via via più alto in prima serata proprio dal mese di maggio in poi.

Uno dei due “occhi” è Eltanin (o Etamin), la stella Gamma che curiosamente, pur contrassegnata dalla terza lettera dell’alfabeto greco, è la più brillante della costellazione. Si tratta di una gigante arancione a circa 150 anni luce da noi, prospetticamente poco distante dalla sopracitata Vega.

La stella Alfa è Thuban, e l’attribuzione della prima lettera greca si spiega probabilmente con il fatto che era la stella polare nell’anno 3.000 a.C., fatto che poi si è tramandato nelle epoche successive. Data la natura periodica del fenomeno della precessione dell’asse terrestre di rotazione, che implica la migrazione del polo nord celeste tra le stelle, Thuban sarà di nuovo la stella polare nell’anno 23.000 d.C., come mostriamo durante gli spettacoli al Planetario di Lignan.

A cura di Paolo Recaldini, Andrea Bernagozzi e Davide Cenadelli

La rubrica “Il cielo del mese” della Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS è realizzata con il contributo della Fondazione CRT.

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