Covid19: la Valle d’Aosta unica regione in arancione, ma l’andamento è favorevole

La consueta analisi dei dati dell'incidenza del Covid19 in Valle d'Aosta, il monitoraggio dell'andamento della campagna vaccinale e alcune considerazioni sull'immunità di gregge nella consueta rubrica di analisi della domenica.
Situazione Covid19 Valle d'Aosta - grafico Luca Peano
Un epidemiologo per amico

La Valle d’Aosta rimane in fascia arancione, unica tra le regioni italiane. L’algoritmo che determina la classificazione nei diversi colori probabilmente non tiene conto delle piccole dimensioni della nostra popolazione nei confronti delle altre regioni (50 volte di meno del Piemonte e 100 della Lombardia, per fare due esempi): ciò determina una nostra maggior variabilità dei parametri in esame per solo effetto del caso. Ma al di là di ogni considerazione rimane il fatto che si conferma la fragilità della nostra regione nei confronti della pandemia, e dunque l’opportunità di un comportamento maggiormente protettivo.

In ogni caso l’andamento attuale è favorevole: soprattutto il temuto rimbalzo dopo le aperture di fine aprile non c’è stato, o quantomeno, a giudicare dalla stima di Rt, si è rivelato molto contenuto: era 0,92 il 12 maggio, lo stesso della settimana precedente, e 0,85 quello di due settimane fa.

I dati sul campo, aggiornati a ieri 15 maggio, sono tutti più ottimistici: nuovi casi in riduzione (in media meno di 20 al giorno per 100.000 nell’ultima settimana), ricoveri ordinari ed in Terapia Intensiva in riduzione, decessi con numeri di più incerta valutazione per la loro esiguità ma comunque in miglioramento: nelle ultime quattro settimane siamo passati dagli 8,8 ai 7,2 decessi per 100.000, e poi dai 2,4 ai 4 decessi di quest’ultima settimana.

Situazione Covid19 Valle d'Aosta - grafico Luca Peano
Situazione Covid19 Valle d’Aosta – grafico Luca Peano

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La campagna vaccinale in Valle d’Aosta

Come nelle settimane precedenti, la campagna vaccinale procede senza rallentamenti: non siamo più in pole position tra le regioni virtuose, bensì al quattordicesimo posto in Italia. All’ultimo rilevamento di stamattina 16 maggio avevamo somministrato 58.886 dosi delle 66.860 consegnate, pari all’88,1%: la performance migliore è quella del Veneto (93,5%), la peggiore quella della Sardegna (79,1%), mentre la media nazionale è dell’89,7%.

In particolare, in Valle d’Aosta siamo al 10,8% della popolazione generale vaccinata con 2 dosi (in Italia al 13,1%) ed all’8,4% con 1 dose (in Italia 4,0%); al 42,1% degli over 80 con 2 dosi (in Italia 49,6%) e 29,6% con 1 dose (in Italia 27,2%); ed infine, nella fascia 70-79 anni, all’11,7% con 2 dosi (in Italia 18,8%) e 22,2% con 1 dose (in Italia 12,7%).

In definitiva siamo in lieve ritardo, rispetto all’Italia nel suo complesso, nel completamento del ciclo vaccinale, soprattutto nelle fasce di età over 70.

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Lasciatemi concludere però con qualche considerazione sull’immunità di gregge, quella che dovrebbe proteggerci tutti e che viene ampiamente citata dai media, apparentemente a portata di mano in Italia a fine estate o al massimo in autunno. Beh, non è così facile…

I parametri per calcolarla sono il tasso di contagiosità (cioè l’R0, che varia da malattia a malattia) e la numerosità della popolazione. Nel caso della SARS-CoV-2 la stima iniziale era pari a 3 (con una conseguente immunità di gregge al 67%), poi alla variante inglese è stata attribuita una contagiosità di almeno il 50% in più, dunque con aumento dell’R0 al 78%.

La popolazione italiana è di circa 60 milioni di abitanti: dunque andrebbero vaccinati circa 46 milioni di italiani. Al 14 maggio sono 7.829.035 quelli che hanno completato il ciclo vaccinale, pari al 13,1% della popolazione totale ed al 16,9% dell’immunità di gregge così calcolata.

Però bisogna tener conto:

  1. della fascia di età 0-16, per la quale non ci sono ancora vaccini approvati: sono quasi 9 milioni, pari a circa il 15% della popolazione totale
  2. dei no-vax, cioè coloro i quali non intendono vaccinarsi per nessun motivo: quanti saranno? Ipotizziamo dall’1 al 5%?
  3. di coloro che non possono essere vaccinati per motivi di salute, come ad esempio i malati oncologici e quelli in terapia immunosoppressiva (l’1-2%?)

Ma soprattutto bisogna considerare l’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione, da non confondere con la malattia, cioè della possibilità di trasmettere il virus: intorno al 90-95% per il vaccino Pfizer ed all’70-80% per l’AstraZeneca, secondo le stime più recenti pubblicate su riviste internazionali.

In ultimo, ma non certo per importanza, va ricordato che l’immunità di gregge si riferisce appunto ad un gregge, che sta chiuso in un recinto e che non ha contatti con altri greggi: cioè viene attribuita ad una popolazione stabile nel tempo che non è soggetta a mescolamenti con altri individui, il che non è certo il caso degli umani, a meno di considerare gregge l’intera popolazione mondiale.

Vedete bene che i conti sono piuttosto complessi e la meta ancora lontana.

 

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