Emergenza abitativa, si tenta la via degli alloggi dei privati

La proposta per risolvere il caos delle 76 famiglie col contratto scaduto è arrivata stamattina in III^ Commissione dall'assessore regionale Stefano Borrello. Scettica la minoranza che chiede di chi siano le responsabilità del passato.
La III Commissione. Da sx Marzi, Sorbara, Baccega, Caminiti, Borrello e Fea,
Politica

71 contratti di emergenza abitativa scaduti nel 2015, 5 invece in scadenza, ed una lettera del Comune di Aosta di avviso: entro il 30 giugno si può fare domanda per una casa popolare. Sullo sfondo – in mezzo, a complicare il tutto, c'è stato anche il passaggio del patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica comunale alla regionale Arer – la domanda sulla bocca di tutti: può una 'emergenza' durare anni essendo, per definizione, un'emergenza?

Ancora, alcuni di questi nuclei in emergenza abitativa, dopo anni in un alloggio, pensavano di esserne ormai diventati assegnatari definitivi, con la lettera comunale a creare quindi il panico.

A proporre una 'scappatoia' ci ha provato questa mattina in terza Commissione consiliare 'Servizi alla persona' Stefano Borrello, assessore regionale all'edilizia residenziale pubblica: “A noi serve la documentazione puntuale di tutti questi casi – ha spiegato – che la Regione avrà in mano quando il Comune avrà finito il monitoraggio. Per i nuclei familiari che mantengono i requisiti di emergenza abitativa, casi monitorati e con un progetto di recupero, si può approfittare della preparazione del nuovo bando per il 2018 per 'accompagnarli' nel contesto del mercato privato”.

Mauro Baccega, consigliere ed ex assessore regionale – ma anche comunale – con la delega all'Erp, specifica le difficoltà che ci sono nel parlare di alcuni casi, diversificati e delicati: “Vero, i controlli andavano fatti alla scadenza dei contratti, e sicuramente abbiamo problemi sull'emergenza abitativa di lunga durata, ma ci sono casi come quelli delle famiglie impiegate nelle pulizie degli edifici dell'amministrazione che lavorano 2/3 ore al giorno, con stipendi da 450 euro al mese. Se non trovano un lavoro con uno stipendio normale cosa facciamo di loro alla scadenza dei 18 mesi? Secondo me devono restare in 'emergenza' con un contratto di altri 18 mesi”.

Gli fa sponda Marco Sorbara, assessore comunale alle Politiche Sociali: “Nel passaggio di competenze alla Regione avevamo più di 200 contratti con privati, ed un solo contenzioso finito con un accordo bonario tra avvocati, un successo per l'amministrazione. Il blocco dei 76 contratti è stato preso in mano a marzo e ci stiamo lavorando un po' alla volta, da quando abbiamo iniziato ad assegnare gli alloggi del IV lotto di fronte all'Immacolata. La politica ha fatto delle scelte, e nel 2015 non riuscivamo a dare tutte le risposte sul sociale insieme e ci siamo dati delle priorità”.

Ma è l'opposizione a volere le risposte, le soluzioni ma soprattutto a chiedere in capo a chi siano le responsabilità per questa situazione: “Ci sono decine di persone in lista d'attesa per una casa e che non hanno un tetto – spiega Andrea Manfrin, Lega Nord – e che magari si vedono davanti una qualcuno in emergenza abitativa da 8 anni. Se non vogliamo una battaglia tra poveri dobbiamo stabilire delle priorità”. Ma non solo: “Ci sono locali non idonei per chi ha problemi di salute – attacca invece Patrizia Pradelli, MoVimento 5 Stelle – ed i contratti scaduti da due anni sono una cosa vergognosa, perché siete voi a governare. Se ci sono delle responsabilità devono venire fuori i nomi e i cognomi”. Più sibillino il suo collega di partito, Luca Lotto: “Sorbara dimentica stiamo trattando questo tema da 2 anni e mezzo. Non vorrei vedere arrivare le risposte a queste domande quando ci si avvicina alle elezioni, e invece oggi scopriamo che queste risposte arriveranno con il bando proprio all'inizio del 2018”.

Le perplessità, però, sono anche in area-maggioranza: “Non discuto le scelte – spiega Vincenzo Caminiti, Uv e Presidente della Commissione – ma se i contratti sono scaduti nel 2015 credo che le persone dentro gli alloggi, non avvisate delle scadenze, si sentivano autorizzati a ristrutturare p a fare delle migliorie, nessuno aveva detto loro che dovevano uscire”.

Critico, anche con l'ex compagno di partito Borrello, Luca Girasole, Epav: “Condivido la volontà di cercare un soluzione ma un minimo di sana autocritica va fatta. Alcuni di questi nuclei familiari avranno una soluzione grazie al 10% nella lista del bando 2018, ma cosa succederà a quei 20/30 nuclei che restano fuori? Quanto potranno stare nell'alloggio che occupano? E quanto preavviso avranno?”. Ma la risposta, ancora, manca.

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