“In questi ultimi mesi si è fatta notare per la sua intensa attività tra Barcellona, Tolosa e Perpignano, unitamente ad elementi anarchici, dimostrandosi ancora una volta pericolosissima in linea politica”. Così veniva descritta nei documenti della polizia politica fascista e dell'Ovra, i servizi segreti dell'Italia del duce, la valdostana, nata a Rhêmes-Saint-Georges, Marie Justine Pierrine Vauthier, allo scoppio della guerra civile spagnola.
“Pericolosa anarchica”, come la raccontano i tanti documenti di spie e delatori ritrovati nell'Archivio centrale dello Stato da Stefano Viaggio, giornalista e regista valdostano che, su spunto del collega Roberto Mancini, ha condotto negli ultimi anni delle ricerche sulla donna, realizzando su di lei un documentario.
Il video è stato proiettato ieri sera, in una commemorazione nella sala polivalente di Rhêmes-Saint-Georges. Nell'occasione, a Vauthier è stata dedicata anche una lapide da mettere nel cimitero del paese: “La famiglia quando morì non si curò di lei e finì presto nell'ossario comune – spiega Mancini – altro discorso invece riguarda la pronipote Laura Vauthier, oltre alla sindaca Laura Cossard e l'ex sindaco Luigi Martin, che hanno fatto invece molto per ricordare questa figura”.
Di Pierrine Vauthier infatti non se ne parla granché nella storiografia locale: “Io mi imbatto per caso in questa storia – racconta Mancini – il colpevole è un libro, 'La Spagna nel nostro cuore', che raccoglie le 4 mila biografie degli italiani che combatterono contro Francisco Franco”. “Questo libro mi era stato regalato dalla medaglia d'oro della resistenza Giovanni Pesce, detto Visone – continua – un grande comandante partigiano che passava le vacanze a Morgex”.
Si scopre allora che sono 18 i valdostani che tra il 1936 e il 1939 hanno combattuto in Spagna contro i “nacionales”, le truppe che Franco e i suoi generali scagliarono contro la giovanissima e debole Repubblica spagnola, instaurata pochi anni prima, nel 1931, con l'esilio volontario di re Alfonso XIII.
Tra questi, c'è un'unica donna, Pierrine, che nel 1922, a 14 anni, era partita da Rhêmes per Parigi, come tanti valdostani all'epoca, in cerca di fortuna. Trovò un lavoro da cameriera in un ristorante vegetariano, ma soprattutto trovò un ideale, l'anarchismo internazionale e un compagno con cui condividerlo, Ruggero Baccini, che nel Regno d'Italia avrebbe dovuto scontare 20 anni di carcere, a seguito di violenti scontri contro le Camicie nere.
Paradossalmente, quello che sappiamo di Vauthier lo dobbiamo solo all'intensa attività di spionaggio della polizia fascista: “Se ne disprezza spesso l'efficacia – racconta Mancini – ma erano bravissimi, sapevano tutto”. Della storia della vita di Pierrine resta solo perciò ciò che il suo nemico guardava dallo spioncino, quello che veniva ascoltato nell'ombra. Tutti i suoi documenti personali, ed erano ben dodici casse di lettere, documenti e ritagli di giornale, sono stati dati alle fiamme dai familiari, dopo la sua morte in un incidente stradale, avvenuta nel 1973 a Morgex.
La vera e propria attività di spionaggio nei suoi confronti comincia nel 1931, quando la donna si trasferisce a Barcelona, militando in un movimento anarchico che lì, nell'indeterminatezza della neonata repubblica democratica, diventa di massa. Da qui però viene presto espulsa e si trasferisce a Toulouse.
È in questa città del Midi francese che conosce Giuseppe Pasotti, altro anarchico con cui inizia una lunga collaborazione e Lorenzo Giusti, nuovo compagno dopo la morte di Baccini, con il quale, una volta cominciata nel 1936 la guerra civile spagnola, Pierrine si arruola nella colonna Ascaso, a difesa della giovane repubblica. In questi tre anni, Vauthier aiuterà Pasotti nell'arruolamento di italiani e nel reperimento di armi e finanziamenti per la milizia antifranchista, tra Toulouse, Perpignan e Barcelona.
Quella di Vauthier assume il contorno di un attività antifascista di primo profilo, in un contesto tutt'altro che facile e nell'ambito di uno “scontro di civiltà” dove alla fine i fascismi di Italia e Germania, che sostenevano materialmente Franco, prevalgono sui tentennamenti delle democrazie liberali. Queste infatti lasciarono le milizie repubblicane spagnole abbandonate a se stesse e ai loro contrasti interni, con il solo aiuto del Messico e dell'Unione Sovietica.
Finita la guerra di Spagna, con migliaia di esuli riparati in Francia, resta un grande mistero su Pierrine, che i documenti ritrovati finora non spiegano. Presto l'anarchica decide infatti di tornare in Spagna, nella Barcelona strangolata dal franchismo: nessuno sa perché, nessuno sa a fare cosa. Resterà lì fino al 1967, data in cui finalmente torna in Valle d'Aosta. I rapporti con i familiari però non devono essere di grande vicinanza e perciò nessuno può raccontare nulla di quel periodo.
“Io sono convinto che una donna così ricca di cuore e passione avesse anche un grande universo di ricordi – sostiene lo scultore Bobo Pernettaz, che ha realizzato un quadro-scultura in onore di Pierrine, regalandolo alla biblioteca del paese – e allora ho pensato che la sua sia stata una vita di tante parentesi, quasi un espressione algebrica”.
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Apprezzo l’articolo di Lorenzo Piccinno ma rilevo che nel cimiero di Saint-Georges c’è la tomba di Pierrette Vauthier, semplice e spoglia. Ecco perché Roberto Mancini, con sensibilità, ha fatto realizzare la bella e significativa lapide che sarà collocata sulla sepoltura ed ha promosso, voluto e diretto la serata. Grazie a te Roberto e a Stefano Viaggio, a Bobo Pernettaz ( di Brusson), a R.Contardo, a D. Mancini e A. Faccini e a L. Cossard, Sindaco, per la regia. Luigi Martin.