Un innocuo ordine del giorno, che chiedeva la libertà in Consiglio comunale ad Aosta di usare le sigle dei propri movimenti di appartenenza fuori dalle logiche dei due “gruppi misti”, e la bomba, inaspettata, esplode in aula.
L’harakiri democratico
Tre anni di tensioni scoppiano di botto, tutte interne alla maggioranza e, nella fattispecie, tutte interne al Partito Democratico. Il dito sul pulsante lo mette Pietro Verducci che si gira verso il tavolo della giunta e sbotta: “Vorrei capire che maggioranza abbiamo noi, perché non è la stessa che ci ha portati qui nel 2015. Anche sulla nomina di Girasole, non essendo nella Commissione politica del Partito faccio fatica a capire cosa dire agli elettori. Dopo la sconfitta che non ci ha riconfermato in Regione il nostro Segretario ha affermato che il Pd ha pagato il fatto di essere stato in maggioranza con l’Union. Non condivido, e non condivido si prendano le distanze da un alleato che ha contribuito in modo significativo a fare eleggere un Sindaco Pd nel Capoluogo”.
Verducci aveva già espresso le sue perplessità in un comunicato stampa da lui firmato assieme ad Antonio Crea, Psi, e Area democratica – Gauche Autonomiste, il progetto di Gianni Champion e Raimondo Donzel. E lo cita: “Dopo l’elezione di Sorbara in Consiglio regionale abbiamo evidenziato come fosse prioritario un rilancio politico-amministrativo più rispondente ai bisogni dei cittadini. Volevamo ci fosse un documento programmatico firmato da tutte le forze politiche e una condivisione di valori, non mi risulta che tutto ciò sia stato fatto”.
Poi il consigliere Pd mette il carico: “Non sappiamo con chi siamo in maggioranza, Stella Alpina governa in Regione con la Lega e la scorsa legislatura ha tradito il patto con gli elettori. Vorrei capire il Pd con chi è alleato, volevamo una valutazione con tutte le forze politiche, un patto politico firmato da tutte forze di maggioranza non c’è, anche per capire Stella Alpina come la pensa”.
Antonio Crea, Psi, aggiunge: “Sono convinto che si dovrà aprire un dibattito all’interno della maggioranza”. E poi rientra sul tema dell’ordine del giorno: “L’esempio della Regione nella passata Legislatura deve farci riflettere. Non si può continuamente cambiare movimenti o allargare le maggioranze alle forze che non hanno partecipato alle Elezioni, o che erano avversarie”.
Nello scontro tutto interno ai dem prende posizione anche il capogruppo Antonino Malacrinò, e non ci va leggero: “Qui si sta creando molta confusione, per la serie noi del Pd non laviamo i panni sporchi in famiglia, e da un anno a questa parte questo è uno sport popolare. Per conoscere la linea politica basterebbe partecipare alle riunioni nel partito, nel gruppo, in maggioranza e nelle commissioni. Io non ho partecipato al tavolo delle trattative per il nuovo assessore, Crea però sì e non capisco il senso del vostro comunicato”.
Tra le proteste di Verducci l’ultimo intervento è del Sindaco Fulvio Centoz: “Questa è la maggioranza uscita dalle urne nel 2015, con i consiglieri eletti nel 2015. All’interno ci sono state scomposizioni, divisioni, passaggi di partito, ma questi sono i 20 consiglieri in coalizione che hanno sostenuto Sindaco, Vicesindaco e un programma che non è stato modificato. Io credo che questa sia una coalizione di centrosinistra e l’ha dimostrato portando avanti scelte politiche di centrosinistra. Se qualcuno ritiene si debba tornare all’anno scorso, a tentare di cacciare un movimento politico che è in maggioranza qui e sostiene un’altra maggioranza in Regione (Stella Alpina, ndr), si abbia coraggio di dirlo e di andare ad elezioni”.
Anche Centoz, però, ha dei sassolini nella scarpa e li toglie esordendo con un “La discussione è andata fuori tema, non solo per Verducci che ha portato in piazza problemi del partito”, e parafrasando in seguito Leonardo Sciascia: “Ci sono cinque tipi di uomini, L’ultima categoria è quella dei ‘quaquaraquà’”. Il Pd, ormai, è un "Pasticcio democratico".
Il “tutti contro tutti” della maggio-minoranza
Sarà il caldo, sarà la pausa estiva dei lavori alle porte, ma oltre al regolamento di conti tutto piddino le accuse volano tra consiglieri vari, in un’atmosfera surreale. Insomma, "Se Atene piange, Sparta non ride".
Apre le danze Vincenzo Caminiti, Misto di maggioranza: “Nel 2015 l’Union ha vinto le comunali con Stella Alpina, Pd e Creare VdA e aveva tre assessori. Dopo la ‘scoppola’ alle Regionali sono diventati addirittura 5, quindi ‘perdere’ significa ‘conquistare’. A livello elettorale i cittadini di Aosta hanno dato un segnale e noi facciamo il contrario, siamo al ridicolo”.
Non si tira indietro neanche Patrizia Pradelli, capogruppo 5stelle: “Siete l’esempio lampante di chi non segue volontà degli elettori, con Paron passato da Creare VdA all’Uv, Donzel da Stella Alpina all’Uv, Girasole da Stella a Epav ed i fuoriusciti dall’Union e finiti nel gruppo misto. Siete i maghi della scacchiera, vi muovete dove volete”.
Al suo fianco, il collega pentastellato Luca Lotto spara le sue, e punta anche al Consiglio regionale: “È necessario il vincolo di mandato, così quest’aula sarebbe profondamente diversa: non avremmo Andrione, Paron, Sartore, Lamastra, Fedi, Caminiti, Zuccolotto, Aiello, Girasole, Donzel. Come MoVimento 5 Stelle abbiamo vissuto in primis il tradimento di Cognetta e Ferrero che sono usciti e hanno creato un gruppo che non ha dovuto raccogliere le firme per le elezioni, e Impegno Civico ha fatto la stessa cosa, con traditori che escono all’ultimo per evitare di passare dalle firme”.
Giuliana Lamastra, Misto di minoranza, ci mette del suo: “Aiello ora si chiamerà con altro nome, ma è entrato con la Lega, era in quella lista. Benissimo che non si riconosca, ma è entrato grazie a quei voti. E Andrione era candidato Sindaco con Uvp, erano tutti voti suoi o tanti erano dei candidati?”. Poi fa “outing”, essendo uscita dal suo partito: “Mi sarei dimessa per lasciare una sedia qui ad Alpe, ma dopo noi tre in lista non c’è più nessuno rimasto nel movimento: Sandro Nogara, Mario Vietti, Valeria Fadda, Ilio Viberti sono tutti usciti da Alpe”.
Tirato per la giacchetta Lorenzo Aiello risponde, ma è uno dei pochi a stare sul tema dell’ordine del giorno: “Tanti qui erano candidati Sindaco e Vicesindaco, e con le preferenze personali si votano le persone. Caminiti ne è l’esempio vivente, ha i voti suoi. Vale la pena modificare il regolamento, siamo molto frammentati perché siamo diversi, non capisco il senso di fare un ‘minestrone di minoranza’”.
La mozione, a quel punto, è già stata ritirata da un po’ dal proponente Andrione, Lega, con l’impegno di Crea, Presidente della IV Commissione, di portare il Regolamento del Consiglio nella stessa Commissione per essere modificato. Sempre che, a questo punto, un Consiglio comunale di Aosta esista ancora.