Le “prove generali” del condizionamento ‘ndranghetista delle elezioni regionali del maggio 2018, oggetto dell’inchiesta Egomnia della Dda di Torino su ipotesi di corruzione elettorale, sono state quelle politiche tenutesi tre mesi prima, il 4 marzo. In quell’occasione, la “locale” di Aosta, secondo le attività investigative dei Carabinieri del Reparto Operativo del Gruppo Aosta, ha sfruttato una duplice opportunità. Mostrare la propria forza elettorale e, nel contempo, puntare a “spianare la strada” a Monica Carcea, accusata di appoggio esterno alla “locale” aostana nell’operazione Geenna, quale sindaco di Saint-Pierre nel 2020.
L’interesse per la tornata
Lo si ricava dalle annotazioni depositate ieri dal pm Valerio Longi all’udienza torinese del processo sulle infiltrazioni del crimine organizzato in Valle. Il 22 Febbraio 2018, il ristoratore Antonio Raso, individuato dagli inquirenti tra i capi del sodalizio aostano, ne parla al telefono proprio con la donna, riferendole di aver incontrato una persona a cui “ha confermato che ‘loro’ forniranno sostegno elettorale per la Camera dei Deputati al ‘notaro’”. Per i militari, non può che intendersi Giampaolo Marcoz, candidato alla Camera dei Deputati della coalizione Stella Alpina, Area Civica, Pour Notre Vallée.
Ovviamente, “tale impegno da parte dei componenti del sodalizio non è a titolo gratuito” e, nella stessa telefonata, Raso chiarisce di “avere già riferito” al suo interlocutore (non identificato nell’indagine, ndr.) “che nel prossimo futuro dovrà aiutare la Carcea”. Attenzione, il riferimento non è alle incombenti regionali (“Maggio non ce ne frega un cazzo a noi per il momento”), ma in prospettiva fusciacca, due anni dopo.
Una conferma è rappresentata, per gli inquirenti, dalla chiamata che la donna riceve tempo dopo dall’attuale assessore regionale Stefano Borrello, che la rassicura “…solo una cosa al volo non ti disturbo più di tanto. Intervengo io per te …eh… mi è arrivato …la voce all’orecchio eh”. Parole che, agli uomini del Nucleo Investigativo, confermano il disegno iniziale: giacché Borrello è della stessa coalizione di Marcoz, il suo intervento “in aiuto della Carcea è sicuramente ciò che Raso aveva chiesto”.
Ancora su due tavoli
Anche in questo caso, però, la “locale” appare scegliere una strategia di giocare su due tavoli. Il 1° marzo, ancora Raso e Carcea discorrono infatti “di un uomo che definiscono ‘il dottore’”, che lei ha conosciuto il sabato prima a Saint-Nicolas e di cui parla in “maniera entusiasta”, spiegando “che lo stesso le ha detto di conoscere Raso e di sapere che loro due sono amici”. Il ritratto che ne traccia (“è valdostano”, in quanto “parla e comprende ‘il patois’”, e “si sta candidando nelle elezioni politiche”) lascia pochi dubbi, agli inquirenti, sul trattarsi di Albert Lanièce, dello schieramento opposto a quello del “notaro” e che risulterà poi eletto al Senato.
L’incontro tra Fosson e Raso
Non mancherebbe, anche in questo episodio, “un secondo fine”. Già il ristoratore si è sbilanciato “facendo comprendere che vi dovrà essere un futuro interessamento del ‘dottore’ a favore della Carcea quando ne avrà bisogno”. Sull’appuntamento elettorale per il Parlamento, ad ogni buon conto, la “locale” cerca di arrivare più in alto possibile. Lo fa quando Giuseppe Petullà, già comparso nelle carte dell’operazione “Geenna” (nella quale non risulta imputato) e considerato “soggetto vicino ad esponenti” del sodalizio (in particolare, Raso e Di Donato), attivo politicamente negli anni ’80 (nel Psi), parla con l’allora consigliere regionale (oggi Presidente della Regione) Antonio Fosson, cui è “storicamente legato”.
Tra una parola e l’altra sulla campagna elettorale, Fosson viene invitato ad “andare a trovare ‘Tonino della Rotonda”, perché “benché da lui passano tutti a chiedere voti, Raso ha un occhio di riguardo nei loro confronti”. Non serve aspettare più di un giorno affinché succeda. L’indomani nel locale aostano arrivano Carcea, con il marito, e Fosson, “che si trattiene per pochi minuti”. In zona ci sono anche i Carabinieri, pronti ad un album fotografico dei partecipanti (finito nell’annotazione). Gli inquirenti valutano “pacifico” che “l’incontro tra la donna e Fosson non è affatto casuale” e che “l’astuto Raso abbia sfruttato la circostanza per far conoscere i due”.
Il cerchio si chiude
L’aiuto di Raso e Carcea alla coalizione “Stella Alpina, Pour Notre Vallée e Area Civica” non si esaurisce sostenendo Marcoz (che non appare comunque personalmente nelle annotazioni depositate ieri), ma “prosegue nel corso della campagna elettorale per le elezioni regionali” di maggio. Lo dimostrerebbe, per la Dda, il fatto che, cammin facendo, l’attuale assessore regionale Stefano Borrello, a cui Raso “ha già chiarito” che “in futuro dovrà spendersi per la Carcea”, comunica alla donna “che vuole fare un incontro in un posto ‘blindato’ tra loro due”, cui dovranno partecipare anche “Tonino” (sempre Fosson, ndr.) e un’“altra candidata alle regionali” nella lista Sa-Pnv-Ac.
L’incontro è “sicuramente ‘scottante’ dal punto di vista politico, perché Borrello, che informa la Carcea essere in compagnia di Fosson”, ripete alla donna che deve essere un posto ‘…che non ci veda nessuno!’”. L’idea dell’esponente stellato è che “così chiudiamo quella cosa lì anche per il 2020”. In pratica, osservano i Carabinieri, “Borrello sta preparando la strada alla Carcea per le prossime consultazioni amministrative del 2020”, quindi si sta “già preparando per sdebitarsi”.
Tant’è che la la sera del 21 maggio 2018, “appena avuta la certezza di essere nuovamente entrato a far parte del Consiglio regionale”, l’oggi Assessore chiama Carcea per “ringraziarla del buon esito delle elezioni proferendo una frase emblematica”: “no… grazie a voi […] io da solo non valgo… da solo non valgo niente… poi ci vediamo con calma… saluta anche tuo marito”. È in quel momento che, nella lettura della Dda di Torino, il cerchio si chiude: il sostegno elettorale fornito a Lanièce e Marcoz (poi risultato non eletto) è servito a “gettare le basi” per coronare il sogno della “locale”, vale a dire infiltrare definitivamente il Comune di Saint-Pierre, piazzando una figura di fiducia sulla poltrona più alta. Gli arresti scattati in una notte dello scorso gennaio, tuttavia, l’hanno trasformato in un incubo.
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Tre settimane fa la giunta Fosson si è costituita parte civile per infiltrazioni ‘ndranghetiste e ora si scopre che è parte attiva in tali infiltrazioni.
L’ipocrisia della politica che parla a vanvera.