“Progetto vita” per un bimbo disabile: per il Tar la Regione è inadempiente

I genitori hanno ritenuto il progetto non adeguato a tutelare integralmente la disabilità del bambino. I giudici amministrativi, accogliendo il ricorso, ordinano quindi alla Regione di dare esatto ed integrale adempimento alla sentenza sul “Progetto vita”.
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Cronaca

Patrick e Agnieszka, genitori di un bimbo di cinque anni affetto da una grave disabilità, derivante dall’essere affetto da una patologia molto rara, dopo aver visto riconoscere dal Tribunale dei Minori del Piemonte e della Valle d’Aosta la loro capacità genitoriale (messa in discussione da un esposto dell’Usl), hanno vinto al Tar della Valle d’Aosta un’altra significativa battaglia per l’assistenza del loro piccolo, con una sentenza pubblicata oggi, lunedì 15 giugno.

La famiglia aveva infatti visto lo stesso Tribunale, nel gennaio 2019, sancire il diritto del bambino ad ottenere una serie di prestazioni assistenziali, sanitarie ed educative, nonché economiche, unitamente ad altri servizi mirati al recupero e al reinserimento sociale, nell’ambito di un progetto individuale, da sviluppare a cura della Regione. Tale forma di sostegno deriva infatti da una legge regionale del 2008, sul sistema integrato di interventi e servizi a favore delle persone con disabilità.

I genitori, ricevuto cinque mesi dopo il “Progetto vita” elaborato, lo hanno ritenuto non adeguato a tutelare integralmente la disabilità del bambino e si sono rivolti nuovamente ai giudici amministrativi, ritenendo piazza Deffeyes non aver adempiuto alla sentenza che stabiliva il diritto di ricevere le prestazioni e chiedendo l’annullamento del documento predisposto, nonché di ordinare alla Regione la corretta ottemperanza al pronunciamento.

Richieste accolte, perché il Tar, pur dando atto all’amministrazione “del lodevole intento e anche di un concreto adoperarsi”, ritiene gli atti da lei adottati al riguardo “non appaiono pienamente satisfattivi dell’onere di adempimento posto a carico” della Regione. In particolare, il “Progetto vita” elaborato “non appare completo di tutti gli interventi e le prestazioni da erogarsi” al bambino di Patrick e Agnieszka.

Esso è infatti imperniato su “due grandi aree di criticità, quella delle funzioni corporee e quella delle attività e partecipazione”, ma “trattasi di misure e prescrizioni incomplete”. I giudici riconoscono, tra le principali carenze, la mancata previsione di interventi di assistenza infermieristica specializzata (di cui il piccolo ha bisogno in modo costante).

Non solo, perché mettono anche nero su bianco la lacunosità della proposta “in ordine alle componenti della vita domestica e dell’istruzione”, la mancata specificazione dello svolgimento del servizio di trasporto scolastico e il non aver previsto strumenti di organizzazione, integrazione e coordinamento delle prestazioni e dei servizi da erogare, “anche in relazione alla ripartizione delle competenze e delle spese”.

Accogliendo il ricorso dei genitori, il Tar ordina quindi alla Regione di dare esatto ed integrale adempimento alla sentenza sul “Progetto vita” per il bimbo, entro quarantacinque giorni dalla data del pronunciamento odierno. Se tale termine dovesse decorrere inutilmente, il Tribunale nomina un dirigente dell’Assessorato regionale alla Sanità quale Commissario ad acta, affinché provveda all’incombenza nell’ulteriore termine di 45 giorni. Infine, la Regione è condannata al pagamento delle spese del giudizio, liquidate in 5mila euro.

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