Covid-19, la scarsa trasparenza sui dati del contagio in Valle d’Aosta

Abbiamo chiesto alla Protezione civile regionale i numeri disaggregati sull'emergenza coronavirus ricevendo un diniego. La stessa istanza, presentata all'Usl, si era risolta in un nulla di fatto.
Accesso civico
Società

La Regione non fornisce ai media i dati dettagliati sul contagio da Covid-19 in Valle d’Aosta, o meglio è disponibile a fornirli solo nella forma aggregata da lei stabilita. È quanto si è visto rispondere chi scrive, alla richiesta di ottenere le cifre dell’epidemia, avanzata tramite istanza di accesso civico generalizzato. Si tratta di una possibilità introdotta nella legislazione nazionale nel 2016, al fine di recepire le previsioni del “Freedom Of Information Act” (il FOIA, diffuso in oltre 100 paesi al mondo), per garantire a chiunque il diritto di accedere alle informazioni detenute dalla pubblica amministrazione.

L’obiettivo dell’istanza

L’obiettivo di questa previsione legislativa è promuovere una maggiore trasparenza nel rapporto tra le istituzioni e la società civile ed incoraggiare un dibattito pubblico informato su temi di interesse collettivo. Per impatto sulla comunità e ampiezza della portata, superiore a qualsiasi calamità abbattutasi sulla Valle negli ultimi almeno vent’anni (ad oggi sono 146 le vittime), la pandemia da nuovo Coronavirus non può che annoverarsi tra questi. Ecco che Aostasera.it ha ritenuto necessario approfondire la questione, per capire – anche grazie al contributo di un esperto in epidemiologia medica, il dottor Luca Peano – se la risposta data dalle istituzioni locali all’emergenza sia stata efficace.

Dall’inizio della crisi, l’amministrazione regionale trasmette ai media un bollettino sull’andamento del Covid-19 in Valle (prima quotidiano, poi sceso nella cadenza, fino a divenire settimanale), ma i numeri vengono presentati in forma sommaria e non vi è cenno della loro distribuzione territoriale, così come di altri indicatori che permetterebbero la valutazione qualitativa dello sforzo messo in campo da Regione e Usl per far fronte al virus. In sostanza, se tale strumento può fornire un’idea complessiva sulla situazione del contagio, non si presta a “misurare” l’azione dei soggetti pubblici che hanno assunto decisioni di rilievo durante il periodo del “lockdown”.

I dati richiesti

È così nata la richiesta FOIA, tramite la quale abbiamo richiesto al Dipartimento della Protezione civile (soggetto attuatore nominato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’emergenza Covid-19) di conoscere la distribuzione dei casi registrati in Valle, “suddivisi per comune, sesso età, esito (guariti, deceduti, casi attivi), domicilio (se in casa o in casa di riposo, microcomunità o Rsa), data della diagnosi di infezione, numero ed esito dei tamponi eseguiti per paziente”. L’istanza chiedeva inoltre il numero e la “distribuzione per comune e data dei contatti telefonici della Centrale a ciò deputata con le persone prese in carico per infezione da Covid-19”, nella convinzione che proprio nell’iterazione con i pazienti (e nel numero di tamponi che ne è conseguito) sia una variabile chiave della vicenda.

La risposta della Regione

L’istanza, inoltrata il 13 luglio scorso (dopo si dirà perché) ha avuto risposta venerdì scorso, 14 agosto, ai confini dei 30 giorni dati dalla normativa all’amministrazione per rispondere. In essa, a firma del coordinatore Pio Porretta, si sottolinea che un regolamento comunitario del 2016 “vieta il trattamento di dati personali che rivelino lo stato di salute della persona, ovverosia l’indebita acquisizione, analisi e diffusione delle informazioni ‘attinenti alla salute fisica o mentale di una persona fisica, compresa la prestazione di servizi di assistenza sanitaria, che rivelano informazioni relative al suo stato di salute”.

“È di tutta evidenza – si legge ancora – che l’esiguità demografica che caratterizza molti comuni della Valle d’Aosta (per non parlare delle Residenze Sanitarie Assistenziali) fa sì che dall’incrocio dei dati in oggetto con informazioni verbali facilmente acquisibile in loco sia possibile, almeno in taluni casi, risalire all’identità dei soggetti coinvolti e, conseguentemente, al loro stato di salute”. Di conseguenza, “i dati richiesti non possono essere forniti”, quantomeno “non nelle forme e con i dettagli indicati nella relativa istanza”.

La volontà era un’altra

Una risposta che sembra guardare più ad un ipotetico rischio che alla natura dei dati da fornire, la cui tenuta normativa è da verificare (verrà proposta richiesta di riesame al diniego ricevuto, opzione fornita dalla legge), che nella logica di trasparenza e dialogo tra enti e cittadinanza cui si ispirano le norme sul FOIA italiano appare però insoddisfacente. La volontà dell’istanza era offrire alla comunità spunti di riflessione sull’operato delle istituzioni in questa delicata fase (senza dimenticare, che sulla gestione del contagio nelle Rsa valdostane è aperta anche un’inchesta della Procura della Repubblica) e risulta del tutto irrilevante, mediaticamente parlando ed ammesso che ciò sia effettivamente fattibile secondo il cammino prospettato, risalire ad eventuali situazioni personali.

Oltretutto, nelle occasioni in cui Aostasera.it lo ha fatto, raccontando la storia dei malati o di chi ha perso un affetto, o di coloro che sono riusciti a guarire dal virus, si è rivolta ai diretti interessati, preoccupandosi di acquisire il loro consenso, come prevedono le norme in materia di privacy, cui i giornalisti sono tenuti (a dispetto di quanto sia opinione piuttosto diffusa), unitamente ad alcune specifiche norme deontologiche di categoria (come la Carta di Torino sull’informazione sanitaria). È, e resta, la nostra idea di giornalismo, che comprende pure dare atto dei meriti, qualora emergano dei virtuosismi (fatto che rende ancora meno spiegabile l’atteggiamento “difensivo” della Protezione civile).

La “proposta alternativa” della Regione

La Regione, nel motivare il diniego, ha proposto “in ossequio al principio di trasparenza” l’invio di dati con aggregazione “alternativa”. Essa risulta in parte superflua (perché segue l’impostazione del bollettino settimanale) ed in parte, pur rappresentando un passo in avanti rispetto ai dati disponibili oggi, non appare sufficiente, perché carente, ad esempio, dell’intero capitolo sul riscontro telefonico delle chiamate dei pazienti. Abbiamo quindi accettato, mettendo nero su bianco che ciò non eviterà tuttavia la richiesta di Riesame dell’istanza originaria presentata.

L’Usl non ha i dati Covid-19

Se qualcuno si chiedesse perché sono stati chiesti alla Regione i dati su una malattia, una risposta esiste. Una prima richiesta FOIA, indirizzata all’Unità Sanitaria Locale il 25 maggio scorso, che ritenevamo naturalmente competente, si è risolta in un nulla di fatto (a seguito di riesame, anche in questo caso) perché “titolare dei dati per i quali viene richiesto l’accesso è la Regione Autonoma Valle d’Aosta – Dipartimento della Protezione civile”. In sostanza, almeno formalmente, l’Azienda sanitaria ha rimandato alla Regione per il numero dei malati (e dei tamponi effettuati) che lei stessa ha curato.

L’Usl ha comunque inoltrato alcune delle informazioni richieste, relative agli interventi delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca), istituite per seguire i pazienti in isolamento domiciliare, così come alle attivazioni di ossigenoterapia a domicilio e al monitoraggio in telemedicina di persone affette da Covid-19. Le abbiamo fornite all’epidemiologo, ma per poter essere lette in forma compiuta, necessitano di essere affiancate ai dati globali sul contagio, che piazza Deffeyes ritiene però di non fornire.

L’ulteriore documentazione richiesta

Insomma, si vedrà l’esito del Riesame. Quest’oggi, sempre più certi che l’operato delle istituzioni regionali nella pandemia sia tema cruciale, abbiamo poi avanzato all’amministrazione regionale altre quattro istanze FOIA, a proposito degli acquisti di attrezzature e dispositivi di protezione individuale da parte della Protezione civile, dei verbali dell’Unità di crisi per la gestione dell’emergenza (sulla base dei quali, ad esempio, il Presidente della Regione Renzo Testolin ha sottoscritto alcune ordinanze di limitazione nella fase di “lockdown”), nonché di due organi attivati nella “Fase 2”.

Parliamo del “Comitato tecnico a supporto delle determinazioni in merito alla ripresa delle attività e al rilancio economico” (costituito dalla Giunta nell’aprile 2020 e composto da diversi dirigenti regionali) e della “Cabina di regia con compiti di supporto per la gestione sanitaria regionale” della fase di ripresa (istituita nello scorso maggio, composta tra l’altro dall’ex ministro alla sanità, Renato Balduzzi). La volontà è, anche in questo caso, di capire la “ratio” delle decisioni assunte in merito dall’amministrazione. Appuntamento, se non prima, tra 30 giorni.

0 risposte

  1. Plaudo alla vostra iniziativa che denota che siete dei veri giornalisti!
    La gestione finora opaca dei dati che avete richiesto non si discosta dall’atteggiamento normalmente molto abbottonato delle amministrazioni pubbliche che paiono temere la trasparenza sul loro operato e così facendo alimentano sospetto e diffidenza nei cittadini….

    1. Bisognerebbe capire come questa testata intende utilizzare i dati, occorre sempre sentire le due campane…

    2. Fornire i dati a un qualsivoglia articolista di cronaca?? Anche io non glieli avrei dati!!

  2. Bravissimi, ottimo lavoro.
    È incredibile questo clima di disinformazione, oscurantismo e dittatura sanitaria al quale siamo sottoposti ormai da mesi in Valle e in tutta Italia.
    Questo dovrebbe esser il giornalismo vero… Grazie

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