Inchiesta sui “furbetti del vaccino” anti-Covid, ci sono sei indagati

Nei confronti di due dirigenti Usl, la Procura ipotizza l’abuso d’ufficio e il peculato, in relazione a somministrazioni del siero a non aventi diritto e alla conseguente sottrazione del vaccino ad altre persone. Tra le altre posizioni al vaglio, anche tre politici.
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Cronaca

La Procura di Aosta ha iscritto i primi sei nomi nel registro degli indagati, nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nelle vaccinazioni anti-Covid in Valle d’Aosta. Tra di essi vi sono due sanitari dell’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta: la dirigente delle professioni presso la struttura Sitra (Servizio infermieristico, riabilitativo, della prevenzione e della professione ostetrica aziendale) Laura Plati e il medico Hélène Impérial, attualmente distaccata all’Assessorato regionale alla Sanità.

Entrambe, negli scorsi giorni, sono state invitate a presentarsi al pm, per rendere interrogatorio, e gli è stato quindi contestualmente notificato l’avviso di garanzia, che include le ipotesi di reato formulate nei loro confronti. Si tratta, per quanto con ruoli diversi ipotizzati a carico delle due indagate, dell’abuso d’ufficio, relativamente a somministrazioni del siero a non aventi diritto, e del peculato, perché con il “dirottamento” di quelle vaccinazioni, il relativo farmaco sarebbe stato sottratto ad altre persone.

L’inchiesta, coordinata dal pm Francesco Pizzato, è affidata ai Carabinieri del Nas, che hanno anche prelevato documentazione negli uffici dell’azienda sanitaria. Il riserbo sugli accertamenti in corso, in Procura, è massimo. Gli altri quattro indagati iscritti, al momento, sono un cittadino e tre politici, di cui gli inquirenti stanno vagliando le posizioni. Nelle scorse settimane, i militari avevano raccolto la testimonianza del presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin.

Il fascicolo era stato aperto soprattutto con riguardo a due filoni: la verifica dell’applicazione, nella regione, del piano predisposto a livello ministeriale per le somministrazioni e il riscontro di segnalazioni di presunte vaccinazioni a non titolati. In Valle, nella fase iniziale della campagna, l’Usl aveva composto una lista “last minute”, dalla quale attingere per non disperdere eventuali dosi di vaccino in caso di rinunce, e gli inquirenti volevano capire se, oltre al non rispetto dei profili prioritari, potessero esserci casi di inoculazioni andate anche a non “riservisti”.

Tra le prime reazioni degli indagati si registra quella dell’avvocato Corrado Bellora, che difende Laura Plati. “La dottoressa – afferma – ha agito nel pieno rispetto dei protocolli previsti dalla legge e dalle disposizioni governative. Siamo sereni di riuscire a dimostrarne la correttezza. Al momento, non ci è stato possibile accedere al fascicolo, appena ci sarà permesso di vedere gli atti, ci difenderemo”.

Sulla notizia dell’indagine interviene anche, “nel rispetto delle competenze della magistratura e dei suoi compiti istituzionali”, il Direttore generale dell’Usl della Valle d’Aosta, Angelo Michele Pescarmona: “Intendo esprimere il massimo apprezzamento per l’attività che è stata svolta finora dalla dottoressa Laura Plati – si legge in una nota – e che sarà portata avanti con il medesimo impegno, con dedizione, efficacia ed efficienza, certo che le situazioni oggetto di verifica e di indagine saranno pienamente chiarite”.

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